di Antonella Bonaffini
Alviero Martini, stilista noto per aver ideato le famose borse con le cartine geografiche che hanno conquistato il mondo intero, in questi giorni ha subito una paradossale gogna mediatica. Cercheremo di riportare il modo fedele quanto accaduto, onde cercare di mettere il punto ad una vicenda che è risultata esser dolorosa non solo per l’imprenditore ma soprattutto per l’uomo che si è sempre distinto per il suo impegno, sociale ed umanitario. Martini aveva ceduto Prima Classe ( il nome che aveva dato alla collezione) nel 2005 per visioni divergenti con i nuovi soci e da allora non ha mai più avuto contatti con la ex azienda. Quest’ultima in questi giorni è stata commissariata per aver affidato la lavorazione delle famose borse ad un laboratorio-dormitorio cinese qui in Italia nel quale i lavoratori oltre a viverci 24 ore su 24, con letti e cucine, producevano borse per 1,25 euro, rivendute, come riporta l’agenzia Ansa, a 350 euro. La polizia sta indagando ma l’agenzia lanciata il 17 scorso titolava “ commissariata Alviero Martini”, omettendo Spa, che avrebbe dato al lettore una corretta informazione poiché l’azienda tutt’ora porta il nome “Alviero Martini S.p.A”. Ma evidentemente lasciare solo il nome dello stilista, ignaro di quanto accadeva, ha scatenato tutta la stampa tradizionale con titoli come “Alviero Martini” nei guai, senza nessuna verifica o accertamento della attuale posizione dello stilista che da venti anni ha creato un altro marchio “ALV by Alviero Martini” che ha come disegno distintivo tutti i timbri dei suoi 97 paesi visitati in 50 anni di onorata carriera. Non solo i leoni da tastiera hanno diffamato Alviero Martini conosciuto come lo “stilista viaggiatore”, inondando il profilo Instagram alvieromartini_ALV-Andare Lontano Viaggiando di pesantissimi insulti, ma per giorni persino per strada lo stilista sarebbe stato apostrofato con epiteti impronunciabili. Finalmente con una formale smentita, Martini ha chiarito la situazione e sulla incresciosa vicenda è calato il silenzio. Anzi quasi tutti i quotidiani hanno fatto due passi indietro. Ma il Maestro Martini, oggi 73 enne, con un passato e presente di gloriosa stima da parte di una clientela internazionale, ha querelato per diffamazione gli editori rei di averlo sbattuto in prima pagina. È noto che un personaggio conosciuto anche come testimonial di una Associazione di supporto ai bambini indiani abbandonati (Care to Action n.d.r.) avrebbe fatto vendere più copie o ricevere forse più like. Resta l’amara constatazione di un imbarbarimento generale, una approssimazione da parte di una parte di una categoria, quella dei giornalisti, che nei tempi in cui l’etica imponeva una corretta informazione, pena la radiazione dall’albo, sapevano correttamente operare. Oggi, nell’era del web dove tutto è lecito, sembrano a volte muoversi senza approfondire, disconoscendo qualsiasi regola, nella agognata speranza di vendere qualche copia in più! Il degrado socio culturale, il post pandemia, le guerre e la crisi economica hanno preso il posto di un senso civico e di una morale, lasciando ai giovani il terribile messaggio che tutto può essere consentito e la prova è data dagli episodi di una cronaca che si rivela purtroppo essere sempre più drammatica. “Sono basito, non mi ritrovo in questo nuovo mondo, dopo tanti anni di duro lavoro per il nostro Made in Italy, questo regredire del genere umano, in questa particolare situazione mi ha fatto pensare ai morti per gogna mediatica ed ho meditato di lasciare l’Italia, Paese che amo, ma non a queste condizioni!” Sono le parole di Alviero Martini.