La storia di una vicenda lunghissima che ancora continua a dare colpi di coda
Terra: “Porteremo la vicenda in Consiglio comunale”
di Riccardo Toffoli
Il Tribunale di Latina conferma la sospensione del lodo arbitrale Aser/Tributi Italia e apre alla “compensazione”. Con ordinanza della prima sezione civile presieduta da Pierluigi De Cinti il collegio dei magistrati decide di confermare la sospensiva su una “tegola” arrivata l’anno scorso sulle casse comunali, in grado di mandare in dissesto il Comune di Aprilia. La Corte di Cassazione con decisione ultima dell’anno scorso, aveva rigettato il ricorso del Comune. Il lodo diventava così legittimo e il Comune avrebbe dovuto versare nelle casse dell’amministrazione straordinaria di Tributi Italia circa 23 milioni di euro di cui 7 milioni circa sono solo interessi. Era il colpo di coda di una vicenda lunghissima, combattuta nelle aule di giustizia, quelle amministrative, civili, contabili e penali. Ma combattuta anche nelle aule delle istituzioni, nel Parlamento e nel governo italiano. Anche se il Comune di Aprilia si è visto riconoscere dalla Corte dei Conti un danno di circa 45 milioni di euro per mancati o parziali versamenti dei tributi nelle casse comunali, la compensazione tra crediti e questo nuovo debito non era per nulla scontata. Ed è dovuto intervenire il Tribunale che ora, con la seconda pronuncia, ha confermato la sospensiva all’esecutività del lodo e ha aperto alla compensazione così come aveva richiesto il Comune di Aprilia. Secondo i magistrati: “L’eccezione risulta altresì ammissibile ai sensi dell’art. 56 L.F., in quanto il fatto genetico dell’obbligazione accertata in capo alle parti opposte, odierne reclamanti, è anteriore alla dichiarazione di apertura dell’amministrazione straordinaria, avendo ad oggetto le pronunce emesse dalla Corte dei Conti di condanna al risarcimento del danno erariale in favore del Comune di Aprilia per mancati riversamenti di entrate comunali e minor gettito ICI, ovvero per condotte tenute dalle opposte nell’esecuzione della convenzione stipulata dal Comune in data 6/8/1999 per l’affidamento del servizio di gestione delle proprie entrate”. “Ai sensi, poi, dell’art. 56 L.F. –scrivono ancora i giudici- i creditori possono compensare con i loro debiti verso il fallito i crediti che essi vantano verso lo stesso, ancorché non scaduti prima della dichiarazione di fallimento. Tale disposizione, dunque, prevede, quale unico limite imprescindibile per la compensabilità dei debiti verso il fallito-creditore, l’anteriorità al fallimento del fatto genetico della situazione giuridica estintiva delle obbligazioni contrapposte (Cass. civ. n. 8042/2003). Nel caso di specie, i crediti discendono da eventi che si sono verificati in epoca anteriore alla dichiarazione di apertura della procedura concorsuale, per cui è ammessa l’eccezione di compensazione”.
TERRA: “L’ATTUALE SINDACO POCO PARTECIPE IN PASSATO A BATTAGLIE COME QUESTA”
L’ex sindaco Antonio Terra continua a definirlo “scandaloso”, quel lodo. In un comunicato Terra attacca Principi che, commentando la notizia, aveva detto che la sua amministrazione non ci aveva creduto molto sul percorso della compensazione. “Purtroppo anche in questa occasione dobbiamo sottolineare il passaggio a vuoto del sindaco Principi –ha sottolineato il consigliere comunale Antonio Terra. nelle sue dichiarazioni dimentica di dire che negli anni passati lo abbiamo visto poco presente e per nulla partecipe su questa e altre annose questioni riguardanti i contenziosi. Nessuno ricorda qualche sua presa di posizione o interventi su Aser o vicende storiche simili. In questa come in altre battaglie a difesa degli interessi cittadini invece molti di noi hanno subito duri attacchi e ricevuto diverse querele. Al netto delle strumentalizzazioni, presto affronteremo la vicenda contenziosi in Commissione e Consiglio comunale, chiariremo il contenuto di certe dichiarazioni da parte del sindaco. In ultimo voglio ricordare che anche su questa vicenda il mandato ai legali è stato dato dal sottoscritto l’otto marzo 2023”.
