“Spese pazze a danno dei cittadini.
Assurdo e fuori luogo il compiacimento dell’amministrazione per l’affido della gestione delle farmacie comunali.
Sono trascorsi 4 anni dal bando espletato dalla precedente amministrazione, e si sarebbe potuto concludere da tempo con enormi risparmi per le casse dell’ente ed un servizio più consono ai cittadini.In questi anni non si contano le interrogazioni e le azioni presentate dall’opposizione sulla questione. Fra le tante anche la salvaguardia dei dipendenti comunali in forza alle stesse.La trama di questa fiction chiamata 5 stelle, si ripete da 4 anni, con atti (reperibili sull’albo pretorio) che bloccano le procedure, ricorsi, migliaia di euro dei contribuenti per gli avvocati, migliaia di euro agli interinali e sempre un unico epilogo. Affido delle farmacie come da bando iniziale. Stessa procedura applicata per il bando sui rifiuti. Bloccato da 4 anni, non ancora affidato in maniera definitiva e quindi non a regime, con balletti fra città metropolitana, prefetto, tribunali e soprattutto incarichi legali. Doveva, anche in questo caso, intervenire una sentenza del Tar a riconoscere il giusto affido alla Dott. Ssa Bartolomucci.
Mi ricordano Cimabue, fanno una cosa e ne sbagliano 2..”
Questo è quanto scrive la consigliera in merito all’assegnazione della farmacia comunale alla dott.ssa Bartolomucci, la stessa senza peli sulla lingua bacchetta ancora una volta il primo cittadino e la sua amministrazione a 5 stelle, rea tra l’altro di ritardi gestionali sull’assegnazione delle farmacie comunali secondo il bando di gara, oltre all’esborso di soldi pubblici per spese legali e ricorsi vari oltre ad eventuali danni che la stessa potrà chiedere. Una storia che si trascina da quattro anni, e questa come altre dopo i vari gradi di giudizio il comune è costretto a fare un dietro front. Ormai questa maggioranza unita soltanto da una sete di potere e dal “pennacchio” del comando la stessa consigliera la paragona se non all’Armata Brancaleone, ma ancor più gli ricorda il fare di Cimabue e termina nella sua nota “Fanno una cosa e ne sbagliano due”. Luigi Centore