Countdown per Marco Vannini : sarà una vergogna nazionale

596

 

 

 

di Antonella Bonaffini

E finalmente conoscerà l’epilogo la storia che a Maggio del 2015 si concluse con la morte del giovane ventenne, Marco Vannini.
E l’opinione pubblica è in trepida attesa per quello che è un caso, che rischia di diventare una vergogna nazionale.
Marco, muore a causa di un colpo partito dalla pistola del suocero, Antonio Ciontoli ma se sembra ormai quasi accertato che il colpo partì per errore, la verità conclamata pare essere ad oggi solo una. I soccorsi vennero chiamati, ma poi si decise di riattaccare il telefono volendo prendere del tempo, tempo prezioso, che trascorse incautamente e che condusse il giovane Vannini alla morte. Quando i soccorsi furono allertati e si decise di intervenire, le condizioni di Marco Vannini erano gravissime. Marco, non si era ferito cadendo su un pettine, come inizialmente l’imputato aveva riferito al 118, ma si era ferito a causa di un proiettile che lo colpisce al braccio, sotto la spalla destra, per poi trapassare polmone e cuore. Eppure nessuno dei Ciontoli capisce la gravità di quanto accaduto e probabilmente, nel tentativo disumano di ipotizzare una giustificazione che possa sollevare chi ha impugnato l’arma da ogni responsabilità, è proprio quello a non concedere al ragazzo alcuna possibilità. E l’ Italia inorridisce dinanzi alla sentenza della Corte di Assise che riduce a cinque anni i quattordici che Ciontoli aveva avuto in primo grado. Urla mamma Marina in aula tutto il proprio dolore, perché un figlio di vent’anni non può morire invocando la sua mamma, non può esser lasciato solo nel salire sull’ambulanza, non può non avere accanto i suoi genitori. Marco era figlio unico ed avrebbe potuto essere il figlio di ognuno di noi.  di  Un caso , quello di Vannini, che rivela colpe ed omissioni che da sempre pietrificano l’opinione pubblica, non lasciando spazio ad attenuanti di alcun tipo. Tutta la famiglia Ciontoli era al corrente di quello che quella notte accadde, tutta la famiglia Ciontoli fornisce ai magistrati racconti molto diversificati, tutta la famiglia Ciontoli recita un copione che presenta lati oscuri che si dubita troveranno mai chiarificazione, e lo fa per omettere inizialmente ogni forma di responsabilità. E se la Cassazione non porrà rimedio ad un caso che rischia di diventare dinanzi al mondo intero una vergogna tutta Italiana, è auspicabile che nel nome di Marco Vannini questa volta non scatterà la resa. L’ Italia non resterà in silenzio, perché non si può morire a venti anni. Non si può morire completamente soli. Non si può morire invocando il nome della propria madre.