IL LODO: IL PERIODO MEDDI DELLA GUERRA ALL’ASER
La storia del rapporto tra A.ser, il suo socio privato San Giorgio spa (poi Tributi Italia) e il Comune di Aprilia è molto lunga. Affonda le sue radici nella convenzione risalente al 6 agosto 1999, successivamente rivista con un “addendum” stipulato il 12 aprile 2007. L’A.ser era una società mista, pubblico-privato dove il 51% era in mano al pubblico con quote divise tra alcuni Comuni limitrofi che avevano accettato questa impostazione e il privato San Giorgio Spa (poi Tributi Italia) che di fatto svolgeva la parte propriamente operativa. Il compito era quello di riscuotere i tributi comunali. Un compito simile era svolto in precedenza dal Monte dei Paschi di Siena. Il rapporto nacque però subito male. Una parte politica contestò fin da subito quest’impostazione, puntando il dito su quel noto 30% di aggio per il servizio di riscossione che poi con l’addendum del 2007 è sceso al 13%. Dopo la caduta del sindaco Gianni Cosmi, si insediò Luigi Meddi che con la sua nuova squadra, fece una dura battaglia ad A.ser. E’ il periodo che va dal 2003 al 2005. Prima con la delibera di Consiglio n. 14 del 17 marzo 2003 e la delibera di giunta dello stesso giorno n. 136, il Comune di Aprilia ha disposto che tutti i provvedimenti a suo tempo adottati nonché i successivi atti relativi alla costituzione del rapporto convenzionale con l’A.ser. ed alla scelta del socio privato dovessero essere annullati o revocati in via di autotutela. Poi con delibera 56 del 18 dicembre 2003 il Consiglio dichiarava decaduto il contratto con A.ser ai sensi dell’articolo 8 della convenzione “per mancato versamento delle somme dovute per più rate consecutive e per continuate irregolarità e reiterati abusi” si leggeva nel testo. La prima delibera si è bloccata nelle aule della giustizia amministrativa. Sul secondo procedimento si è pronunciato il Consiglio di Stato che ha rimbalzato la palla al giudice arbitrale. Ma la battaglia tra il Comune di Aprilia e l’A.ser non si limitò solo alle aule giudiziarie. L’amministrazione di allora faceva affiggere manifesti che spronavano i cittadini a pagare direttamente nella casse comunali e il mancato dialogo tra gli uffici finanze e l’A.ser creò non pochi problemi di conteggio tanto che in quel periodo molti cittadini non sapendo a chi pagare, non hanno pagato a nessuno.
L’ADDENDUM E IL LODO
Con la nuova amministrazione Santangelo si è arrivati ad un nuovo addendum, una sorta di nuova convenzione in cui tra l’altro, veniva ridotto l’aggio per la riscossione al 13% e tante altre misure introdotte. Però il socio privato San Giorgio Spa ha deciso di continuare con l’arbitrato perché, erano allora le parole del loro ufficio comunicazione: “L’obiettivo perseguito dalla società San Giorgio attraverso lo strumento della procedura arbitrale era soprattutto quello di vedere finalmente smentita ogni illazione e strumentale contestazione in ordine a suoi pretesi inadempimenti agli obblighi contrattuali assunti nei confronti di A.ser e quindi del Comune stesso, di vedere riconosciuta l’illegittimità dei comportamenti delle precedenti Amministrazioni e la loro conseguente responsabilità per i danni da questi derivati alla società, non soltanto in relazione alla gestione del servizio di Aprilia, ma anche, particolarmente, in termini di lesione dell’immagine e della reputazione economica della società”. Il 12 giugno 2007 veniva firmato così uno schema di contratto tra il sindaco Calogero Santangelo, l’amministratore delegato di A.ser Vito Paolo Marti e l’amministratore unico di San Giorgio Spa Mario Ortori. In questo schema, le parti rinunciavano a tutti i procedimenti arbitrali precedenti e instauravano un nuovo procedimento arbitrale unico per tutte le controversie scaturite. Tutte le parti, compreso il Comune, concordò così la nomina di un collegio arbitrale composto da Giudo Alpa, Raffaele Ruggiero e Massimo Stipo che era presidente. Il Comune di Aprilia integrava il collegio con altri due nomi: gli avvocati Gabriele Pirocchi e Massimo Bisceglie.
