Colesterolo “cattivo” e infarto: un nuovo test del DNA aiuta a calcolare il rischio

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La salute del cuore dipende anche dai geni: un nuovo studio recentemente pubblicato su Circulation dimostra che l’analisi genetica può aiutare a riconoscere nel singolo individuo un rischio di infarto e ictus aumentato.Il nuovo test genetico fa compiere un passo avanti verso la prevenzione di precisione, che consente una valutazione individuale del rischio e quindi interventi più mirati ed efficaci.I Presidenti delle più importanti Società Scientifiche di riferimento SIC, SIPREC e SICGe, presenti in conferenza, hanno illustrato le implicazioni dello studio nella valutazione del rischio e nella prevenzione primaria.Grazie a un accordo con Merck, azienda leader in ambito scientifico e tecnologico, il test genetico sarà reso disponibile in Italia ai professionisti della salute per passare dalla fase di ricerca alla pratica clinica.

Roma, 19 maggio 2021

L’effetto del colesterolo LDL (il cosiddetto colesterolo “cattivo”) sul rischio di sviluppare un infarto miocardico dipende anche dai geni: questi i risultati di uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Circulation (American Heart Association) e realizzato da Allelica, società di software di genomica specializzata nello sviluppo di Punteggio di Rischio Poligenico (Polygenic Risk Score – PRS) per la medicina personalizzata, presentati oggi in conferenza.

Grazie al software di analisi PRS sviluppato dalla start up Allelica, i dati hanno mostrato che la combinazione delle informazioni sul rischio genetico del paziente con il suo livello di colesterolo LDL permette di identificare persone a maggior rischio cardiovascolare che sarebbero altrimenti invisibili ai modelli di rischio tradizionali. Queste persone con alto rischio hanno potenzialmente bisogno di un trattamento farmacologico adeguato.

Le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte in Europa, determinando quasi 4 milioni di decessi (43% di tutti i decessi) nel 2016.1 Anche in Italia rappresentano ancora la principale causa di morte (dati Istat 2018), essendo responsabili del 34,8% di tutti i decessi (31,7% nei maschi e 37,7% nelle femmine). Dato significativo: il 40% degli adulti presenta almeno 3 dei fattori modificabili di rischio cardiovascolare, quali ipertensione, ipercolesterolemia, sedentarietà, fumo, eccesso ponderale, scarso consumo di frutta e verdura (dati Progetto Cuore)2.

Lo studio pubblicato su Circulation mostra, in particolare, che le persone con livelli medi di colesterolo LDL (130-160 mg/dl) ma con uno score poligenico elevato hanno un rischio equivalente di soffrire di malattie cardiovascolari e infarto rispetto alle persone con ipercolesterolemia (> 190 mg/dl) ma con un PRS di valore medio. La ricerca ha inoltre dimostrato che le persone con punteggi poligenici elevati rispetto alle malattie coronariche possono ridurre il rischio di malattia portandolo nella media della popolazione se mantengono livelli ottimali di LDL (<100 mg/dl). Individui invece con score poligenico basso non presentano un aumento del rischio all’aumentare dei livelli di LDL.

“Il rischio di un individuo di avere un infarto o un ictus è determinato dall’interazione di molti elementi, essendo esso multifattoriale e poligenico. Oggi i risultati di questo nuovo score di rischio poligenico (PRS) cardiovascolare apre interessanti prospettive cliniche per i nostri pazienti, dimostrando che il rischio cardiovascolare di un individuo dipende da una correlazione tra colesterolo LDL e rischio genetico” spiega il Professor Ciro Indolfi, Presidente SIC (Società Italiana di Cardiologia).”Lo studio, pubblicato su Circulation, effettuato su più di 400.000 individui, ha dimostrato che il rischio di infarto e ictus conferito dal colesterolo “cattivo” (LDL-C) è modificato dal background genetico di un individuo. Questo studio suggerisce che i maggiori benefici dei farmaci che abbassano il C-LDL si otterrebbero negli individui con alti score di rischio poligenico (PRS)”. “Lo studio” conclude Indolfi, “ha dimostrato che nei pazienti con alto PRS l’aumento del rischio cardiovascolare, a parità di colesterolo LDL, è stato il doppio rispetto al gruppo PRS intermedio”.

Il PRS è in grado, inoltre, di identificare con precisione quegli individui che nonostante siano indicati come bisognosi di un intervento terapeutico, secondo le linee guida correnti, non sono in realtà ad alto rischio cardiovascolare in base ai loro geni e ai livelli di LDL, e che quindi potrebbero potenzialmente evitare il trattamento.

