APRILIA – LA CORTE DI CASSAZIONE CONFERMA LA LEGITTIMITA’ DEL LODO ASER: COMUNE A RISCHIO DISSESTO

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Il Comune di Aprilia nonostante abbia un debito certificato di 45 milioni di euro circa dovrà sborsare a Tributi Italia 23 milioni di euro per il lodo

I fatti accaduti e gli scenari per l’amministrazione Terra

        

Avv. Massimo Sesselego

di Riccardo Toffoli

Colpo di coda sulla vicenda San Giorgio- Aser. La Corte di Cassazione rigetta il ricorso del Comune. Il lodo è legittimo e il Comune dovrà versare nelle casse dell’amministrazione straordinaria di Tributi Italia circa 23 milioni di euro di cui 7 milioni circa sono solo interessi. È il colpo di coda di una vicenda lunghissima, combattuta nelle aule di giustizia, quelle amministrative, civili, contabili e penali. Ma combattuta anche nelle aule delle istituzioni, nel Parlamento e nel governo italiano. Anche se il Comune di Aprilia si è visto riconoscere dalla Corte dei Conti un danno di circa 45 milioni di euro per mancati o parziali versamenti dei tributi nelle casse comunali, non varrebbe ora la regola della compensazione. La Tributi Italia è in amministrazione straordinaria in procedura fallimentare e vige la regola della “par condicio creditorum”. Tutti i creditori hanno uguale diritto sui beni del debitore, quindi un budget dovrà essere ripartito in maniera proporzionale a tutti i creditori. Ancora oggi escono sentenze della Corte dei Conti che certificano nuovi debiti da inserire nella procedura fallimentare di Tributi Italia. La procedura quindi, sarà ancora molto lunga. Il debitore, invece, è costretto a pagare subito. Con la sentenza della Corte di Cassazione, il lodo che ha condannato il Comune di Aprilia al pagamento di circa 15 milioni di euro più gli interessi (arrivati a circa 7 milioni) è così definitivo e può essere immediatamente riscosso. Così il Comune se da una parte deve avere 45 milioni circa dall’amministrazione straordinaria ma chissà quando e soprattutto quanto di questo importo arriverà effettivamente nelle casse comunali, dall’altra invece è obbligato a liquidare circa 23 milioni di euro a Tributi Italia per il lodo arbitrale che sicuramente chiederà quanto prima l’esecutività della sentenza e del lodo. Soldi che, non essendo stati accantonati in bilancio, rischiano di dare uno scossone definitivo alle già precarie casse comunali. Nessuno si sarebbe aspettato un finale tanto grigio per il Comune. Il rischio di dissesto è dietro l’angolo ma la politica e l’amministrazione Terra lo vuole scongiurare. “Continuiamo la nostra battaglia, non è la prima e l’ultima situazione gravosa per il Comune che gestiamo” – commenta il primo cittadino Antonio Terra. Ma gli scenari in campo sono veramente molto stretti. L’ipotesi di un accordo transattivo con l’amministrazione straordinaria appare molto difficile da concretizzarsi. Un accordo che avvantaggiasse il Comune di Aprilia non garantirebbe infatti, la par condicio creditorum che invece è fissata dalla legge. Se il Comune dichiarasse dissesto si nominerebbe una commissione e i crediti andrebbero divisi nello stesso modo. Quindi anche Tributi Italia si metterebbe “in fila” ma le conseguenze per i cittadini che potrebbero avere servizi dimezzati, tasse alzate e per la classe politica cittadina, sarebbero pesanti. È infatti prevista dalla legge l’incandidabilità per un certo numero di anni per coloro che sono stati individuati come responsabili di condotte che hanno portato al dissesto. Poi c’è il percorso giudiziario. La Tributi Italia potrebbe chiedere l’esecutività e il Comune fare orecchie da mercante. Nascerebbe un nuovo contenzioso al Tar che andrebbe a nominare un commissario ad acta e quest’ultimo accorgersi che non ci sono soldi disponibili sui conti. Gli scenari sono questi e l’amministrazione Terra sta valutando tutte le possibilità.

