È solo un armistizio!

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di Antonella Bonaffini

Parte il countdown per lunedì 4 maggio, tra entusiasmi ricchi di follia ed entusiasmi che non ce la fanno invece a decollare, perché malgrado tutto, il rischio rimane ancora molto alto. Domani, in molti prenderanno i mezzi pubblici ed andranno a lavoro e se il timore più grande sembrerebbe esser quello di salire sulle affollatissime metropolitane di Roma o di Milano, ci sarebbe da chiedersi se, una volta varcata la porta dei vari uffici, le distanze di sicurezza al di dentro degli stessi potranno esser ancora una volta rispettate. Prepariamoci dunque a dei caffè che gusteremo in assoluta solitudine, ad un presente che del passato non avrà più lo stesso colore, prepariamoci a veder cambiare la nostra vita ma soprattutto, a farcene per tempo una ragione. Potremmo ripartire e vedere il tasso del contagio arrestarsi, ma di contro, potremmo vederlo nuovamente dilagare e questa volta il danno potrebbe essere ancor più grave. Non saranno certo i decreti del Presidente del consiglio a renderci forzatamente reclusi o nuovamente  padroni della nostra libertà, dovrà essere l’intelligenza di ognuno, dinanzi a quella porta che si apre, a farci comprendere che una corsa frenetica e spudorata non ci porterebbe probabilmente molto lontano, e che pertanto, l’atteggiamento iniziale dovrà essere volutamente controllato. Dovremo prima vedere gli effetti di quello che in regioni come la Lombardia, rimane un gesto coraggioso, volto a soccorrere un’economia che diversamente, in Lombardia come in altre regioni, arriverebbe certamente al collasso. Ma la guerra non è finita. Il virus sembra aver proposto al nostro paese un tacito armistizio ma la guardia non può e non deve essere abbassata, perché domani, potremmo esser chiamati a pagarne un conto che potrebbe rivelarsi salato. Riprendiamoci la nostra libertà ma facciamolo a piccoli sorsi, senza ancora esagerare. Il nostro è un Paese che ha dimostrato in passato molte volte di potercela fare, ed una Nazione fiera deve poter contare su di un popolo che più della politica, oggi più di ieri sia degno di poterla rappresentare. Dieci, nove, otto, sette, sei, cinque, quattro, tre, due…da domani saremo finalmente liberi di credere che si possa ricominciare!