DAL FAMOSO MOTTO:  “ME NE FREGO”?

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Sindaco Mario Savarese

 

  Operazione della squadra antiabusivismo edilizio della locale municipale, che mette sotto sequestro giudiziario tre manufatti in costruzione in zona dei 706 ettari delle Salzare.  L’operazione scattata di buon mattino con il personale della squadra antiabusivismo coordinata dal Capitano Marzia Sgrò, sotto la supervisione del comandante, Ten. Colonnello Antonello Macchi F.F., di comandante del Corpo, squadra che ha posto nella giornata di ieri sotto sequestro tre manufatti in costruzione, di cui due ultimati nel grezzo e coperti a solaio, mentre l’altro appena iniziato.  Indispensabile per far segnalare i presunti abusivi commessi sul posto  l’alta professionalità del geometra Mauro Rossi uno dei migliori sottordine del dirigente all’urbanistica Ing. all’urbanistica Emanuele Calcagni. Ancora una volta in quelle zone e su terreni di proprietà dello Stato e/o di enti pubblici non si riesce o forse non si vuole arrivare a soluzione. Intanto lo stesso comandante ha rimarcato che se si interviene alle fondazioni molti abusi potrebbero essere evitati.  Malgrado il decreto di trasferimento da parte del Demanio dello Stato al comune di Ardea,  notificato all’allora sindaco Luca Di Fiori sei mesi prima che scadesse il suo mandato e  subentrasse l’attuale amministrazione guidata dal sindaco Mario Savarese che nulla ha fatto per cercare di risolvere questo problema dell’abusivismo in terreni di occupanti senza titolo perché del comune di Ardea. Un’area vastissima 706 ettari posizionati nella più bella ed alta zona del comune di Ardea  con vista mare, devastata da decenni di  abusi ed incuria delle varie amministrazioni che si sono succedute fino ad oggi,  specialmente in questi ultimi cinque anni dell’amministrazione a guida del M5S alleata da qualche anno con il PD, che stanno per incuria, permettendo di devastare la zona perché incapace di porvi rimedio nel rispetto di quanto sancito dai giudici del tribunale di Velletri, Roma, della Corte di Cassazione venendo meno allo  stesso decreto di trasferimento. Nessuna telecamera che filma gli ingressi di automezzi di materiali edili e autobotti di cemento, nessun avvistamento di attrezzature per perforare pozzi artesiani, o controllare quanti entrano carichi di calcinacci e rifiuti che poi scaricano nei fossi e vallate ma soprattutto nessuna comunicazione da parte dell’amministrazione agli enti preposti, per impedire gli allacci di energia elettrica, arma indispensabile per commettere il reato di abuso edilizio anche nell’anno 2000.  Ormai una zona abbandonata soprattutto dalle istituzioni politico locali, discariche a cielo aperto anche di materiale tossico nocivo,  che rischiano di inquinare le ricche e pregiate falde acquifere di acqua minerale del comune limitrofo, nessun interesse per l’ambiente da parte di nessuna istituzione, se non del comando provinciale dei vigili del fuoco di Roma che con una missiva intimava al sindaco di provvedere a bonificare l’area da rifiuti onde evitare gli incendi che hanno infestato l’area durante il periodo estivo mettendo in alcuni caso in pericolo gli stessi cittadini. Ma attualmente nessun controllo da parte loro per constatare che le bonifiche non sono mai iniziate. (riportiamo di sotto la denuncia letta e firmata dall’allora consigliere comunale Umberto Tantari rimasta inevasa) Ancor di più nessun riguardo da parte dell’amministrazione locale verso la Procura della Repubblica di Velletri che ha emesso decine e decine di ordinanze di ripristino dei luoghi e che questa amministrazione come quelle di prima non sta facendo rispettare. Sentenze passate ingiudicato anche di recente emissione non sono state eseguite. Nessun atto come previsto dal decreto di trasferimento è stato posto in essere, se non demagogia e sequestri giudiziari e allontanamento di qualche architetto assessore la cui professionalità tecnica non collimava con quella del sindaco su come risolvere il problema. Ora nella zona la cittadinanza e i commercianti, sono preoccupati per questo disinteresse politico amministrtivo,  una zona devastata con strade che sembrano un paesaggio lunare, rifiuti e discariche in ove dove, nessun pubblico lampione, nessun sistema fognario se non quello delle fosse a dispersione o asettiche, nessuna condotta idrica di acqua potabile, nessuna residenza viene rilasciata e la popolazione nuova non ha neppure la possibilità di un ricongiungimento familiare, o di un medico di base, ed ancor meno di iscrivere i figli a scuola se non dando un recapito diverso da quello dei 706 ettari dove di fatto vivono. Nella parte bassa delle Salzare dove quando piove diventa un “Polesine”. Una zona ormai che da decenni si è riempita di famiglie, italiane, straniere e nomadi e spesso stando alle operazioni di polizia rifugio di ricercati di alto “pregio” ed a nulla vale l’impegno profuso dal comando della locale municipale e dei carabinieri dove l’ultima brillante operazione avvenuta circa sei me fa portò all’arresto di sette persone, a  sequestri di leggeri quantitativi di droga, a scoprire e a denunce varie per allacci abusivi di energia elettrica, Insomma una zona in stato di abbandono  che si sta riempiendo ancor più di rom (molti venuti da Castel Romano  e ancor di più bloccati in passato dal personale della locale, dell’allora Comandante  Ten Col. Sergio Ierace). Presto per ordine della Procura di Velletri il comune dovrà provvedere a demolizioni, e tutto per non aver ottemperato al decreto di trasferimento in cinque lunghi anni, ordinanze che dovranno essere rispettate dalle autorità civili locali onde evitare di essere loro stesse deferite all’autorità giudiziaria.

