APRILIA: VERSO UNA CITTADINANZA GLOBALE

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Incontro tra le comunità e il sindaco di Aprilia Antonio Terra che apre un tavolo permanente di confronto . Poste le basi per una festa delle comunità

 

di Riccardo Toffoli

Aprilia, una città del mondo e aperta al mondo. Nata nel 1936, Aprilia è una città di fondazione eppure il suo territorio ha visto la presenza di tantissime storie e culture: preistoriche, latine, rutule, romane, medievali, fino all’insediamento di Menotti Garibaldi il primogenito dell’eroe dei due mondi. Con un passato ricco di storia, Aprilia vede staccarsi dalla campagna romana e avere una sua autonomia con il fascismo: è la città simbolo del fascismo rurale autarchico. Sono giunti qui coloni di ogni regione d’Italia. Si sono incontrati e hanno fatto comunità, nonostante le loro diverse origini e nonostante forse neppure si capissero poi molto. Negli anni del dopoguerra, il boom economico ha attirato tantissime famiglie provenienti anche in questo caso da ogni parte d’Italia. Vicino ai friulani, i veneti, gli abruzzesi, i romagnoli, i marchigiani, giunsero i campani, i siciliani. In tantissimi. Ognuno ha portato un po’ della propria cultura ad Aprilia e la città è cresciuta tra mille diversità. Oggi abbiamo una nuova sfida. La deindustrializzazione, il nuovo sviluppo economico della grande distribuzione commerciale, il ritorno all’agricoltura che si specializza, portano Aprilia a trovare una nuova identità. Cosa vogliamo essere? E soprattutto la principale domanda è un’altra: chi siamo? Oggi rispetto a due generazioni fa che magari si era veneti ad Aprilia, ci si sente tutti apriliani. Le nostre famiglie sono cresciute ad Aprilia e l’origine appare più un qualcosa di identità di un proprio vissuto che di appartenenza comunitaria. Ma ad Aprilia oggi ci sono nuove etnie che aspettano di fare ciò che 70 anni fa hanno fatto le nostre famiglie: sentirsi parte di una comunità civica. E forse allora la sfida, cioè quale volto avrà la nostra Aprilia, dovrà passare prima di tutto per una nuova identità che sappia far confluire, come è avvenuto in passato, famiglie diverse che non provengono più dalle regioni d’Italia ma, in un’epoca sempre più globale, arrivano da tutto il mondo. È una sfida sociale ma soprattutto politica. In un periodo in cui si assiste alla vacuità dei valori tradizionali che causano l’assenza di punti di riferimento e una serie di contraddizioni tra le forze politiche, il dibattito politico si svilisce nella contrapposizione tra “fazioni”. Nel gioco delle parti il cittadino si trasforma in “fan” ma la politica perde aderenza alla realtà, alla complessità della realtà e dei suoi problemi. L’innovazione politica sta nel creare una nuova cittadinanza in grado di riportare nelle istituzioni la realtà e le sue sfaccettature: il mondo sociale e associativo, i quartieri, le comunità. Solo così le istituzioni torneranno a svolgere una funzione democratica e programmatica. È una rivoluzione o forse un’utopia quella di vedere tra due anni, liste di comitati di quartiere e consorzi, presidenti o referenti di associazioni, referenti delle bellissime comunità apriliane che insieme avrebbero un compito storico: una sorta di “costituente” della Aprilia che verrà.

LA CONSULTA DELLE COMUNITA’

Il ruolo delle consulte è quindi prioritario perché diverrebbe un luogo di incontro e di confronto. A questo ha sicuramente pensato Emilia Ciorra di Csi Dialogo e Mani Ndongbou Bertrand H. di Camrol. Creare una nuova cittadinanza significa passare per una più incisiva integrazione tra le comunità del territorio. Mai era avvenuto finora che si aprisse un tavolo tra le comunità del territorio e l’amministrazione comunale. Giovedì 24 giugno è una data da segnare sul calendario della storia di questa città. Le comunità apriliane e le associazioni che ruotano intorno al fenomeno immigratorio si sono riunite intorno ad un tavolo e hanno dialogato con il sindaco Antonio Terra e l’assessore ai servizi sociali Francesca Barbaliscia. Erano presenti presso i locali dell’ex Mattatoio i referenti delle comunità senegalese, arabo-musulmana e camerunense. Per motivi logistici non era presente il referente della comunità indiana. Questo primo nucleo però tenderà ad allargarsi a comunità finora rimaste più impermeabili o non completamente strutturate come la comunità cinese o la comunità rumena. Tutti hanno concordato nella volontà di superare la logica dell’assistenzialismo come sistema. Le istituzioni cittadine, hanno concordato tutti, vanno vissute come comunità attiva e operosa. Ognuno ha pensato che fosse indispensabile mantenere le proprie tradizioni come un arricchimento da condividere. Con questo intento la comunità arabo-musulmana ha fatto presente di svolgere una serie di corsi di lingua araba. La comunità senegalese ha detto che è difficile oggi far sì che nessuno venga escluso. Le problematiche emerse sono state recepite dal sindaco che non si è affatto sottratto alla sfida. Antonio Terra non solo ha accolto favorevolmente l’idea di una consulta delle comunità ma è anche andato oltre. “Le problematiche sollevate in questo tavolo –ha detto il sindaco- sono per molti aspetti comuni a quanto avviene nel nostro paese. Abbiamo tantissime scatole vuole che aspettano di essere riempite con progetti, con idee, con passione e con persone di buona volontà. Dare un senso attivo ad una comunità è un problema generale, se pensiamo che oggi sia difficile persino trovare un candidato sindaco e che i partiti sono in crisi e non riescono a dare risposte alle nuove sfide sociali. Non ho alcuna contrarietà a creare una consulta delle comunità e ne parlerò nei prossimi giorni con il dirigente per porre in essere le azioni burocratiche necessarie. Ma la mia preoccupazione è il dopo: cioè mantenere viva questa consulta e saperla gestire”. Il sindaco ha preso l’impegno di incontrare tutte le comunità una volta ogni mese per fare il punto della situazione, condividere le criticità e avviare le azioni comuni per risolverle. Il tavolo quindi si è trasformato ieri in permanente e sarà aggiornato a settembre. Inoltre ha pensato ad una festa annuale delle comunità dove tradizioni, folklore e costumi possano essere condivisi e vissuti da tutti i cittadini. Tantissime le associazioni presenti: dall’Anpi a Senza Confine, da Karibu a Paragri. Ognuno ha espresso il lavoro svolto e le difficoltà da superare. Tra queste sicuramente il caporalato in agricoltura è il più drammatico.