L’opera è stata realizzata dal Maestro Antonio De Waure e gli artisti dell’associazione Arte Mediterranea
L’inaugurazione il 22 giugno ad un anno dall’intitolazione del parco e nell’anno del centenario della nascita del sacerdote
di Riccardo Toffoli
Tre murales per ricordare la figura di Don Angelo Zanardo. Lui sacerdote dell’istituto San Raffaele di Vittorio Veneto, amato e stimato da tantissimi giovani apriliani a cui ha dato un mestiere grazie all’infaticabile opera di direttore del centro di addestramento di Aprilia. L’amministrazione comunale per ricordare la figura del sacerdote ha intitolato il parco in via Bulgaria a Don Angelo Zanardo con una cerimonia tenutasi l’anno scorso. Il parco viene mantenuto da un comitato veramente operativo che ha intenzione di tramandare la conoscenza dell’opera di Don Angelo Zanardo alle nuove generazioni. E così il parco è diventato una vera e propria perla all’interno del quartiere. È tenuto perfettamente e con il crescere delle alberature, diventerà un nuovo fiore all’occhiello della città. Ad un anno dall’intitolazione del parco e soprattutto in coincidenza del centenario della nascita di Don Angelo Zanardo, sono stati realizzati tre murales su quelli che sono gli spogliatoi dei campetti di sport del parco. Campetti che possono essere utilizzati da chiunque, liberamente. I murales sono splendida opera del Maestro Antonio De Waure e delle artiste dell’Associazione Arte Mediterranea. L’inaugurazione ufficiale è avvenuta mercoledì 22 giugno. Dopo la benedizione da parte di don Fernando ci sono stati i brevi interventi dell’assessore Luana Caporaso, del Maestro Antonio De Waure e di Gianni Iaci che tra l’altro sta portando avanti una raccolta di testimonianze sul centro di addestramento e su Don Angelo che confluiranno in un libro di prossima uscita. Anche in questo caso la reazione è stata oltremodo positiva. Sono state raccolte oltre 150 testimonianze di ex ragazzi che hanno studiato al centro di addestramento e hanno raccontato la loro esperienza e come Don Angelo li abbia aiutati a trovare la loro strada di vita. Numerosi i presenti, tra i quali spiccavano tanti ex allievi ed insegnanti del Centro Addestramento. L’assessore ai lavori pubblici Luana Caporaso ha portato i saluti del sindaco e ha confermato la vicinanza dell’amministrazione comunale.
IL RICORDO DI ANTONIO DE WAURE
Abbiamo chiesto all’artista Antonio De Waure il perché di questi tre murales, il loro significato e qual è stato il suo rapporto con Don Angelo Zanardo. Senza Don Angelo, ci dice subito Antonio De Waure, non ci sarebbe stata l’Associazione Arte Mediterranea, una preziosa attività artistica apriliana che raccoglie tantissimi giovani nella passione per l’arte. Antonio De Waure è attualmente il presidente dell’associazione. È nato a Napoli nel 1954 e vive ad Aprilia dal 1974. “Mi sento più cittadino apriliano che napoletano ormai. –ci rivela- Ho vissuto tutte le vicissitudini di Aprilia quasi in prima persona. A Napoli a quei tempi non c’era lavoro. Un mio cognato, il fratello di mia moglie, che già lavorava alla Poron di Aprilia, mi invitò a venire qui. Sono partito all’avventura. Arrivato ad Aprilia, in un giorno ho trovato lavoro. Sono stato molto fortunato. La mattina seguente al mio arrivo, mi sono iscritto all’ufficio collocamento e il giorno dopo già lavoravo. Mi hanno assunto alla Freddindustria vicino proprio alla Poron”. Ma Antonio De Waure è noto ad Aprilia per le sue produzioni artistiche. “Senza don Angelo non ci sarebbe l’associazione Arte Mediterranea. –ci racconta-L’associazione Arte Mediterranea nacque negli anni ’90 su spinta di vari artisti di Aprilia, tra cui Ruotolo, Drisaldi, Massarenti, Cottiga, Romano del Teatro Finestra. Ci fu questo connubio con tutti questi personaggi di Aprilia. Ma quest’unione ha dei precedenti. Avevamo iniziato quasi per gioco. Alcuni miei amici che avevo