Mi chiamo Foggetti Maria e ho lavorato per anni nel sociale come educatrice. Nel corso del tempo ho vissuto e conosciuto tante realtà problematiche diverse tra loro, ma in modo particolare mi ha colpito la grande sofferenza di tanti papà separati ,vittime di inganni e di ingiustizie, e dei loro figli rimasti senza un genitore ed è per questo motivo che ho deciso di dedicare parte del mio tempo all’approfondimento di questa tematica.Spesso tanti padri separati utilizzano sempre più i social per confrontarsi sulle loro problematiche comuni al fine di riunirsi, anche solo virtualmente, per capire come poter riuscire a far valere i loro diritti ed una parità di genere spesso negata in fase di separazione e divorzio. Una richiesta di attenzione arriva dall'”Unione Padri Separati”, un movimento apolitico nato da poche settimane che conta già diversi iscritti in tutta Italia. Obiettivo del gruppo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla delicata problematica dei padri separati che si sta aggravando sempre di più, sino a diventare un vero e proprio dramma sociale. A nome di questo gruppo desidero condividere e diffondere un articolo scritto personalmente alcune settimane su questa emergenza sociale troppo spesso ignorata.
“Sempre più soli, abbandonati e schiacciati da un sistema giudiziario discriminante e contraddittorio.
Alcuni perdono tutto: figli, casa, lavoro, altri finiscono in strada improvvisamente, da un giorno all’altro, senza alcun preavviso.
Altri ancora, di colpo, spesso a causa di false accuse da parte dell’ex coniuge, diventano pericolosi criminali, uomini violenti da cui difendersi, persone pericolose capaci di violenza e senza scrupoli.
Si tratta dei padri separati: i nuovi poveri, uomini vittime troppo spesso dei meccanismi perversi e diabolici tipici di un sistema giudiziario che silenziosamente, come un Tritacarne, distrugge la loro vita e quella dei loro figli.
In seguito alle separazioni si assiste sempre più frequentemente alla rovina di tanti uomini che, per incoerenze legislative, sono ridotti alla povertà.
Nel 2016 In Italia, secondo i dati dell’Eurispes, su 4 milioni di papà separati circa 800 mila vivono sotto la soglia di povertà, mentre un milione e mezzo vive in condizione di indigenza.
A causa di separazioni conflittuali molto spesso gran parte degli uomini è ricattata dall’ex coniuge che spesso utilizza i figli come burattini, come strumento di vendetta contro il padre, come unico mezzo per ottenere ulteriori aiuti oltre che per riversare rancori e malcontenti sull’ex.
Il sistema legislativo attuale, troppe volte appoggiato e sostenuto da lobby accecate solo dai loro interessi, ha creato un’incredibile contraddizione, un’impressionante spaccatura della figura paterna: da un lato c’è il “padre Bancomat”, l’uomo che deve obbligatoriamente versare assegni di mantenimento e sostenere innumerevoli spese indipendentemente dalle sue reali possibilità, quasi fosse scontata la presenza di una loro adeguata disponibilità economica , quasi fosse irrilevante il diritto di un padre ad avere una vita dignitosa, dall’altro c’è il “padre clochard”, il nuovo povero, un uomo che di colpo può ritrovarsi a dormire in auto e che possiamo incontrare in un giorno qualunque in fila alla Caritas per ricevere un piatto caldo.
A tutto ciò si aggiunge la violenza psicologica di cui molti uomini sono vittime da parte delle ex mogli che, anteponendo il proprio egoismo al delicato equilibrio psico emotivo del proprio figlio, utilizzano qualsiasi mezzo pur di strappare la figura paterna dalla vita del bambino.
Ma cosa accade ad un padre separato ridotto in stato di povertà?
La frequenza di incontro tra padre e figlio è ridotta, gli spazi di vita e i luoghi di incontro non sempre sono idonei, soprattutto se il padre indigente non ha la possibilità economica di offrire al figlio ciò che prima poteva.