LE DECISIONI DEL COLLEGIO ARBITRALE
Il collegio arbitrale che quindi aveva il pieno mandato di tutte le parti in causa, compreso il Comune di Aprilia, decise il 28 dicembre 2007. Tutto venne svolto con celerità a causa della nuova normativa che faceva di fatto decadere l’istituto dell’arbitrato a partire da gennaio 2008. Il collegio votò le decisioni all’unanimità. La disamina dei fatti è di ben 77 pagine e, molto sinteticamente, si pronunciò favorevolmente sulla richiesta avanzata da San Giorgio spa socio privato di A.ser per tutti i danni subiti a partire dall’epoca Meddi. Il lodo quindi, seguì a stretto giro di boa il nuovo contratto o addendum votato dal Consiglio comunale nel 2007. Nelle 77 pagine viene ripercorso tutto l’iter che ha portato il collegio arbitrale a riconoscere il risarcimento danni alla San Giorgio socia minoritaria di Aser e di Aser. Sul tavolo c’è di tutto: dalla mancata concessione di alcuni servizi previsti dalla convenzione stipulata nel 1999, agli incassi continuati ad essere ricevuti dal precedente gestore sui quali l’A.ser non ha trattenuto l’aggio, al danno all’immagine nonché il danno dovuto alle delibere di autotutela, poi di decadenza e, infine, di applicazione dell’articolo 113 del Tuel perché il socio privato non sarebbe stato scelto, secondo l’amministrazione, in base a gara ad evidenza pubblica. Tutte le tesi del Comune, difeso dall’avvocato Leopoldo Di Bonito sono state respinte. “La concessione prevedeva -si legge nel lodo- oltre alla riscossione dei tributi locali, delle entrate patrimoniale comunali, dell’imposta di pubblicità, la gestione patrimoniale e finanziaria del patrimonio immobiliare comunale. Ad esclusione della riscossione dei tributi nessun altro servizio è stato affidato ad Aser/San Giorgio, sicché anche per questa ragione il Collegio accerta l’inadempimento contrattuale del Comune”. Secondo il collegio, la riscossione da parte di terzi ha comportato una riduzione delle somme riscosse con conseguente “violazione dell’esclusiva”. Pertanto il danno è stato calcolato in base alla perizia di un Ctu, in 10 milioni di euro ripartiti per il 70% a San Giorgio e 30% ad Aser. Il tasso di interessi è fissato in 5,10%. Viene riconosciuto un danno per violazione dell’immagine e perdita di chanses. “Si tratta –si legge nel lodo- di lesione di interessi connessi con il rapporto contrattuale e con l’inadempimento del Comune che ha prodotto una risonanza nell’ambito regionale e non solo, così profonda ed estesa da produrre due tipi di danno: il danno morale per lesione della reputazione economica e il danno patrimoniale conseguente alla potenziale mancata conclusione di convenzioni con altri Enti pubblici”. Totale: 1 milione 500 mila euro a San Giorgio e 100 mila ad A.ser. Viene riconosciuto anche un danno per la mancata revisione del corrispettivo previsto dalla convenzione per 2 milioni 873 mila 448 euro e 8’ centesimi a San Giorgio e 1 milione 231 mila 478 euro e 06 centesimi ad Aser. Le spese di difesa vengono compensate tra le parti, mentre pone a carico del comune i 2/3 dell’ammontare complessivo delle spese di funzionamento della procedura comprensive dei compensi degli arbitri, del segretario e del Ctu.
LA BATTAGLIA GIUDIZIARIA CONTRO IL LODO
Con delibera di Consiglio comunale dell’8 ottobre 2008, su mozione presentata dagli allora consiglieri di opposizione D’Alessio (poi sindaco), Terra (attuale sindaco) e Di Marcantonio si impegnava sindaco e giunta a conferire mandato agli avvocati per impugnare il lodo. Il 21 novembre la giunta incaricava Renato Archidiacono del foro di Latina e Ugo Ruffolo avvocato noto per le cause vinte in difesa dei consumatori e volto fisso della trasmissione Mi Manda Rai Tre ad impugnare il lodo. I motivi presentati sono diversi: “gli arbitri –si legge nella mozione del Consiglio comunale- hanno accettato pedissequamente ed in modo acritico le risultanze peritali cui è pervenuto il consulente tecnico d’ufficio e che inspiegabilmente e nonostante la rilevante importanza del ruolo che esso svolge, il Comune non ha nominato un proprio consulente”. La Corte di Appello di Roma nel 2009 già aveva respinto la richiesta di sospendere l’efficacia del lodo presentata dal Comune. La sentenza della Corte d’Appello poi non lascia alcuno spiraglio al Comune. Il comune di Aprilia viene anche condannato alle spese di lite quantificate in ben 25 mila euro.
