È il più grande centro di accoglienza polacco dei rifugiati ucraini dove arrivano e partono circa 600 ucraini al giorno per l’Europa
“Mi rimarrà impressa la forza delle donne. Donne che si fanno carico di tutto, bagagli enormi con in braccio il bambino, lasciano il marito per mettere in salvo il proprio figlio”
Gloria: una ragazza di una grande umanità e sensibilità, orgoglio della città
di Riccardo Toffoli – Questa è la storia di Gloria Mastrocicco, una nostra giovane concittadina 21enne orgoglio di Aprilia. Ha sfidato la sorte con l’impellente necessità morale di fare qualcosa, di aiutare. È partita così, alla cieca, munita solo del suo lodevole slancio umanitario domenica 13 marzo e si è recata a Przemyśl, una città polacca di circa 60 mila abitanti, al confine con l’Ucraina e che oggi rappresenta il più grande centro di accoglienza e smistamento dei rifugiati provenienti dall’Ucraina. Non conosceva nessuno. Ha operato nel centro commerciale che è stato trasformato nel più famoso e grande centro di accoglienza di tutta Europa. Lì arrivano la maggior parte dei profughi provenienti dall’Ucraina e da lì partono i pullman per portarli in tutta l’Europa. Gloria ha un cuore d’oro, una sensibilità unica e una spinta umanitaria che ha sempre dimostrato in ogni occasione. È stata eletta consigliere dei giovani, proveniente da quella grande fonte di rinnovamento che è RiGenerazione Apriliana ed è stata eletta più recentemente segretario dei Giovani Democratici di Aprilia. L’abbiamo raggiunta telefonicamente per darci questa importante testimonianza che lei stessa ha raccontato giorno dopo giorno nella sua pagina facebook, ricca di messaggi di solidarietà e di vicinanza provenienti da tutta la città.
Perché hai sentito l’esigenza di partire? – “E’ stato uno slancio umanitario. Ho visto le notizie scorrere giorno dopo giorno sul telegiornale e ho maturato l’idea di dover dare una mano. Non ho una famiglia qui da accudire e quindi ho pensato che fossi la persona che in qualche modo dovesse fare qualcosa più degli altri”.
Ti sei inserita in qualche organizzazione? Hai preso contatti con qualcuno- “All’inizio ho cercato delle organizzazioni a cui appoggiarmi ma non ho trovato nessuno. Sono partita da sola. Mi sono organizzata con un compagno di università. Abbiamo visto che Przemyśl era la località più importante per l’accoglienza. Sta al confine polacco ed è la prima città grande che si incontra se si viene dall’Ucraina. Abbiamo pensato che sicuramente ci sarebbe stato bisogno di aiuto. Così abbiamo fatto i biglietti d’aereo per Cracovia e da lì siamo arrivati con il treno a Przemyśl”.
E lì chi avete trovato? – La stazione ferroviaria di Przemyśl era piena di gente. Il caso ha voluto che incontrassimo un signore di Londra, oggi è tornato in Inghilterra, che faceva da spola tra il centro di accoglienza e la stazione. Praticamente lui guidava un pullman per trasportare tutto il giorno e tutti i giorni i rifugiati dell’Ucraina in stazione. Lui ci ha portato al centro che dista dalla stazione circa tre chilometri”.
Da qui è iniziato l’impegno…..- “Avevamo prenotato una camera per tre notti. C’è un seminario che ospita i volontari accorsi da tutta Europa. Ma vi assicuro che qui non c’è tempo per dormire. La notte e il giorno non hanno differenza. In tutte le ore vengono persone dall’Ucraina e dobbiamo essere pronti per accoglierle al meglio”.
Come funziona il centro? – “Il centro è molto grande. Si tratta di un centro commerciale. I negozi sono stati svuotati e la struttura è stata riconvertita in centro di accoglienza. È diviso in stanze in base alla meta di destinazione. Quando siamo arrivati al centro, abbiamo dovuto registrarsi. Qui è possibile registrarsi o come volontari o come autisti. Io ho prestato servizio di volontariato presso la stanza italiana. La stanza in cui lavoro è un vecchio magazzino, c’è la mia brandina che praticamente non uso quasi mai. Il lavoro è h24 e le luci sempre accese. Ogni stanza quindi ospita i profughi e organizza viaggi verso la meta europea di destinazione. Da me si organizzano viaggi e partono i pullman per l’Italia”.