La definizione del rischio cardiovascolare individuale è oggi uno step fondamentale per le strategie di prevenzione cardiovascolare” fa notare il Professor Massimo Volpe, Presidente SIPREC (Società Italiana per la prevenzione cardiovascolare). “Non è sufficiente diagnosticare e trattare i singoli fattori di rischio, come ipertensione arteriosa, dislipidemie, diabete, ma occorre definire il profilo di rischio cardiovascolare totale (RCT) in ogni singolo individuo e mettere al centro di tutte le strategie e interventi di prevenzione la riduzione di questo valore complessivo, non di singoli elementi come il livello di colesterolo LDL”.

“Assistiamo in questo momento all’emergere di un concetto nuovo, ossia la prevenzione di precisione, che analogamente alla medicina di precisione, intende rendere gli interventi più efficaci e personalizzati. Basti pensare al progetto di legge Cardio50 (DDL 869 in discussione in questo momento al Senato, ndr.), che, come Società Scientifiche, stiamo portando avanti insieme alle Istituzioni e prevede uno screening nazionale su tutte le fasce di età per identificare i soggetti su cui agire con maggiore incisività ed efficienza” evidenzia il Professor Alessandro Boccanelli, Presidente SICGe (Società Italia di Cardiologia Geriatrica). “In questo contesto, può essere molto utile avere a disposizione un semplice test genetico che affina la valutazione del rischio cardiovascolare così da interpretare il vero significato dei diversi livelli di colesterolo e identificare meglio gli individui su cui concentrare l’azione preventiva”.

“Nella pratica clinica risultava un gap informativo: si possono osservare per esempio formazioni di placche aterosclerotiche in pazienti nonostante livelli di colesterolo LDL non elevato e l’assenza dei fattori di rischio notoriamente associati a questa condizione; ad oggi non era ancora stato effettuato uno studio sistematico su come la predisposizione genetica collegata al livello colesterolo LDL influenzi il rischio di infarto miocardico” sottolinea Giordano Bottà, PhD, CEO di Allelica. “Il nostro strumento di analisi del PRS rispetto alle malattie coronariche, basandosi su un nuovo calcolo del punteggio con un potere predittivo migliore rispetto a tutti quelli precedentemente pubblicati, ci ha consentito di comprendere come il colesterolo LDL non influisca sul rischio cardiovascolare per tutte le persone allo stesso modo”.

Il PRS è una misura del rischio di malattie di una persona basata sui suoi geni e si calcola combinando gli effetti di un gran numero di varianti genetiche nel genoma. Allelica ha sviluppato avanzati strumenti digitali per la stima del PRS di una persona rispetto a patologie cardiovascolari, basandosi sulla più recente tecnologia bioinformatica applicata allo studio dei dati genetici di circa 408.000 individui della biobanca del Regno Unito. Basandosi su questo algoritmo, Allelica ha preparato un semplice test genetico salivare, chiamato CardioriskSCORE®, che consente di valutare il PRS di ogni individuo.

L’utilizzo di PRS può inserirsi in ulteriori filoni di ricerca nell’ambito delle malattie cardiovascolari, come il progetto sul rischio di infarto cardiaco INTESTRAT-CAD finanziato da FRRB (Fondazione Regionale per la Ricerca Biomedica, Regione Lombardia), presentato dal Dottor Gualtiero Colombo, Responsabile dell’Unità di Ricerca di Immunologia e Genomica Funzionale presso il Centro Cardiologico Monzino IRCCS di Milano. Lo studio combina dati di imaging cardiovascolare (TAC coronarica ad alta definizione) e una serie di parametri che provengono dalle scienze cosiddette “omiche” (genomica, epigenomica, trascrittomica) per predire quale sarà la prima manifestazione clinica in un soggetto con aterosclerosi coronarica, cioè se presenterà un evento acuto, un infarto o una forma stabile dal decorso più favorevole. Il rischio genetico calcolato come PRS sarà valutato insieme agli altri parametri per fornire indicazioni e strumenti personalizzati utili alla prevenzione della malattia coronarica a livello individuale.

Per la fase successiva del progetto, Merck, azienda leader in ambito scientifico e tecnologico, supporterà Allelica nel portare i benefici del PRS dalla ricerca alla pratica clinica, promuovendo il dispositivo medico CardioriskSCORE®, sviluppato appositamente per la verifica del rischio poligenico, presso i professionisti della salute attivamente coinvolti nella gestione delle patologie cardiache (cardiologi, internisti).

“Crediamo sia molto importante investire in metodi innovativi di prevenzione e rafforzare l’impegno in questo momento in cui la pandemia ha spesso portato a forti ritardi negli screening” dichiara Andrea Paolillo, Medical Affairs Director Merck Italia. “Il PRS di Allelica offre una soluzione semplice ed efficace, in linea con un nuovo approccio nella cura, che deve essere sempre più personalizzata, predittiva, preventiva e partecipativa – la cosiddetta medicina delle 4P –e siamo convinti possa avere ulteriori, utili applicazioni in futuro”.