APRILIA – OPERAZIONE “ASSEDIO”: GIUDIZIO IMMEDIATO PER 20 PERSONE

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Prima udienza al tribunale di Latina il 10 giugno prossimo.                                                Tra queste anche l’ex Primo Cittadino Lanfranco Principi

di Riccardo Toffoli

Parte il giudizio immediato per coloro che si trovano in regime cautelare (custodia cautelare in carcere o arresti domiciliari) della vasta operazione “Assedio” che ha terremotato a luglio scorso l’amministrazione comunale apriliana e che per la prima volta ha usato la parola “mafia” nel tessuto sociale e politico di Aprilia. Sono venti i nomi, tra questi anche l’ex Primo Cittadino Lanfranco Principi. La richiesta di giudizio immediato è stata firmata dai Sostituti Procuratori della Repubblica Francesco Cascini e Luigia Spinelli, il 23 dicembre scorso, quindi formulata entro i sei mesi dall’esecuzione dell’ordinanza di applicazione delle misure cautelari emessa dal giudice delle indagini preliminari di Roma Francesco Patrone e avvenuta il 3 luglio scorso. La richiesta di giudizio immediato segue anche la conclusione dei procedimenti di riesame sui quali ha messo un punto importante la quinta sezione penale della Cassazione, il 21 novembre scorso, con una sentenza uscita qualche settimana fa, che ha di fatto confermato l’impianto accusatorio seppur ovviamente rispetto all’ordinanza e nell’applicazione delle misure cautelari. E segue gli interrogatori di garanzia. Si va quindi in udienza al Tribunale di Latina il 10 giugno prossimo alle ore 9 davanti al secondo collegio presieduto dal giudice Elena Nadile, a latere i giudici Enrica Villani e Paolo Romano. Il decreto di giudizio immediato, 24 pagine riassuntive di tutto l’impianto, è firmato dal Giudice per le Indagini Preliminari Francesco Patrone il 5 febbraio scorso. Ricordiamo che il procuratore della Repubblica di Roma Francesco Lo Voi l’aveva definita “mafia autoctona” e si era spinto anche oltre definendola: “Situazione non dissimile da Corleone”. Nel decreto di giudizio immediato il Gip ricostruisce ruoli e modalità dell’“associazione di tipo mafioso” promossa, diretta e organizzata ad Aprilia “avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere più delitti”. Tra i quali: traffico di sostanza stupefacente, (cocaina, hashish e marijuana), estorsione aggravata, rapina, lesioni e minaccia “utili alla imposizione del pagamento di somme di denaro a commercianti e imprenditori per il sostentamento di affiliati detenuti, per esercitare “recupero crediti”, ovvero condotte rivolte verso appartenenti ad altri gruppi criminali contigui per ribadire la superiorità del sodalizio di Aprilia”, usura ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria “nei confronti di commercianti e imprenditori della città di Aprilia per somme di denaro cospicue e con l’imposizione di tassi pari a circa il 10% mensile”, di detenzione e porto d’armi “utili alla consumazione dei reati fine e al mantenimento del controllo del territorio anche nei confronti di altri gruppi armati organizzati”; “per acquisire in modo diretto ed indirizzo la gestione e comunque il controllo di attività economiche, di appalti e servizi pubblici e per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per gli altri”. In quest’ultima contestazione c’è la posizione dell’ex Sindaco Lanfranco Principi, all’epoca dei fatti contestati vicesindaco, “concorrente esterno all’associazione di stampo mafioso” che avrebbe agevolato “l’aggiudicazione di appalti comunali a ditte riconducibili ad affiliati al sodalizio o si prodigava per il rilascio di autorizzazioni e sanatorie”. Su Principi la “consorteria” avrebbe procurato voti nelle elezioni amministrative del 2018, quantificati in “almeno 200 voti di preferenza su 453 totali” in cambio “della promessa di erogazione di utilità per gli affiliati alla consorteria di stampo mafioso consistita in affidamento di lavori a ditte loro riconducibili, in assunzione di personale, nell’accelerazione di pagamenti da parte dell’Amministrazione comunale in ragione di lavori svolti per conto dell’Ente a ditte riconducibili agli appartenenti al sodalizio”. I ruoli sono ben delineati nell’impianto del decreto firmato da Patrone: Un “capo”, considerato “promotore e organizzatore dell’associazione” che “si occupa di dirigere in prima persona l’articolazione del sodalizio”, un “sostituto” quando il “capo” è “ristretto in carcere”. Seguono dettagliatamente fatti specifici ricostruiti grazie alla poderosa mole di documentazione prodotta dalla Dia di Roma.

LA POSIZIONE DELL’EX SINDACO LANFRANCO PRINCIPI

Viene contestato a Principi il comportamento relativo alla richiesta di costituzione di parte civile del Comune di Aprilia inducendo a rinunciare alla richiesta presso l’allora Sindaco Antonio Terra, presso l’allora presidente della commissione Bilancio e Affari Generali Omar Ruberti e altri consiglieri comunali con frasi tra cui: “l’ultimo che ti ho detto è il Capo dei Capi, ma è cattivo, per dire cattivo”. Un “contributo al sodalizio”, si legge, del quale “informava il capo clan e i sodali……direttamente o indirettamente….”. Sono inoltre, citati quale “contributo al rafforzamento e al consolidamento dell’associazione di stampo mafioso”: un affidamento diretto del 2018 del servizio di pulizia caditoie stradali del Comune, il tempestivo pagamento da parte del Comune di alcune fatture per interventi edili su immobili comunali, assunzione di parenti stretti, Installazioni di dispencer di acqua presso edifici pubblici e altro relativo ad imprese riconducibili a esponenti considerati “partecipi al sodalizio”. Al capo 55 per Principi viene riportata anche la vicenda relativa alla gara per l’affidamento del trasporto pubblico locale indetta il 25 luglio 2019 su cui, come noto nell’ipotesi di turbata libertà degli incanti, ci sono altri nomi che però non fanno parte di questo procedimento e sui quali non è stato ancora emesso alcun atto formale di chiusura indagine.