Silvia Romano, un silenzio che urla liberazione

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di Antonella Bonaffini

 Si dice ci sia un tempo per tutto nella vita, anche per argomentare ma sulla vicenda legata al rapimento di Silvia Romano, la parola sembra aver perso ogni sua voce. Dalle iniziali congetture che la davano viva, dopo morta, a giorni altalenanti, sono stati poi disposti quattordici arresti ma il tempo, solitamente custode di ogni verità, sembra non riesca a fare luce. Il premier Conti in un’ intervista rilasciata qualche giorno fa avrebbe detto “non riusciamo a venirne a capo” ma stiamo cercando di fare il possibile, eppure Silvia, non può essere sparita nel nulla. Di recente, una nuova pista ricondurrebbe il rapimento ad una presunta denuncia che la ragazza avrebbe fatto ai danni di un prete, accusandolo di pedofilia ma anche su questa vicenda, le informazioni sembrano essere confuse. Cosa avrebbe visto Silvia Romano e perché anche questa denuncia, insieme a lei, sembra essere sparita nel nulla? Una fonte attendibilissima di Malindi avrebbe riferito all’Ansa che alla ragazza sarebbero state tagliate le treccine che era solita portare, treccine che sarebbero state ritrovate nella foresta a Nord di Malindi. La ragazza, sarebbe stata poi costretta ad indossare il niquab, il copricapo tradizionale che lascia scoperti solo gli occhi, e la sua pelle sarebbe stata cosparsa di fango, per renderla meno riconoscibile. Sono ormai passati molti mesi da quando la ragazza è scomparsa a Chakama, in Kenia, mesi in cui a volte è stata forte la sensazione di esser vicini ad una risoluzione, mesi in cui la speranza ha però visto spegnersi la luce per lasciar spazio ad una prima, poi ad una seconda, poi ad una nuova ed ennesima illusione, che si è però rivelata vana. Eppure, nonostante si parli di un’ italiana, l’attenzione sul caso di Silvia Romano non è mai stata piena, nessuno si è mobilitato, nessuno è sceso in piazza, nessuno ha chiesto al governo delle rassicurazioni, ed oggi, a distanza di sette lunghi mesi, la forte sensazione è che si brancoli ancora nel buio. Silvia Romano, un’attivista, una persona che conosceva quel luogo e quella gente, quella stessa gente che l’aveva accolta e di cui lei, probabilmente, aveva imparato a fidarsi. Silvia Romano, una giovane donna dal volto sempre sereno, una donna che in questo momento potrebbe essere alla mercé di chiunque, un sorriso spentosi che auspichiamo possa presto ritornare, se non in Italia, negli stessi luoghi che la giovane aveva voluto visitare, di cui si era follemente innamorata, tanto da decidere di interessarsi a quella popolazione, ed in prima persona, di volersene occupare ma spendersi per gli altri, spesso comporta dei rischi, rischi che Silvia sapeva di poter correre ma che non riuscirono a placare il suo entusiasmo, rischi che comunque si evolverà questa vicenda, il suo sorriso non ci faranno mai dimenticare. Tacciono le autorità Italiane, tace persino il governo di quel paese che sembra aver inghiottito la ragazza, tace il mondo, in un silenzio divenuto davvero preoccupante e che adesso par voglia urlare una sola parola: liberazione. Eppure a Chakama qualcuno sa dove Silvia Romano si trova ed al di la delle polemiche nate sui social e che per molti, considerano azzardata la scelta della ragazza, l’augurio che si possa fare e che il nostro governo si adoperi, e si adoperi in fretta, per riportare Silvia finalmente a casa.