ANTONIO GUIDO RINUNCIA ALLA CANDIDATURA A SINDACO DI APRILIA

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La sua presentazione sabato 16 dicembre scorso era stata accolta come assoluta novità

“Mentre i cittadini non hanno perso l’occasione per assicurarmi il loro sostegno e i loro attestati di stima, o dovuto scontrarmi con un vecchio modo di fare politica: quella politica che ha dato una interpretazione totalmente sbagliata al nome della mia lista”

 

  di Gianfranco Compagno

Antonio Guido rinuncia alla candidatura a sindaco di Aprilia. Era stata una presentazione in grande stile, nella Sala Minerva dell’Enea Hotel gremita, tra amici, sostenitori e cittadini curiosi di ascoltare cosa avesse da dire e da proporre alla città di Aprilia Antonio Guido, direttore delle  strutture alberghiere di proprietà della famiglia Mengozzi e dal febbraio 2017 delegato di Pomezia della Federalberghi. Un volto nuovo per la politica locale, il primo in ordine di tempo a presentare la propria candidatura a capo del progetto civico denominato Ripartire Aprilia e contrapposto a quello del sindaco uscente Antonio Terra. Il primo incontro, il 16 dicembre 2017 e i comunicati diramati subito dopo la presentazione ufficiale, sono stati l’occasione per parlare di proposte che secondo il candidato sindaco potevano servire a portare in città più servizi e una maggiore equità sociale.

Nonostante il fermento e l’interesse gravitante attorno alla sua figura, ad un passo dalla presentazione delle liste, Antonio Guido ha deciso di fare un passo indietro e annuncia che Ripartire, alle elezioni del 10 giugno non ci sarà.

– Abbiamo assistito tutti alla presentazione ufficiale della candidatura a sindaco. Davanti alla platea aveva parlato di una candidatura frutto di un lungo ragionamento. Sembrava tutto deciso, poi qualcosa all’improvviso è cambiato. Come è nata la sua candidatura e cosa è cambiato dal giorno della presentazione ufficiale?
Quando ho deciso di presentare la mia candidatura, motivato dal sostegno incondizionato accordatomi da una folta schiera di persone, ho creduto davvero che la città di Aprilia, stanca dell’impasse in cui si è ritrovata negli ultimi anni, fosse pronta ad un cambiamento reale e radicale. I rappresentanti del Consorzio Industriali Aprilia (C.I.AP), che si erano espressi favorevolmente all’ipotesi di avere rappresentanti in consiglio comunale, vennero a cercarmi per chiedere una mia disponibilità in tal senso. Quando la notizia iniziò a diffondersi e su alcuni giornali si ipotizzò una mia candidatura a sindaco, ho ricevuto una moltitudine di chiamate e messaggi, attestati di stima da parte di tantissime persone. Per questo ho deciso con umiltà di mettere a disposizione della città le mie competenze, pensando che giusti ideali, trasparenza amministrativa e un programma che ponesse al centro il cittadino e la sua voglia di cambiare, fosse la giusta ricetta per trasformare la città in un luogo più vivibile, con più servizi e una maggiore equità sociale. Purtroppo mi sbagliavo. Mentre i cittadini non hanno perso l’occasione per assicurarmi il loro sostegno e i loro attestati di stima, ho dovuto scontrarmi con un vecchio modo di fare politica: quella politica che ha dato una interpretazione totalmente sbagliata al nome della mia lista. Qualcuno deve aver pensato che Ripartire potesse essere sinonimo di dividere – il potere, le poltrone – ma per me è solo sinonimo di un nuovo inizio”.

