“FENOMENI PREOCCUPANTI DI PREVARICAZIONE GIA’ A 10 ANNI”

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La denuncia del garante dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza Monica Sansoni intervistata nella sede del Giornale del Lazio dagli alunni dell’Ic Matteotti di Aprilia in occasione della giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza

 

L’incontro è stato promosso dall’associazione Don Angelo Zanardo. Presente il presidente Rosina Sartori – Intervista degli alunni del Matteotti al garante dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza della Regione Lazio Monica Sansoni: “episodi di prevaricazione già a 10 anni”. Focus su tutte le problematiche che riguardano l’infanzia e l’adolescenza nella Regione Lazio, su domande specifiche e puntuali degli alunni della scuola secondaria di primo grado dell’Ic Matteotti di Aprilia, trasformati per l’occasione in piccoli giornalisti. L’incontro ha trovato la subitanea collaborazione del Giornale del Lazio ed è stata promossa dall’associazione Don Angelo Zanardo. Con questa iniziativa l’Ic Matteotti chiude la settimana tematica di educazione civica sui diritti dell’infanzia che ha avuto il 20 la realizzazione di un flash mob per la pace.

In cosa consiste il suo ruolo di garante? – “Il ruolo del garante dell’infanzia è un ruolo istituzionale regionale del Lazio. Il garante è un organismo che fu eletto con una prima legge regionale del 2002. Per la prima volta in Italia fu istituito un garante. Il Lazio fu la regione pioniera in Italia. Questa figura tutela e protegge i minori di età da zero a 18 anni e monitora affinché non vengano lesi i diritti dei bambini e dei ragazzi. Al garante arrivano segnalazioni e richieste di appuntamenti da tutto il Lazio. Si acquisisce la segnalazione, si studia il caso rappresentato e io ho l’obbligo di riferire alle autorità competenti: gli organismi della Regione Lazio e le procure nonché le autorità giudiziarie. Il garante diffonde i diritti dei ragazzi e dei bambini facendoli loro conoscere attraverso la convenzione Onu. Giro tanto le scuole, incontro bambini e faccio conoscere la legge che li tutela. Facciamo però capire ai bambini che ci sono anche i doveri”.

Come si è occupata dei diritti dell’infanzia? È stata una sua scelta? – “È stata una passione che ho sempre avuto fin da bambina. Sono arrivata ad essere eletta garante due anni fa ma lavoravo già nella struttura del garante dal 2012. Nel consiglio regionale lavoravo dal 2000 e, anche se stavo in altri settori, mi sono sempre occupata dei disagi e delle fragilità del sistema familiare e, all’interno della famiglia, dei figli. Anche io sono una mamma, ho due figli uno di 12 e uno di 16. Mi sono sempre documentata personalmente. Nel 2012 sono passata in questa struttura come dipendente e ho scoperto un mondo ancora più grande ed importante da poter seguire. Mi sono specializzata in pedagogia familiare con un master dopo la laurea. Ho avuto l’opportunità di fare docenze e consulenze all’interno della Polizia di Stato e ho scoperto tante altre cose. La passione si è incrementata strada facendo. Ho toccato con mano il dolore. E questo non ti fa staccare dalla voglia di aiutare. Accompagno oggi ragazzi ad affrontare procedimenti giudiziari. Come garante mi costituisco parte civile e chiedo io risarcimento danni per loro. Una cosa importantissima che sognavo da quando avevo la vostra età, era istituire dei centri antiviolenza per minori perché non c’erano. Siamo orgogliosi di poter dire che abbiamo istituito il primo centro antiviolenza regionale. L’autorità nazionale ci ha rivelato che siamo stati anche qui i primi in Italia”.

Quali sono le problematiche riscontrate in Italia e nel Lazio in modo particolare, che riguardano i disagi dei minori? – “Assistiamo ad un incremento della devianza minorile. Non venga data la colpa al Covid anche se sicuramente oggi raccogliamo i cocci di una chiusura imposta. Non demonizziamo né l’autoesclusione che ci siamo dovuti infliggere né l’utilizzo dei social che però ci dà le problematiche più gravi. Voi ragazzi siete figli dei tempi, utilizzare i social è per voi abitudine. Il problema è che si utilizzano male. Questo male-utilizzo dei social fa emergere tante devianze che sono: i conflitti tra i pari, le baby gang, i rapporti interpersonali che faticano a trattenersi correttamente. Si parla di società liquida, il che significa fluidità. Tutto passa molto velocemente. Anche l’amore tra gli adolescenti si affronta con molta più facilità. Ci sono ragazzi fidanzati solo su Instangram, ad esempio, che non si incontrano mai. Si rischia così di perdere la possibilità di una conoscenza vera. Questa fluidità innesca anche agiti violenti. Qualche mese fa abbiamo fatto uno studio da cui emerge un incremento della teen dating violence, ossia il non amore tra adolescenti. Si evidenzia sempre di più che tra le ragazze c’è un modo di reagire agli agiti violenti come un qualcosa da dover sopportare per forza. Ad esempio: negazione della possibilità di poter frequentare una palestra, una discoteca, impossibilità di vestirmi come mi pare, controllo del dispositivo elettronico, oppure condividere l’account e condividere le credenziali. Tutto questo passa come una prova d’amore per la ragazza e invece sono agiti violenti che non devono assolutamente essere concessi. Una ragazza su 10 vive questa realtà di controllo da parte del fidanzatino. E se noi partiamo dalla tenera età ad avere questa accettazione della prevaricazione, di una violenza psicologia, di una manipolazione della condotta quotidiana, significa che quando saremo donne andremo ad avallare e ad accettare comportamenti di maltrattamento. Si può arrivare fino all’estrema ratio di un delitto come vediamo sui tg. La preadolescenza è diventata un’età che ha già concezione di tante situazioni che prima arrivavano nell’adolescenza. Quello che prima si riscontrava a 14 anni ora si riscontra a 11 e 12 anni. Questo è un grande cambiamento che non può passare inosservato. Anche noi genitori dobbiamo fare passi in avanti”.

