Il 26 novembre la seconda riunione della conferenza dei servizi sulla proposta di discarica a Sant’Apollonia
Due nodi da sciogliere: la “campagna romana” e i dubbi di Arpa sulla presenza di rifiuti
di Riccardo Toffoli
Riparte l’iter della conferenza regionale dei servizi che dovrà decidere se la discarica di rifiuti, proposta dalla Frales nel 2022, si potrà o meno fare a Sant’Apollonia. E se questa, possa diventare “strategica” per soddisfare tutto l’Ato di Latina così come vorrebbe la Regione. Il 23 gennaio scorso la conferenza dei servizi si era fermata su alcune valutazioni urbanistiche e ambientali. Prima sul parere non favorevole del Comune di Aprilia alla variante urbanistica e successivamente per le indagini ambientali sul sito in seguito ad alcuni superamenti per i quali l’Arpa, il braccio ambientale della Regione Lazio, l’8 ottobre scorso ha riscontrato “la possibile origine naturale”. Insomma si torna a discutere con, questa volta, una Regione che ha deciso di giocare a carte scoperte. Con una nota ufficiale, infatti, la Direzione del Ciclo Rifiuti della Regione Lazio ha presentato alla Soprintendenza un’osservazione volta a chiedere l’esclusione del terreno dove dovrebbe sorgere la discarica dalla perimetrazione della “Campagna Romana” vista “l’importanza strategica a livello regionale della realizzazione della discarica”. La presa di posizione della Regione non è affatto piaciuta alla politica locale che, dopo un più o meno lungo periodo di silenzio dovuto alle note vicende giudiziarie che hanno portato la città al commissariamento straordinario, ha rialzato la testa. Sul tavolo, però, non c’è solo questa valutazione. Manca il parere definitivo dell’Arpa che chiede, sulla base di un sondaggio effettuato, di verificare l’estensione dei rifiuti per assicurarsi se invadano o meno l’area prevista per l’impianto di discarica. Infatti il sito individuato risulta essere su più lati dei confini, adiacente alla vecchia discarica di rifiuti urbani di Aprilia degli anni ’80 sul quale è in piedi una proposta di bonifica finanziata con i fondi del Pnrr. E così anche la seconda conferenza dei servizi si chiude senza decidere, ma con la convocazione di un tavolo tecnico.
I PARERI PERVENUTI
Sono passati quasi due anni da quando la Frales, società collegata a Fabio Altissimi patron di Rida Ambiente, ha presentato il progetto di una discarica a Sant’Apollonia. Era il 5 dicembre 2022. Va precisato che il termine “discarica” che rimanda a quelle che c’erano negli anni ’70 e ’80, e che oggi non esistono più, non è propriamente indicativo dei progetti di oggi. I progetti in essere sono finalizzati alla realizzazione di depositi di rifiuti che per sintesi vengono chiamati discariche, ma che arrivano insomma già trattati e sui quali c’è un controllo e un monitoraggio attento. Per cui nulla c’entrano con le discariche di quel periodo. Il progetto presentato da Frales prevede la realizzazione di un deposito definitivo di rifiuti atto a garantire l’autosufficienza dell’Ato di Latina per una capacità utile di abbancamento di circa 940.000 mc di rifiuti. La proposta di Frales ricadrebbe a Sant’Apollonia, in via Scrivia. Il sito individuato risulta essere su più lati dei confini, adiacente alla vecchia discarica di rifiuti urbani di Aprilia degli anni ’80. Il progetto aveva incassato il parere favorevole del Ciclo Rifiuti e dell’area urbanistica regionale. Fin dall’inizio il Comune di Aprilia aveva espresso contrarietà all’impianto, sul piatto anche la delibera del Consiglio del 19 gennaio scorso. Nella conferenza dei servizi, i delegati per il Comune di Aprilia il dirigente dell’ambiente Marco Paccosi e l’ing. Gabriele Rezzini dell’ufficio ambiente hanno espresso le stesse posizioni, aggiungendo la possibilità di “interferenze” tra le operazioni di bonifica dell’ex discarica e quelle di realizzazione della nuova discarica. Inoltre il Comune di Aprilia ha aggiunto che l’area è stata inserita nelle perimetrazioni di tutela della “campagna romana” che imporrebbe il divieto di realizzare nuovi impianti del genere. E così la seconda riunione della conferenza dei servizi si è impantanata proprio su questi due aspetti: l’inserimento del terreno nelle tutele della “campagna romana” e l’esatta estensione dei rifiuti presenti di modo da escludere in maniera definitiva che questi interferiscano con il progetto.