Luigi Centore

“Interrogazione a risposta scritta presentata all’assise consiliare il 30 maggio 2013 Consigliere comunale Tantari Umberto Capogruppo Lista “Per Abate Sindaco” Al Sindaco, al Dirigente dell’Area Tecnica, all’assessore con delega agli USI CIVICI, al Comandante della Polizia Municipale, al delegato alla Polizia Municipale.

                                              Umberto Tantari

Questa amministrazione, composta sia da navigati che da neofiti della politica, dovrebbe ben conoscere il grave stato di deficit istituzionale e di legalità in cui versa la terra di nessuno, leggasi i 706 ettari delle Salzare. I queste aree, assegnate in via provvisoria ai naturali di Ardea negli anni cinquanta e da sempre gravate da Uso Civico, quindi soggette senza eccezioni all’inedificabilità assoluta e alla invendibilità presso terzi di terreni, si è consumato da sempre il peggiore malcostume ardeate. Provvisoriamente assegnate dal Commissario agli Usi Civici in quote da 3 (tre) ettari ai naturali di Ardea, questi ultimi, per la maggioranza, hanno poi proceduto in maniera del tutto irregolare alla parcellizzazione di quanto loro assegnato e alla successiva vendita degli appezzamenti di terreno. Naturalmente non vi furono rogiti e passaggi notarili di alcun tipo ma soltanto una “vendita dei diritti” di Uso Civico su privati pezzi di carta, privi di alcun valore giuridico e di legittimità. Di fianco a tale discutibile pratica si è subito affiancata quella, ancor peggiore, della edificazione selvaggia della zona, gli occupanti ci hanno edificato sopra: dalle baracche, alle villette, alle abitazioni di lusso con piscina, ai capannoni industriali, alle attività economico-commerciali e quanto altro l’immaginazione possa concepire. La fagocitazione di questa parte di territorio ad opera di questi privati è giunta fino al paradosso della vendita di micro aree di poche decine di mq per la realizzazione di piazzole sosta per i mezzi dei rom. I manufatti realizzati nei 706 ettari, tutti e senza eccezioni, sono sprovvisti di qualsivoglia requisito. Non ci sono i titoli di proprietà; non ci sono i permessi urbanistici, non ci sono gli scarichi in fogna; non ci sono le autorizzazioni sanitarie; insomma non c’è niente di niente che possa anche lontanamente far pensare alla legalità. Ad aggravare questa già pesante situazione vi è anche la triste constatazione che tale modus operandi da parte degli occupanti è ancora pienamente attivo, anche adesso, mentre stiamo parlando, c’è qualcuno nei 706 ettari, che sta illegalmente compravendendo o edificando senza averne alcun titolo o legittimità. Per decenni, sotto il naso delle autorità la gente ha continuato a costruire, a vendere e ad esercitare la propria attività su ciò che non era suo, conseguendone in qualche caso congrui vantaggi economici.  