Parla di qualcuno in particolare immagino. Con chi ha avuto contatti in questi mesi?
“Il polo civico di centrodestra – il blocco composto dalle liste civiche – si è interessato a me come possibile candidato sindaco, prima di fare altre scelte. Quando ho deciso di fare un passo indietro un po’ tutti mi hanno contattato per chiedere di assicurargli il mio sostegno. Posso affermare senza tema di smentita di aver incontrato vari attori della campagna elettorale che si profila all’orizzonte e di essere rimasto deluso nel constatare che a tenere unite le varie liste non sempre sono programma e valori condivisi, ma in alcuni casi il gioco delle poltrone. Avevo sperato che un progetto come quello che avevo concepito insieme alla mia squadra fosse condiviso da un ampio movimento di opinione, invece hanno trionfato le vecchie logiche…”

Cosa intende per vecchie logiche? Quale ruolo avrebbe avuto se avesse sostenuto la loro candidatura?
“In cambio mi hanno offerto di tutto. Mi hanno promesso una nomina a vicesindaco, l’assessorato alle attività produttive, di diventare capo di gabinetto. Qualcuno addirittura mi ha offerto di fare il “sindaco a staffetta”. Io ho accettato di confrontarmi con loro, ma per parlare di possibili convergenze sul programma, sui temi,  sulle cose da fare. Invece mi sono ritrovato catapultato nelle solite logiche, dove le poltrone contano molto di più rispetto alla voglia di offrire alle nuove generazioni una città migliore di quella che ci siamo ritrovati in eredità. Per questo a tutti coloro che hanno chiesto il mio sostegno, ho detto “no, grazie”. Preferisco fare un passo indietro certo che un giorno, presto, la città sarà pronta per un cambiamento reale e allora io ci sarò”.
Perché la decisione di ritirarsi piuttosto che proseguire da solo, senza partiti e senza nuovi alleati, come dichiarato all’inizio di questa avventura?
“E’ una decisione su cui ho meditato a lungo. L’entusiasmo e i profondi ideali che mi avevano guidato il 16 dicembre a ufficializzare la mia candidatura a sindaco, mi avevano portato a ritenere che un progetto di così ampia portata per un cambiamento radicale, rappresentasse lo spartiacque tra il vecchio e il nuovo. Purtroppo mi sbagliavo, molti hanno preferito le vecchie logiche e di questo sono rimasto profondamente deluso. Non per me, ma per tutti quei cittadini – e sono davvero tanti – che avendo davvero voglia di veder cambiare le cose, avevano intravisto in me una valida alternativa. Per una trasformazione radicale ci vuole tempo, tanto tempo. Fare politica seriamente richiede tempo. Mi sono reso conto ad un certo punto che in questa fase della mia vita non ero pronto a sacrificare tempo per le mie aziende, ma non me la sentivo nemmeno di tradire la fiducia di quei cittadini che mi avrebbero votato. Sarebbe stato un onore rappresentarli, ma anche un onere che avrei potuto sostenere solo a patto che si fossero verificate determinate condizioni”.
Quali indicazioni ha dato alle persone che componevano la sua lista e avevano deciso di sostenere il suo progetto?
“Nessuna indicazione. Li ho ringraziati tutto per aver deciso di mettersi a mia disposizione, poi ho lasciato loro assoluta liberà. Individualmente sceglieranno loro cosa fare”.
Nel suo programma, tra le altre cose, pur non criticando mai apertamente l’operato della coalizione civica che attualmente è al governo della città, aveva lasciato intendere ci fosse bisogno di più servizi – strutture per lo sport e per il sostegno di fasce sociali più a rischio – ma anche una maggiore equità sociale promuovendo anche la creazione di sevizi interaziendali e non ultimo più trasparenza nella gestione degli appalti e degli eventi. Chi tra i candidati sindaco sente più vicino al suo programma e al suo modo di pensare?
“Non spetta a me valutare le capacità dei singoli candidati e su questo punto preferisco non sbilanciarmi. Nel mio programma avevo parlato di come un buon amministratore dovrebbe comportarsi: leale nei confronti di tutti i cittadini, equo e la sua azione amministrativa, sempre guidata dal duplice faro di legalità e trasparenza, orientata verso il bene comune. Per me amministrare vuol dire questo”.