LA “CAMPAGNA ROMANA”
Uno degli scogli da superare riguarda le osservazioni presentate dalla Soprintendenza che, già a marzo aveva espressamente avvisato che l’area interessata dal progetto “interferisce con un sito archeologico noto”. Il funzionario di zona, arch. Daniele Carfagna ha richiesto nuovamente “gli elaborati relativi allo studio paesaggistico e i fotoinserimenti”. Poi la Soprintendenza ha messo sul tavolo il nuovo procedimento, attualmente in corso, di approvazione definitiva della perimetrazione della “campagna romana” apriliana nel quale il sito della discarica ricadrebbe. E per il quale il parere sarebbe così vincolante. Com’è noto, il 12 dicembre 2023 il Consiglio comunale ha avviato il procedimento di dichiarazione di notevole interesse pubblico per il riconoscimento dei beni paesaggistici, archeologici e geomorfologici della “Campagna Romana” nella zona Nord-Ovest del Comune di Aprilia. La proposta è stata di fatto recepita e l’8 agosto è stata pubblicata all’albo per la presentazione delle osservazioni. Ma sono scattate le misure di salvaguardia. Il sito individuato per la discarica ricadrebbe nella perimetrazione e le misure stringenti delle tutele contrasterebbero con la realizzazione della discarica. Il nodo è talmente intricato che la stessa Regione Lazio ha dovuto scoprire le carte. Con una nota del 25 novembre, la direzione regionale dell’Area Rifiuti ha presentato una formale osservazione chiedendo alla Soprintendenza di escludere dalla perimetrazione della “campagna romana” l’area dove dovrebbe sorgere la discarica. L’area regionale fa riferimento al fatto che il procedimento è stato avviato nel 2022 quando ancora non era stata avanzata la proposta di tutela. E poi entra nel merito: “L’effetto della dichiarazione di notevole interesse pubblico proposta comporta la cogenza dei paesaggi previsti dalla Tavola A del Piano Territoriale Paesaggistico Regionale (PTPR) Lazio che, nel caso del sopra richiamato progetto, impone il divieto di realizzare nuove costruzioni per tale fattispecie impiantistica, secondo le norme tecniche del PTPR previste per il Paesaggio Agrario di Rilevante Valore, in cui ricade il progetto. La mancata realizzazione dell’impianto, attualmente in procedura PAUR, potrebbe generare la insufficienza impiantistica nella regione. La non autosufficienza impiantistica di destino finale è stata individuata come una criticità che tramite l’adozione del nuovo Piano Regionale di gestione dei rifiuti 2026-2031, attualmente oggetto di procedimento di valutazione ambientale strategica, consentirebbe di superare con la previsione di una adeguata offerta impiantistica”. Con conseguente possibile procedura d’infrazione da parte dell’Europa. La plateale presa di posizione della Regione Lazio a favore del progetto e prima della fine della valutazione tecnica, ha smosso tutta la politica locale, per mesi dormiente. I rappresentanti della Soprintendenza hanno comunicato, durante la conferenza dei servizi, che stanno valutando le osservazioni presentate.
LA PRESENZA DI RIFIUTI
Altro nodo da sciogliere riguarda l’Arpa che ha chiesto, prima di emettere parere definitivo e tra l’altro vincolante, di verificare l’estensione dei rifiuti presenti, seppur non ne siano stati riscontrati nel sito dove dovrebbe sorgere la discarica. L’Arpa aveva già chiesto una serie di rilievi specifici stante il superamento di alcuni valori presenti sul terreno.L’8 ottobre ha, quindi, dichiarato: “Gli esiti analitici complessivamente confermano il quadro ambientale già emerso nel 2012, avvalorando, in ragione delle concentrazioni rilevate e della distribuzione delle stesse piuttosto uniforme sia verticalmente che arealmente, con piena confrontabilità anche per i sondaggi esterni al sito di riferimento, la possibile origine naturale dei superamenti riscontrati”. Ma l’Arpa va però ad aprire un altro fronte. “Nel corso delle attività di indagine ambientale in parola –continua la nota- i tecnici Arpa Lazio intervenuti hanno preso visione della cassetta catalogatrice del sondaggio denominato S3 dalla quale è stata rilevata la presenza di rifiuti, verosimilmente riconducibili a RSU, frammisti a terreno rimaneggiato”. Nonostante questa presenza sia stata rilevata in una zona “geograficamente ricadente esternamente al perimetro di progetto” l’Arpa ha chiesto di valutare l’effettiva estensione dei rifiuti “al fine di verificare realmente se tale estensione dei rifiuti da rimuovere invada o meno l’area prevista per l’impianto di discarica”. E il dirigente regionale dell’Aia ha fatto proprie le argomentazioni, definendo queste informazioni “necessarie ai fini della definizione del procedimento”. Parere tutt’altro che ininfluente. A nulla sono valse le argomentazioni dei tecnici della società proponente che hanno più volte ribadito come questa presenza riscontrata sia fuori dal perimetro dell’area di discarica. Si è così deciso per un tavolo tecnico ristretto ad Arpa Lazio, A.I.A. V.I.A., Bonifica Siti Inquinati, R.U.R. e Società proponente per dirimere la questione o valutare altre attività d’indagine sul terreno.