IL LODO: IL PERIODO MEDDI DELLA GUERRA ALL’ASER

La storia del rapporto tra A.ser, il suo socio privato San Giorgio spa (poi Tributi Italia) e il Comune di Aprilia è molto lunga. Affonda le sue radici nella convenzione risalente al 6 agosto 1999, successivamente rivista con un “addendum” stipulato il 12 aprile 2007. L’A.ser era una società mista, pubblico-privato dove il 51% era in mano al pubblico con quote divise tra alcuni Comuni limitrofi che avevano accettato questa impostazione e il privato San Giorgio Spa (poi Tributi Italia) che di fatto svolgeva la parte propriamente operativa. Il compito era quello di riscuotere i tributi comunali. Un compito simile era svolto in precedenza dal Monte dei Paschi di Siena. Il rapporto nacque però subito male. Una parte politica contestò fin da subito quest’impostazione, puntando il dito su quel noto 30% di aggio per il servizio di riscossione che poi con l’addendum del 2007 è sceso al 13%. Dopo la caduta del sindaco Gianni Cosmi, si insediò Luigi Meddi che con la sua nuova squadra, fece una dura battaglia ad A.ser. E’ il periodo che va dal 2003 al 2005. Prima con la delibera di Consiglio n. 14 del 17 marzo 2003 e la delibera di giunta dello stesso giorno n. 136, il Comune di Aprilia ha disposto che tutti i provvedimenti a suo tempo adottati nonché i successivi atti relativi alla costituzione del rapporto convenzionale con l’A.ser. ed alla scelta del socio privato dovessero essere annullati o revocati in via di autotutela. Poi con delibera 56 del 18 dicembre 2003 il Consiglio dichiarava decaduto il contratto con A.ser ai sensi dell’articolo 8 della convenzione “per mancato versamento delle somme dovute per più rate consecutive e per continuate irregolarità e reiterati abusi” si leggeva nel testo. La prima delibera si è bloccata nelle aule della giustizia amministrativa. Sul secondo procedimento si è pronunciato il Consiglio di Stato che ha rimbalzato la palla al giudice arbitrale. Ma la battaglia tra il Comune di Aprilia e l’A.ser non si limitò solo alle aule giudiziarie. L’amministrazione di allora faceva affiggere manifesti che spronavano i cittadini a pagare direttamente nella casse comunali e il mancato dialogo tra gli uffici finanze e l’A.ser creò non pochi problemi di conteggio tanto che in quel periodo molti cittadini non sapendo a chi pagare, non hanno pagato a nessuno.

L’ADDENDUM E IL LODO

Con la nuova amministrazione Santangelo si è arrivati ad un nuovo addendum, una sorta di nuova convenzione in cui tra l’altro, veniva ridotto l’aggio per la riscossione al 13% e tante altre misure introdotte. Però il socio privato San Giorgio Spa ha deciso di continuare con l’arbitrato perché, erano allora le parole del loro ufficio comunicazione: “L’obiettivo perseguito dalla società San Giorgio attraverso lo strumento della procedura arbitrale era soprattutto quello di vedere finalmente smentita ogni illazione e strumentale contestazione in ordine a suoi pretesi inadempimenti agli obblighi contrattuali assunti nei confronti di A.ser e quindi del Comune stesso, di vedere riconosciuta l’illegittimità dei comportamenti delle precedenti Amministrazioni e la loro conseguente responsabilità per i danni da questi derivati alla società, non soltanto in relazione alla gestione del servizio di Aprilia, ma anche, particolarmente, in termini di lesione dell’immagine e della reputazione economica della società”. Il 12 giugno 2007 veniva firmato così uno schema di contratto tra il sindaco Calogero Santangelo, l’amministratore delegato di A.ser Vito Paolo Marti e l’amministratore unico di San Giorgio Spa Mario Ortori. In questo schema, le parti rinunciavano a tutti i procedimenti arbitrali precedenti e instauravano un nuovo procedimento arbitrale unico per tutte le controversie scaturite. Tutte le parti, compreso il Comune, concordò così la nomina di un collegio arbitrale composto da Giudo Alpa, Raffaele Ruggiero e Massimo Stipo che era presidente. Il Comune di Aprilia integrava il collegio con altri due nomi: gli avvocati Gabriele Pirocchi e Massimo Bisceglie.