Quello che svolge è un lavoro pericoloso? – “No. Non credo. Poi però ci possiamo spiegare su altri fronti. Non è pericoloso come quello di una forza di Polizia. Però vengo a contatto con varie realtà e nel tempo riesci a riconoscere se c’è una realtà di rischio. Per fortuna non solo sola. Ho una struttura che mi supporta. Quando dobbiamo affrontare una presa in carico di un caso particolare siamo insieme. La malvagità non ha confini. A volte sono stata vittima di azioni di violenza ma ho una grande rete che mi aiuta e mi protegge”.

Quali sono i casi che ha seguito e che ricorda con particolare commozione? – “Sono tanti. Mi dispiace rilevare maltrattamenti e abusi sessuali. Mi ricordo in particolare di una ragazza che oggi ha 13 anni, ma all’epoca dei fatti ne aveva otto. Veniva maltrattata dal papà. Mi ricordo di quando la scuola chiamava la struttura a Roma e lei è stata allontanata dalla famiglia ed emersero tante cose atroci. Di casi del genere ce ne sono tantissimi, di grande sofferenza che ti lasciano dolore e amarezza. Mi hanno colpito i casi di pedofilia. Altro caso brutto è quello di bullismo in una classe perché questi compagni non hanno percepito assolutamente il danno che avevano causato e, nella giustizia riparativa, i loro genitori hanno negato il permesso a chiedere perdono”.

Come può la scuola prevenire fenomeni di violenza sui minori? – “La scuola già fa tanto. La scuola ci mette impegno per creare progetti, vicinanza tra alunni, docenti e famiglia. I genitori firmano un patto di corresponsabilità con la scuola per lavorare insieme. La scuola può fare formazione di prevenzione. Io posso arrivare quando il danno è fatto. Ma posso venire anche un attimo prima, attraverso degli incontri programmati. Ben vengano le chiamate delle scuole in cui si dimostra che siamo tutti presenti”.

Quali sono i diritti dell’infanzia più importanti per lei? – “Sono tutti importanti. Dal diritto al nome, alla famiglia, allo studio, alla cura. Una lancia però la voglio spezzare con una cosa che mi sta molto a cuore: l’interesse superiore del minore. Cioè è un interesse che va oltre tutto e tutti. Al minore va garantito il benessere psicologico, emotivo, fisico e psicofisico. Non sempre ci riusciamo, non abbiamo la bacchetta magica, ma ci dobbiamo provare”.

NON C’E’ DIRITTO SENZA PACE: IL FLASH MOB DELL’IC MATTEOTTI – In occasione della giornata internazionale dell’Infanzia e dell’adolescenza, lunedì 20 novembre l’Ic Matteotti di Aprilia ha promosso un flash mob dal titolo significativo “Dalla parte dei bambini: la nostra scuola per la pace” che ha coinvolto gli alunni di tutto l’istituto. La Giornata Internazionale dell’Infanzia e dell’Adolescenza è stata istituita nel 1954 con la Risoluzione Onu 836 (IX) e viene celebrata il 20 novembre di ogni anno. L’obiettivo è quello di promuovere la solidarietà internazionale, la consapevolezza tra i bambini di tutto il mondo e il miglioramento del loro benessere. Non ci possono essere diritti, però, senza la pace. Lo constatiamo purtroppo tutti i giorni nelle guerre che infiammano il mondo. “Dalla parte dei bambini: la nostra scuola per la pace”, promosso dall’Ic Matteotti di Aprilia, ha fatto parte di una serie di iniziative, per l’attività di educazione civica deliberata dal Collegio dei docenti. Sono state coinvolte tutte le prime classi della secondaria di primo grado e le classi che hanno aderito all’iniziativa della primaria dei plessi Deledda e Campoverde per un totale di circa 600 alunni. Le classi prime della secondaria coinvolte sono scese nei cortili di pertinenza del plesso di via Respighi con striscioni, disegni e slogan a partire dalle 11.30. Sono state lette delle frasi celebri dedicate alla pace nelle principali lingue europee e nelle lingue dei paesi di provenienza degli alunni. Si sono tenute anche delle piccole dimostrazioni di danza e tutti in coro hanno intonato alcuni canti sulla pace. A Campoverde i bambini con in mano le bandierine della pace alle 10.30 sono scesi nel cortile del plesso e hanno intonato la canzone “Lo scriverò nel vento” mentre nel plesso della primaria Deledda si sono riuniti nel cortile per classi parallele a partire dalle 10 per intonare canti, filastrocche e slogan con gioiose e colorate coreografie. “L’istituto –ha commentato il dirigente scolastico Giuseppina Rossi- lavora in modo trasversale sull’educazione civica con delle settimane interamente dedicate a temi specifici scelti dal Collegio dei Docenti. Il flash mob che coinvolge tutto l’istituto e che ha visto un’ampia adesione delle insegnanti nonché ha incontrato l’entusiasmo degli alunni, è così il prodotto finale di un lavoro tematico sui diritti dell’infanzia. La pace è il presupposto per ogni diritto. E la pace, tanto per citare una frase riportata nei cartelloni dei ragazzi, è sicuramente un sogno, ma che grazie all’impegno di tutti, può diventare realtà”.