L’ergastolo ostativo è incompatibile con la Costituzione, lo ha stabilito la corte Costituzionale.

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Dopo il CEDU anche la corte Costituzionale si esprime contro l’ergastolo ostativo.

di Alessandro Amico

Il 15 Aprile 2021 la corte Costituzionale ha stabilito l’incostituzionalità dell’ergastolo ostativo. Per “ergastolo ostativo” si intende quel tipo di regime penitenziario che nega ogni misura alternativa al carcere,qualsiasi beneficio per buona condotta come accesso alla libertà condizionale,al lavoro all’esterno,ai permessi premio e alle semilibertà a chi è stato condannato per reati gravi come ad esempio terrorismo e associazione mafiosa, a meno che la persona detenuta decida di collaborare con la giustizia.  La corte Costituzionale ha osservato che rendendo la collaborazione l’unico modo per il condannato di recuperare la propria libertà,in questo modo si è così in contrasto con gli articoli 3 (l’articolo che assume il principio di uguaglianza tra tutti i cittadini,senza distinzione,come un diritto fondamentale) e l’articolo 27 della costituzione Italiana (l’articolo contiene i principi fondamentali dell’ordinamento penale,in particolare,alla parte “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del detenuto)  e con l’articolo 3 della convezione Europea dei diritti umani,ovvero,l’articolo che contiene il divieto della tortura o trattamenti inumani o degradanti. Tuttavia,La corte Costituzionale ha aggiunto che – l’accoglimento immediato delle questioni rischierebbe di inserirsi in modo inadeguato nell’attuale sistema di contrasto alla criminalità organizzata. La corte ha perciò stabilito di rinviare la trattazione delle questioni a Maggio 2022, in modo che il Parlamento avrà un anno di tempo per provvedere ad una nuova legge,dopo di che la norma che prevede l’ergastolo ostativo verrebbe abolita.

L’ergastolo ostativo è stato introdotto dopo le tragiche morti dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. È uno degli strumenti di contrasto alle organizzazioni criminali più efficaci, sono molti gli appartenenti alle mafie,tra questi anche tanti boss di primo piano, ad aver iniziato a collaborare con la giustizia dando un contributo notevole alle indagini fornendo una chiave di lettura interna e spezzando legami con le organizzazioni criminali, dopo verificata la veridicità delle testimonianze i collaboratori possono usufruire di quei benefici che non avrebbero mai potuto avere senza aver collaborato.

La notizia ha suscitato diverse reazioni tra il mondo della politica e delle associazioni, sul fronte del Partito Democratico la decisione è stata definita <<saggia>> ,perché <<consente di modificare l’attuale disciplina tenendo conto dei rilievi formulati,ma anche insopprimibili esigenze di contrasto alle criminalità>>. Di diverso avviso il Movimento 5 Stelle che ha espresso la propria <<perplessità>>, come scrivono i parlamentari della commissione Antimafia. <<I mafiosi se collaborano possono accedere ai benefici di legge, se non lo fanno non comprendiamo perché debbano beneficiarne>>è il commento, a cui si aggiunge che non ci saranno <<passi indietro per la tenuta dell’ergastolo ostativo>>.

Ancora più duro il commento della Lega <<per mafiosi e assassini l’ergastolo non si tocca,dicano quello che vogliono. E basta.>> Se le associazioni come Antigone e Nessuno tocchi Caino (associazioni per i diritti e le garanzie nel sistema penale e per l’abolizione della pena di morte) plaudono questa decisione, opposta la reazione di Salvatore Borsellino,fratello di Paolo,secondo cui si tratta << di uno schiaffo a tutti quelli che hanno perso i loro cari nella lotta alla mafia o per mano di essa>>.