LE DECISIONI DEL COLLEGIO ARBITRALE

Il collegio arbitrale che quindi aveva il pieno mandato di tutte le parti in causa, compreso il Comune di Aprilia, decise il 28 dicembre 2007. Tutto venne svolto con celerità a causa della nuova normativa che faceva di fatto decadere l’istituto dell’arbitrato a partire da gennaio 2008. Il collegio votò le decisioni all’unanimità. La disamina dei fatti è di ben 77 pagine e, molto sinteticamente, si pronunciò favorevolmente sulla richiesta avanzata da San Giorgio spa socio privato di A.ser per tutti i danni subiti a partire dall’epoca Meddi. Il lodo quindi, seguì a stretto giro di boa il nuovo contratto o addendum votato dal Consiglio comunale nel 2007. Nelle 77 pagine viene ripercorso tutto l’iter che ha portato il collegio arbitrale a riconoscere il risarcimento danni alla San Giorgio socia minoritaria di Aser e di Aser. Sul tavolo c’è di tutto: dalla mancata concessione di alcuni servizi previsti dalla convenzione stipulata nel 1999, agli incassi continuati ad essere ricevuti dal precedente gestore sui quali l’A.ser non ha trattenuto l’aggio, al danno all’immagine nonché il danno dovuto alle delibere di autotutela, poi di decadenza e, infine, di applicazione dell’articolo 113 del Tuel perché il socio privato non sarebbe stato scelto, secondo l’amministrazione, in base a gara ad evidenza pubblica. Tutte le tesi del Comune, difeso dall’avvocato Leopoldo Di Bonito sono state respinte. “La concessione prevedeva -si legge nel lodo- oltre alla riscossione dei tributi locali, delle entrate patrimoniale comunali, dell’imposta di pubblicità, la gestione patrimoniale e finanziaria del patrimonio immobiliare comunale. Ad esclusione della riscossione dei tributi nessun altro servizio è stato affidato ad Aser/San Giorgio, sicché anche per questa ragione il Collegio accerta l’inadempimento contrattuale del Comune”. Secondo il collegio, la riscossione da parte di terzi ha comportato una riduzione delle somme riscosse con conseguente “violazione dell’esclusiva”. Pertanto il danno è stato calcolato in base alla perizia di un Ctu, in 10 milioni di euro ripartiti per il 70% a San Giorgio e 30% ad Aser. Il tasso di interessi è fissato in 5,10%. Viene riconosciuto un danno per violazione dell’immagine e perdita di chanses. “Si tratta –si legge nel lodo- di lesione di interessi connessi con il rapporto contrattuale e con l’inadempimento del Comune che ha prodotto una risonanza nell’ambito regionale e non solo, così profonda ed estesa da produrre due tipi di danno: il danno morale per lesione della reputazione economica e il danno patrimoniale conseguente alla potenziale mancata conclusione di convenzioni con altri Enti pubblici”. Totale: 1 milione 500 mila euro a San Giorgio e 100 mila ad A.ser. Viene riconosciuto anche un danno per la mancata revisione del corrispettivo previsto dalla convenzione per 2 milioni 873 mila 448 euro e 8’ centesimi a San Giorgio e 1 milione 231 mila 478 euro e 06 centesimi ad Aser. Le spese di difesa vengono compensate tra le parti, mentre pone a carico del comune i 2/3 dell’ammontare complessivo delle spese di funzionamento della procedura comprensive dei compensi degli arbitri, del segretario e del Ctu.