Il comune e le Forze dell’Ordine non hanno visto, potuto, o forse addirittura voluto intervenire in merito a quanto stava avvenendo proprio sotto ai loro occhi e questo, in un paese civile, è inaccettabile. Come è possibile che in tanti anni le autorità non abbiano visto o sentito nulla in questo territorio? Perché è stato consentito il crearsi “Spontaneamente” di migliaia e migliaia di manufatti abusivi? Di chi sono le responsabilità vecchie e nuove? Allo scrivente rusulta peraltro che anni fa furono eseguite dal corpo di Polizia Municipale almeno 200 verbalizzazioni di attività commerciali presenti nella zona, trovate dagli agenti sprovviste appunto dei requisiti essenziali per poter operare. Tali pratiche giacciono da tempo presso il comando dei Vigili ed io voglio appunto interrogare le persone in indirizzo, e in maniera specifica il comandante intende fare normalmente corso a quelle 200 pratiche già espletate da chi lo ha preceduto oppure se vuole fare altrimenti, rischiando finanche l’Omissione di Atti d’Ufficio! Inoltre, sembra che il Sindaco voglia proporre nei 706 ettari una sorta di “periodo di non belligeranza” nel quale le autorità non dovrebbero fare alcunché in attesa che si definisca la controversia generale sui 706 ettari che nelle parole di Di Fiori, potrebbero avviarsi a conclusione in tempi ragionevoli. A parte che la causa dell’Uso Civico va avanti da circa 100 (cento) anni e quindi chi può dire quanto ancora durerà, magari altri 100? Dopo la sentenza del 1989 di Cassazione i 706 ettari sono tornati a Sforza Cesarini e con gravame di Uso Civico, ma nel frattempo i nobili avevano tutti rinunciato all’eredità quindi lo Stato aveva incamerato i loro beni ma con riserva. Infatti se nei 706 ettari oggi viene effettuata una visura catastale, la stessa esce con la proprietà a carico dello Stato. Pertanto, forse, sarebbe meglio procedere a far togliere tale riserva e far passare i 706 ettari in via definitiva allo Stato, per poi adoperarsi con gli atti consequenziali presso l’Agenzia del Demanio per addivenire ad una successiva alienazione dei terreni in favore degli occupanti. In ogni caso, se si intende procedere adesso con una “manica larga” in favore degli occupanti le terre dei 706 ettari allora bisognerebbe allentare la pressione ed i controlli urbanistici anche nel restante territorio per non creare disparità di trattamento tra chi ha operato nella totale illegalità e chi, invece, si è mosso all’interno del PRG e pagando quanto dovuto di tasse al comune. Ovvero non è possibile procedere con un occhio solo, e magari anche chiuso, per gli occupanti i 706 ettari, là ci sono pure tanti parenti, mentre poi si è subito pronti ad intervenire per andare ad abbattere persino la cuccia del cane nel resto del territorio. I  cittadini non possono essere considerati dal comune di serie A di B o addirittura senza classificazione. In definitiva lo scrivente chiede alle autorità in indirizzo il ripristino della legalità in questa parte del territorio, che vengano eseguiti i dovuti controlli commerciali ed urbanistico-sanitari per porre fine a decenni di abusi disinvolti e alla creazione ultima di mini campi rom. Questa terra di nessuno deve tornare sotto il controllo delle autorità prima che possano generar visi anche problemi di ordine pubblico. Umberto Tantari consigliere comunale”.