“Vandelli dipinge al solo scopo di non annoiar se stesso”
Successo annunciato quello della mostra di Marcello Vandelli in Trastevere ma che con la presentazione di Vittorio Sgarbi, trova maggiore motivazione. Sono le diciassette ed un quarto quando Vittorio Sgarbi entra in sala. Prende subito la parola, e come sempre, tutto intorno il tempo sembra fermarsi.Le opere di Vandelli colpiscono il professore per quelle che sono le dimensioni, tutte identiche. L’occhio cattura un’immagine che appare univoca e che nell’insieme, trasuda perfezione, dirà Vittorio Sgarbi.
“Marcello Vandelli racconta la sua vita su un diario quotidiano, che dirompe in immagini dove è incomprensibile capire chi è il modello che lui ha seguito. Chi lo associa a Schifano sbaglia, poiché la sua arte scardina, proponendo di volta in volta stili diversi ma che mantengono una sola forma. Le opere di Marcello Vandelli sono provocatorie ma lui non è un sovversivo ma non è neanche un accademico. E’ un uomo che non si risparmia e che si autodefinisce” affermerà Sgarbi presentandolo. Le opere tutte, nessuna esclusa, colpiscono per il notevole impatto cromatico e per ciò che colori ad acqua, uniti a magnifici smalti, nel supporto riescono a rappresentare. Marcello Vandelli si racconta in un excursus che lo vede dapprima bambino poi adulto e che sa emozionare, perché vedete, dipingere è un atto che appartiene a molti ma dipingere significa anche dovere, ma soprattutto saper raccontare, e Vandelli lo fa col candore di un bambino, con l’anima di chi sente a sessantadue anni, di aver ancora una vita davanti, molto tempo con cui divertirsi e poter giocare. Il personaggio Vandelliano appare un essere estraneo a questo mondo, una persona che malgrado i suoi trecentosessantadue anni (è questa la sua vera età) riesce ancora ad osare. Cantore della figura femminile, Vandelli stupisce allontanandosi dal prototipo che identificherebbe un semplice artista, presentando al suo pubblico delle opere che traducono un variegato messaggio esistenziale e lo fa senza filtri ed alcuna soggezione, semplicemente col cuore. Tutte le sue tele sono ragionate, nulla è lasciato al caso ed attraverso un linguaggio simbolico altamente espressivo, racconta la sua vita con immagini che, sono convintissima, hanno conosciuto certamente il sole ma anche la pioggia… molta pioggia. Eppure se il bimbo piange, l’uomo non si fa consolare e silenziosamente soffre. Grande l’adesione di pubblico ieri a Palazzo Velli, grande il calore che ha abbracciato non solo l’artista ma anche Vittorio Sgarbi, che si è educatamente concesso ai presenti con assoluta disponibilità. Una manifestazione che siamo certi, sarà a lungo ricordata. A parer di Vittorio Sgarbi, di Marcello Vandelli sentiremo ancora a lungo parlare, perché continuerà a stupirci, e questo solo e semplicemente per non annoiar se stesso.