LA BATTAGLIA GIUDIZIARIA CONTRO IL LODO

Con delibera di Consiglio comunale dell’8 ottobre 2008, su mozione presentata dagli allora consiglieri di opposizione D’Alessio (poi sindaco), Terra (attuale sindaco) e Di Marcantonio si impegnava sindaco e giunta a conferire mandato agli avvocati per impugnare il lodo. Il 21 novembre la giunta incaricava Renato Archidiacono del foro di Latina e Ugo Ruffolo avvocato noto per le cause vinte in difesa dei consumatori e volto fisso della trasmissione Mi Manda Rai Tre ad impugnare il lodo. I motivi presentati sono diversi: “gli arbitri –si legge nella mozione del Consiglio comunale- hanno accettato pedissequamente ed in modo acritico le risultanze peritali cui è pervenuto il consulente tecnico d’ufficio e che inspiegabilmente e nonostante la rilevante importanza del ruolo che esso svolge, il Comune non ha nominato un proprio consulente”. La Corte di Appello di Roma nel 2009 già aveva respinto la richiesta di sospendere l’efficacia del lodo presentata dal Comune. La sentenza della Corte d’Appello poi non lascia alcuno spiraglio al Comune. Il comune di Aprilia viene anche condannato alle spese di lite quantificate in ben 25 mila euro.

L’AMMINISTRAZIONE STRAORDINARIA

Nel frattempo, era il 2009, la vicenda Tributi Italia scoppiò a livello nazionale e portò il ministero delle Finanze a dicembre del 2009 a cancellare dall’albo dei soggetti abilitati alla riscossione dei tributi comunali Tributi Italia. Erano 128 i Comuni sparsi in tutta Italia che avevano affidato la gestione di accertamento, liquidazione e riscossione dei tributi a Tributi Italia, per i quali la commissione ministeriale per l’albo ha ritenuto esserci “inadempimento” da parte della società. E molti di questi hanno deciso di rendere pubblica la questione, scendendo a manifestare davanti alle aule di giustizia e lamentando cifre da capogiro. Tributi Italia non avrebbe versato incassi dovuti alle riscossioni dei tributi per 30 milioni di euro solo ad Aprilia. Su questo “buco” viene aperto un procedimento dalla Corte dei Conti che ha calcolato in 45 milioni di euro il danno per il Comune. Per citarne altri di quel periodo: Pomezia ne calcolava in 26 milioni di euro di mancati versamenti. Ardea dichiarava la propria soddisfazione nel non aver mai affidato la gestione ad A.ser. Ferrandina ha parlato di una “seconda Parmalat sui tributi”, Nettuno si è rivolto alla Guardia di Finanza per capire dove fossero finiti i soldi, Castelmorrone ha dichiarato di avere mezzo bilancio comunale bloccato. La crisi di Tributi Italia ha portato l’allora governo Berlusconi ad intervenire con un provvedimento specifico. Berlusconi nominò come commissario straordinario della società Luca Voglino, ammettendola alla procedura della “legge Marzano”. Pochi comuni si sono fidati. Aprilia ha deciso di riprendersi in mano il servizio di gestione e ha aperto un autonomo ufficio tributi. Nacquero altri numerosi contenziosi e anche la procura di Roma aprì un’indagine. Ancora oggi Tributi Italia è in amministrazione straordinaria, continua a mantenerne il timone Luca Voglino e rimane aperta la procedura fallimentare.

LA CORTE DEI CONTI SI PRONUNCIA DEFINITIVAMENTE NEL 2018

Sui parziali e mancati versamenti di A.ser e Tributi Italia nelle casse comunali la corte d’appello della Corte dei Conti mette la parola fine nel 2018. I magistrati della seconda sezione d’appello presieduti da Luciano Calamaro, relatore Angela Silveri, hanno condiviso “totalmente” la sentenza di primo grado e i ragionamenti dei giudici che nel 2012 per un danno riconosciuto al Comune di Aprilia di 45 milioni di euro. Questo debito si inserisce nella procedura fallimentare ma nella ripartizione delle somme si dovrà tenere conto della “par condicio creditorum”. Quindi non si sa quando sarà chiusa la procedura fallimentare e quanto di questi 48 milioni arriverà effettivamente nelle casse del Comune.