conosciuto qui ad Aprilia, dipingevano per hobby. Eravamo quattro o cinque persone e avevamo deciso di dipingere insieme. Non conoscevamo nessuno a quei tempi, da pochi anni stavamo ad Aprilia. Avevamo scelto il lunedì per riunirci. Dietro all’ex Mattatoio c’era un bar, il Bar Gil, di Gilberto che ci aveva messo a disposizione una stanzetta gratuitamente e noi andavamo lì ogni lunedì a dipingere. In maniera molto libera. E questa è una cosa bellissima perché c’era il discorso di scambiarsi le idee. In un anno questa amicizia è diventata enorme. Si sono avvicinati a noi altri ragazzi e giovani che erano amanti della pittura e volevano dei consigli. Quella stanzetta era diventata molto stretta, era diventata una prigione. Siamo diventati quindici e non entravamo più. A quel punto avevo deciso di lasciar perdere. Ho pensato: me ne sto a casa e mi metto a dipingere per conto mio. Se non che una di queste ragazze mi disse che una cosa così bella non poteva morire. E mi fece conoscere una persona che potesse darci una mano. Questa persona era un sacerdote. Quando mi parlò di un sacerdote, io divenni molto scettico. Ma ugualmente tentai. E così siamo arrivati a Don Angelo. Lui era parroco di San Pietro e Paolo. L’incontro con lui, me lo ricordo come fosse ieri, è stato meravigliosamente spaventoso. Io gli ho spiegato la questione e lui non mi ha fatto neanche finire di parlare e mi ha chiesto: che ti serve? Sono rimasto senza parole. Gli chiesi una o due aule. Mi diede tre aule e mi disse: fai tu, una cosa così bella non si può lasciare così. Me l’ha detto con quel sorriso smagliante. Sono rimasto pietrificato. Sono stato due anni e mezzo con lui e non ho avuto mai alcun problema. Non mi ha chiesto mai niente. Qualche sera passava, veniva, chiedeva come andavano le cose e cosa facessimo. Le persone aumentavano di volta in volta e lui era contentissimo. Ad un certo punto non l’abbiamo visto più. Sembrava fosse scomparso. Abbiamo saputo solo dopo un mese che Don Angelo era stato spostato. È venuto un altro sacerdote che ci ha iniziato a tartassare e siamo dovuti andare via da qui. Da allora nacque il gruppo con Massarenti e gli altri artisti di Aprilia. Ma l’associazione Arte Mediterranea nacque proprio a San Pietro e Paolo con Don Angelo. Qui abbiamo fatto le prime riunioni con Cottiga e gli altri artisti”.
Don Angelo era amante dell’arte?
“A Don Angelo interessava la bellezza. Gli piacevano le cose belle e rimaneva anche entusiasta nel vedere le cose che qualche allievo faceva bene. Lui era contento di aver contribuito a che alcuni allievi facessero delle cose belle. Lui era contento che noi eravamo contenti”.
Parliamo dei tre murales. Cosa rappresentano?
“Abbiamo fatto tre murales al parco Don Angelo. Uno, quello centrale, riguarda proprio la bellezza. Metaforicamente ci sono i gigli, simbolo della purezza. Don Angelo era una persona molto pura dal punto di vista mentale, psicologico, strutturale. Aveva contatti con le persone. Lui faceva ed era molto pratico. Per me questa prima parte è la bellezza in senso assoluto. I due laterali ritraggono Don Angelo. Sulla sinistra c’è lui che si vede con quel sorriso che mi è rimasto impresso, ampio. È il sorriso che spuntava quando gli dicevano le cose e lui rimaneva soddisfatto di aver fatto qualcosa per la felicità degli altri. Dall’altra è il suo legame con i ragazzi. Il suo pensiero sempre volto verso di loro, con i tantissimi anni passati a dirigere il centro di addestramento. Quindi c’è un gruppo di ragazzi che stanno insieme in un discorso di fabbrica con il cielo in cui ci stanno luna e sole. Luna e sole significano l’insieme di due cose, il giorno e la sera, perché lui era instancabile. Don Angelo era una persona felice di aver fatto coscientemente delle cose per Aprilia ed è doveroso oggi che la comunità di Aprilia ricordi le figure che hanno dato molto a questa città”.