LA MATTANZA DEI PERDENTI

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di Antonella Bonaffini

Quanto accaduto a Bucha è il trionfo di un atto vile che non può e non deve trovare giustificazione. E se le parti coinvolte si accusano a vicenda, è nostro dovere ricordare a tutti che questa è una guerra che vede un oppresso ed un oppressore e che la prima di condizione, appare essere la più credibile. Mosca, invoca una Riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu ma immagini satellitari  mostrano una trincea di circa quindici metri, scavata nello spazio antistante una Chiesa, immagini che riportano la data del 21 marzo e che non lasciano spazio a giustificazioni di sorta, inchiodando la Russia ad una responsabilità che appare ormai essere certa. L’orrore della guerra, mostra il suo volto più crudo. Le immagini di decine di cadaveri sparpagliati per le strade o uno sull’altro, raccolti al di dentro di una fossa comune, scioccano il mondo intero. Ed intanto, emergono nuovi particolari frutto di testimonianze di chi, questa guerra, l’ha vissuta sulla propria carne. La notizia di esecuzioni di massa sciocca gli occidentali che vorrebbero imporsi con nuove e maggiormente incisive sanzioni, mentre aumenta il pressing per un’inchiesta indipendente che aiuti a fare finalmente  chiarezza. È infatti impossibile che un massacro di simile portata sia frutto di decisioni libere ed individuali e si inizia a cercare di capire a chi sia stata affidata l’orribile regia che insieme a Bucha, potrebbe aver avuto luogo anche in altri territori. Eppure, Mosca nega, nega dinanzi a testimonianze non solo della stampa che milita da tempo nei territori colpiti ma anche dinanzi al racconto di testimoni oculari, che hanno assistito alle atrocità commesse ed il cui solo interesse appare essere il racconto della verità. E sebbene l’attenzione di Putin sia adesso rivolta verso l’est ed il sud del paese, c’è da chiedersi adesso se in un giorno non troppo lontano, egli stesso non sarà chiamato a risponderne

 

” Il male è un demone oscuro che finirà per inghiottire ogni suo minuscolo fautore” ed il dipinto della collega Marina Crisafio, credo possa questo concetto  in modo veritiero, altamente  rappresentare.