LA NUOVA SENTENZA DELLA CORTE DI CASSAZIONE

Contro la sentenza d’appello sul lodo arbitrale, il Comune ha presentato ricorso in Cassazione. Il collegio dei magistrati presieduto da Pietro Campanile e composto da Laura Tricomi, Giudo Mercolino, Laura Scalia ed Eleonora Reggiani ha definitivamente deciso il 29 aprile scorso con un’ordinanza che è stata pubblicata il 16 maggio rigettando il ricorso e confermando di fatto la sentenza d’appello. Tra i motivi del ricorso del Comune: il difetto di giurisdizione del giudice di primo grado, la violazione del diritto di contraddittorio operata dagli arbitri, il fatto che il socio privato fosse stato scelto con trattativa privata, l’applicazione dell’articolo 113 del Tuel e altri motivi strettamente tecnici. La Suprema Corte in 18 pagine ha smontato tutte le accuse di parte e ha rigettato il ricorso del Comune di Aprilia. Il lodo quindi è legittimo ed è esecutivo. Essendo un credito per l’amministrazione straordinaria, potrà essere reso subito esecutivo.

RAGUSA (CITTADINI PENTASTELLATI E GRILLINI APRILIANI): “SI DIMETTA L’ASSESSORE PRINCIPI”

“La vicenda della società mista di riscossione dei tributi Aprilia Servizi (A.Ser), voluta nel 1999 dall’amministrazione del sindaco Gianni Cosmi  (DS/PPI), è giunta al capolinea nel peggiore dei modi. –dice in una nota Andrea Ragusa per Cittadini Pentastellati e Grillini Apriliani- Già alla fine del 2017 avevamo espresso i nostri dubbi sul fatto che nel bilancio comunale non risultassero iscritti quei 15 milioni di euro dovuti alla Tributi Italia (socio privato dell’A.Ser) a seguito della sentenza sfavorevole, sebbene l’iscrizione di tali debiti fosse prevista dall’articolo 194 del T.U.E.L. che stabilisce che gli enti locali riconoscono la legittimità dei debiti fuori bilancio derivanti da sentenze esecutive. Le sentenze della Corte d’Appello sono provvisoriamente esecutive (Cassazione Civile, III Sezione, n. 1440 del 9.02.2000) e il ricorso per Cassazione non sospende l’esecutività della sentenza, tuttavia è prevista la possibilità che lo stesso Giudice dell’appello, su istanza di parte, ne sospenda l’esecuzione quando da quest’ultima possa derivare un grave ed irreparabile danno. Alla luce di quanto sopra, avevamo sottolineato che la non iscrizione del debito maturato con l’A.Ser, a seguito della sentenza della Corte d’Appello, sarebbe potuta essere deleteria per le casse dell’Ente malgrado l’impugnazione presso la Suprema Corte. Ad oggi chiediamo all’Assessore al Bilancio e Finanze Lanfranco Principi perché, dall’anno della sua nomina nel 2018, non sono state accantonate somme in bilancio per il pagamento degli imprevisti come questo, che poi tale non è? Ci dispiace doverlo constatare, ma ve l’avevamo detto e, pur avendo messo in guardia l’amministrazione comunale, non sono state ascoltati i nostri suggerimenti, ma si sa, nemo propheta acceptus est in patria sua! A seguito di questo prevedibile epilogo della vicenda A.Ser, ci piacerebbe apprendere la notizia delle dimissioni dell’assessore citato e di colui che detiene la delega relativa al contenzioso comunale  che, con la decisione di portare avanti il ricorso nei diversi gradi di giudizio, ha determinato una spesa, per le tasche dei cittadini, pare superiore ai 150.000 euro”.