Il tempo da dedicare alla relazione è scansionato: si sente parlare del così detto “tempo di visita”, un concetto talmente arido e infelice che porta ad immaginare la figura del padre come quella di un detenuto con libertà condizionata a cui è concesso un tempo limitato per dimostrare l’amore verso un figlio, un uomo che pian piano diviene un estraneo agli occhi di un bambino che colpe non ha.
Non è forse violenza quella di un uomo costretto a chiedere il permesso per vedere suo figlio?
Non è violenza sull’uomo quella di tante donne che ricattano gli ex coniugi minacciandoli di non fare vedere i figli?
Non è violenza psicologica sull’uomo la frase: “Sei un fallito!” “Ti distruggo” “Non ti faccio più vedere tuo figlio?”.
Non è violenza sul minore quella che impedisce ad un bambino di trascorrere del tempo con il proprio padre senza che qualcuno lo faccia sentire in colpa?
Non è violenza quella sul minore che spesso parla usando frasi e parole pilotate da una madre malevola?
Sarebbe utile pensare alla presenza territoriale di centri antiviolenza anche per gli uomini vittime di maltrattamenti e di violenza psicologica e alla proposta di percorsi terapeutici e riabilitativi per donne alienanti affinché possano raggiungere una reale presa di coscienza del significato del ruolo materno, della parola genitorialità e dell’importanza del delicatissimo equilibrio psicologico ed emotivo dei minori.
Non è un caso che recentemente la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo abbia condannato l’Italia in quanto Paese totalmente incapace di difendere ed assicurare il rispetto dei diritti dei Padri Separati.
Ma chi c’è davvero dietro quegli uomini verso cui il sistema si accanisce?
Chi si nasconde dietro quegli uomini le cui sofferenze e i cui problemi per alcune lobby di avvocati sono solo piatti appetibili ed inesauribili fonti di guadagno?
Ci sono uomini, uomini che prima di tutto sono Persone , esseri umani e padri che semplicemente vorrebbero poter esercitare il loro diritto naturale alla genitorialità ,padri che vorrebbero semplicemente continuare ad amare i loro figli nonostante la separazione, padri che non possono essere condannati solo perché indigenti, padri e uomini ingabbiati in matrimoni infelici che non hanno il coraggio di separarsi per timore delle conseguenze, padri che non possono essere etichettati come mostri a causa delle false accuse di donne instabili che abusano di quel potere che con grande dignità fu conquistato in passato da parte di vere donne, infangando così la memoria delle giuste lotte per la parità di genere.
È giunto il momento di far chiarezza, di scoperchiare il marcio che divora quei palazzi di Ingiustizia, di portare alla luce il business di tutte quelle realtà e di quelle lobby corrotte che senza scrupoli vivono sulla disperazione di coppie, famiglie e padri in difficoltà.
Se ci fosse una certezza della pena e se fossero perseguibili penalmente tutte quelle figure coinvolte nel fenomeno delle false accuse e complici di questo sistema malato, avremmo padri più sereni e bambini più felici.
E’ doveroso dunque parlare di questa grave piaga sociale ed ammettere l’esistenza di una vera e propria violenza sui padri e sui minori coinvolti, alienati da un apparato socio-giudiziario che ad oggi ha ritenuto sempre troppo scomodo ammettere le proprie contraddizioni.
E’ ora che si tutelino i diritti dei padri e delle madri allo stesso modo, che si smetta di lottare contro la violenza di genere ma che si lotti contro ogni genere di violenza, che si rispetti il diritto alla bigenitorialità, che si smetta di trattare i padri come genitori di serie B, ma soprattutto è ora di porre fine alla gratuita sofferenza di tanti minori orfani di padri vivi.
Viviamo circondati da una realtà mediatica e sociale che non è quella che vorrebbero farci credere ed è forse arrivato il momento che le istituzioni preposte intervengano seriamente per far cessare questo dramma senza fine”.
Dott.ssa Maria Foggetti