GIOSUÈ AULETTA, PACE PER IL MAESTRO GIACOMO MANZÙ

623

 

di GIANFRANCO COMPAGNO

MANZÙ: “NON DEVONO DISTURBARSI A PORTARMI VIA PERCHÉ VOGLIO ESSERE SEPOLTO IN QUESTO LUOGO “

Intervista a Giosuè Auletta, presidente del comitato popolare “Pace per Manzù”, con lui l’avvocato cassazionista del comitato Paola Ciciotti

“LO STATO CONTRO LO STATO CIVILE”                                                                   Può un tribunale dello Stato andare contro la legge non rispettando quelle regole che impone agli altri di osservare? La risposta, ovviamente, è NO, ma l’ultima ordinanza del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR), pubblicata il 9 novembre 2020 sul caso Manzù, dimostra il contrario. La questione, in poche parole, è questa: il grande artista Giacomo Manzù, morto il 17 gennaio 1991, fu sepolto ad Ardea nel parco del suo museo perché voleva riposare per sempre in pace accanto alle sue opere. Per rispettare l’ultima volontà dell’artista la famiglia fece di tutto per avere dallo Stato Italiano, anche grazie ad un presidente della Repubblica, i permessi necessari a seppellire Giacomo Manzù nella tomba monumentale fatta costruire all’ingresso del museo. La solenne cerimonia funebre, con una grande partecipazione popolare, si tenne ad Ardea il 22 maggio 1992 alla presenza del presidente del consiglio dei ministri che fece il discorso di commemorazione civica. Undici anni dopo, nel 2003, per motivi speculativi, gli eredi Manzù tentarono di portare la salma dell’artista a Bergamo sostenendo che questa era l’effettiva volontà di Giacomo Manzù. Una

mobilitazione popolare (sostenuta dalla Provincia di Roma), riuscì a far rispettare la volontà di Giacomo Manzù di riposare in pace nel luogo dove aveva scelto di essere sepolto soprattutto grazie ad una petizione al presidente della Repubblica Azeglio Ciampi sottoscritta da 10.000 cittadini. Nel 2012 ci fu un nuovo tentativo della famiglia di sradicare Manzù da Ardea, sempre con il trasferimento della salma a Bergamo. Anche questa volta il tentativo falli in seguito ad una decisa presa di posizione dell’amministrazione comunale e provinciale a sostegno di un’altra petizione popolare, sottoscritta da migliaia di cittadini, indirizzata al presidente della repubblica Giorgio Napolitano. Il 25 maggio 2019 gli eredi Manzù cambiano strategia, sempre per motivi speculativi, e presentano al comune di Ardea la richiesta di rimuovere la salma di Giacomo Manzù per portarla a San Benedetto del Tronto con l’intenzione di incenerire i resti dell’artista dichiarando, ancora una volta, che questa era l’effettiva volontà di Giacomo Manzù. L’ufficiale di governo dello STATO CIVILE del comune di Ardea (che in questo caso rappresenta lo STATO ITALIANO) risponde che non ci sono i presupposti di legge per il rilascio dell’autorizzazione anche perché dalla documentazione allegata alla richiesta risulta chiaramente che Giacomo Manzù voleva essere “SEPOLTO” e non cremato. Dopo un anno di riflessione sul da farsi, gli eredi Manzù si rifanno vivi con un ricorso al TAR sostenendo che il procedimento amministrativo iniziato con la richiesta al comune di Ardea il 25 maggio 2019 non si era concluso. Il TAR del Lazio, nel mese di luglio 2020, con una motivazione senza ragione, riapre il procedimento amministrativo formalmente concluso da un anno dando un mese di tempo al comune di Ardea per un nuovo provvedimento. In caso di inadempimento da parte del comune di Ardea, il ministero dell’interno doveva nominare un “commissario ad acta”, cioè un funzionario statale che, sempre con trenta giorni di tempo a disposizione, doveva fare l’atto al posto dell’amministrazione locale. Il 25 agosto 2020 il Comune di Ardea conferma, concludendo per la terza volta il procedimento amministrativo, che non ci sono i presupposti di legge per autorizzare la rimozione della salma di Giacomo Manzù dal luogo dove riposa in pace da quasi trenta anni anche per rispettare tutto quello che l’artista (Genius Loci) ha rappresentato e rappresenta nella storia della comunità locale. Il 31 agosto 2020, senza alcuna legittimazione, un “commissario ad acta”, nominato dal

ministero dell’interno, si insedia ad Ardea come se il Comune non avesse provveduto a fare quanto previsto dal TAR del Lazio. Nessuno sa cosa abbia fatto questo personaggio nel suo mese di tempo fino a quando il 9 novembre viene resa pubblica una assurda ed irragionevole ordinanza del TAR che concede altri sessanta giorni al “commissario ad acta” come se il comune di Ardea non esistesse! Per FARE COSA? La risposta è chiara: quello che per legge non si può fare tentando di prendere una decisione nell’interesse di una parte che non è quella della LEGALITA’, della VERITA’ e della GIUSTIZIA. Questo lo ha già fatto lo STATO CIVILE del comune di Ardea con la sua decisione di rispettare e far rispettare, nell’interesse generale, la volontà di GIACOMO MANZU’ di essere lasciato a riposare per sempre in pace nel LUOGO dove SCELSE di essere SEPOLTO.

COMITATO POPOLARE ECOMUSEO “PACE per MANZU’” – LAZIO VIRGILIANO