L’AMMINISTRAZIONE STRAORDINARIA
Nel frattempo, era il 2009, la vicenda Tributi Italia scoppiò a livello nazionale e portò il ministero delle Finanze a dicembre del 2009 a cancellare dall’albo dei soggetti abilitati alla riscossione dei tributi comunali Tributi Italia. Erano 128 i Comuni sparsi in tutta Italia che avevano affidato la gestione di accertamento, liquidazione e riscossione dei tributi a Tributi Italia, per i quali la commissione ministeriale per l’albo ha ritenuto esserci “inadempimento” da parte della società. E molti di questi hanno deciso di rendere pubblica la questione, scendendo a manifestare davanti alle aule di giustizia e lamentando cifre da capogiro. Tributi Italia non avrebbe versato incassi dovuti alle riscossioni dei tributi per 30 milioni di euro solo ad Aprilia. Su questo “buco” viene aperto un procedimento dalla Corte dei Conti che ha calcolato in 45 milioni di euro il danno per il Comune. Per citarne altri di quel periodo: Pomezia ne calcolava in 26 milioni di euro di mancati versamenti. Ardea dichiarava la propria soddisfazione nel non aver mai affidato la gestione ad A.ser. Ferrandina ha parlato di una “seconda Parmalat sui tributi”, Nettuno si è rivolto alla Guardia di Finanza per capire dove fossero finiti i soldi, Castelmorrone ha dichiarato di avere mezzo bilancio comunale bloccato. La crisi di Tributi Italia ha portato l’allora governo Berlusconi ad intervenire con un provvedimento specifico. Berlusconi nominò come commissario straordinario della società Luca Voglino, ammettendola alla procedura della “legge Marzano”. Pochi comuni si sono fidati. Aprilia ha deciso di riprendersi in mano il servizio di gestione e ha aperto un autonomo ufficio tributi. Nacquero altri numerosi contenziosi e anche la procura di Roma aprì un’indagine.
LA CORTE DEI CONTI SI PRONUNCIA DEFINITIVAMENTE NEL 2018
Sui parziali e mancati versamenti di A.ser e Tributi Italia nelle casse comunali la corte d’appello della Corte dei Conti mette la parola fine nel 2018. I magistrati della seconda sezione d’appello presieduti da Luciano Calamaro, relatore Angela Silveri, hanno condiviso “totalmente” la sentenza di primo grado e i ragionamenti dei giudici che nel 2012 riconoscono un danno al Comune di Aprilia di 45 milioni di euro. Questo debito si inserisce nella procedura fallimentare.
LA SENTENZA DELLA CORTE DI CASSAZIONE DEL 2022
Contro la sentenza d’appello sul lodo arbitrale, il Comune ha presentato ricorso in Cassazione. Il collegio dei magistrati presieduto da Pietro Campanile e composto da Laura Tricomi, Giudo Mercolino, Laura Scalia ed Eleonora Reggiani ha definitivamente deciso il 29 aprile 2022 con un’ordinanza che è stata pubblicata il 16 maggio rigettando il ricorso e confermando di fatto la sentenza d’appello. Tra i motivi del ricorso del Comune: il difetto di giurisdizione del giudice di primo grado, la violazione del diritto di contraddittorio operata dagli arbitri, il fatto che il socio privato fosse stato scelto con trattativa privata, l’applicazione dell’articolo 113 del Tuel e altri motivi strettamente tecnici. La Suprema Corte in 18 pagine ha smontato tutte le accuse di parte e ha rigettato il ricorso del Comune di Aprilia. Il lodo quindi è legittimo ed è esecutivo. Essendo un credito per l’amministrazione straordinaria, potrà essere reso subito esecutivo.