di Antonella Bonaffini
Cos’è cambiato nel post pandemia? Il Desiderio di ricominciare “per bene”, da zero, perché è da zero che ripartiamo e questo ci fa capire quanto la Musica, l’Opera e la cultura in generale non siano state considerate da sempre uno zoccolo duro della società, una necessità dello spirito, uno strumento fondamentale di crescita. Dunque non essendoci tale consapevolezza a sostenere il pensiero collettivo tutto si è sgretolato e messo in discussione con estrema facilità. Il lato positivo per molti di noi artisti è che tale condizione ci ha costretti a “definirci” con più chiarezza, a rialzarci nella nostra forma più autentica; abbiamo trovato quel coraggio che è proprio dell’Arte, è insito in ogni capolavoro, e spero fortemente che tutto il mondo dell’Arte e dello spettacolo trovi questo coraggio, e che soprattutto ai giovani sia data questa possibilità.
Perché è importante avvicinare i giovani all’Arte, alla Musica e all’Opera? L’Arte, la Musica, l’Opera ci mettono in contatto con le nostre emozioni, con il nostro lato più profondo; in una società frenetica come quella che viviamo, conoscerci nel profondo sembra un lusso che difficilmente riusciamo a concederci, o in molti casi non ne sentiamo neppure il bisogno. Questo crea tanti disordini interiori e aridità di spirito. La Musica, l’Arte in generale, e l’Opera in particolar modo, ci permettono di riconoscerci in quell’emozione, in quel personaggio…nei suoi vissuti e nei suoi sentimenti umani, e come tali immortali, poiché rivivono nei cuori degli uomini di ogni epoca. Dedizione e impegno sono le altre opportunità che la Musica e l’Arte offrono ai giovani. In ultimo, ma non ultimo, L’Arte, e soprattutto il Teatro sin dall’antichità con la tragedia greca, nasceva da una forte necessità di soddisfare il piacere, un certo godimento, assumendo cosi il teatro una funzione catartica, “Senza entusiasmo nulla riesce bene nell’arte” cit. Robert Schumann. Per tutti questi motivi credo fortemente che la nuova società debba necessariamente avvicinarsi all’Opera e alla cultura, sia come fruitrice che come esecutrice e produttrice, perché conoscendo se stessi e permettendoci di liberare la nostra energia più profonda e di gioirne, vivremmo in un mondo migliore.
Hai fatto di recente un Recital in Brasile, presso la prestigiosa sala Cecilia Meireles a Rio de Janeiro. Cosa ha rappresentato per te e cosa rappresenta il Viaggio per un artista? Sicuramente questo viaggio ha messo un punto definitivo sulla mia versatilità. Ho sempre creduto nella contaminazione di stili, di generi e di arti…e mi sono ritenuta da sempre un’artista eclettica e versatile, cantante, polistrumentista e attrice, soprano e affascinata al contempo dalle contaminazioni con la contemporaneità e la tradizione popolare, e se in passato a volte ho vissuto questo come una limitazione, oggi la vivo come una ricchezza, e proprio in questo consiste il mio partire da zero, riconoscendomi nella mia artisticità ad ampio spettro, e il Recital fatto in Brasile ha rappresentato appieno questo momento, questa presa di coscienza e questa ripartenza. Ho avuto l’immenso onore e piacere di avere un grande compagno di viaggio, il M° Luciano Bellini, direttore d’orchestra ed eccelso e versatile compositore; insieme abbiamo ripercorso le fila della Musica da Camera del ‘900, tra gli autori Respighi, Pizzetti e Castelnuovo-Tedesco, oltre alla scrittura contemporanea con contaminazioni popolari e romantiche dello stesso Luciano Bellini. Questo viaggio, come gli altri viaggi per lavoro fatti principalmente all’estero (Norvegia, Russia, Polonia, Bulgaria, Svizzera, Francia etc) e il Viaggio in generale per un artista, rappresenta un modo per vedersi più da vicino; il desiderio di scoperta, di sperimentare, di andar lontano, di superare i propri imiti è insito nell’artista, e andar lontano rappresenta un modo per vedersi con maggior chiarezza da più vicino.