Di che numeri stiamo parlando? – “In questi ultimi giorni la frontiera è bloccata. Arrivano pochi rifugiati. Non so bene di preciso. Sembra ci sia un problema al sistema di registrazione. Nella quotidianità purtroppo diventata normale, arrivano al centro circa 600 persone al giorno. Si tratta per lo più di donne, bambini e anziani. Si tratta di persone che scappano per la guerra, per la fame, che sono costrette ad andarsene dall’Ucraina per salvarsi”.
Chi è venuto qui dice che non vede l’ora di tornare in Ucraina. Anzi si sente in colpa perché non può essere d’aiuto alla resistenza. Dicono questo lì? – “Le persone che arrivano qui sono state costrette ad abbandonare il loro paese. Non vedono l’ora di tornare nella loro terra, a vivere la loro vita. Sì confermo. Piangono e si disperano. Vogliono tornare a casa”.
Dicono che gli anziani sono quelli che sono meno sensibili alla libertà, che forse avrebbero preferito più un governo fantoccio filo Putin alla guerra di resistenza….. – “Non le so dire cosa pensano di politica gli anziani. Dico solo che se sono scappati anche loro, forse tanta voglia di rimanere lì non c’era”.
Quanti al giorno vengono in Italia? – “Allora tutti gli ucraini che attraverso il confine devono registrarsi come rifugiati richiedenti asilo. I rifugiati vengono accolti qui per un periodo brevissimo. Molti passano di solito una sola notte ma in alcuni casi, se trovano il pullman per la loro destinazione già pronto, partono subito senza passare neanche la notte nel centro. Dipende ovviamente dalla destinazione e dalla presenza o meno di un pullman che li porti. Diciamo che di norma partono circa 100 persone al giorno per l’Italia con i pullman”.
Avete beni di prima necessità, vestiti o vi occorre qualcosa? – “Il cibo arriva in abbondanza. Ce n’è talmente tanto che negli ultimi giorni abbiamo fermato gli invii per la paura che poi venga buttato perché in eccesso. Riceviamo tanto. C’è la solidarietà di tutti e questo è veramente molto commovente”.
I bambini…..sono la fascia più debole. Come la vivono? – “Dipende dall’età. I bambini piccoli, di pochi anni, non si rendono conto di cosa stia succedendo. Diciamo che si trovano per loro delle distrazioni in grado di tenerli al riparo più possibile. La fascia più difficile è quella dei 12-13 anni. La situazione in questi casi è molto drammatica. Piangono. Piangono tanto. Hanno lasciato il loro papà. Parlano ma non sai cosa dicono. Il centro ha promosso una stanza dedicata ai bambini per il gioco. Si chiama Kindergarten ed è un modo per distrarli dalla realtà”.
Questa esperienza ti rimarrà sicuramente impressa per tutta la vita. Cosa però ti ha toccato maggiormente? Quali immagini o frasi? – “Le posso dire due cose. Ieri è venuta una madre molto giovane. Come tutte, preoccupatissima, in stato di confusione. Doveva partire per l’Italia e mi ha chiesto prima di prendere la decisione definitiva, se l’Italia fosse un paese Nato. Io le ho risposto: sì, certo. E solo in questo modo si è rassicurata. Sapeva di andare in un paese sicuro. Inoltre mi ha colpito la forza di queste donne. Sono donne giovani che hanno già un figlio piccolo. Si caricano di tutto, insieme al figlio in braccio. Vengono al centro con bagagli enormi, hanno portato quello che potevano. Hanno lasciato lì il loro marito che potrebbero non rivedere più per mettere in salvo il figlio. Questa è la forza delle donne. Che mi rimarrà sempre impressa”.
Pensi di tornare? Quando? – “La situazione non è semplice. Non si dorme, le condizioni igienico-sanitarie sono quelle che sono. Ho preso un virus intestinale. Penso di fare tappa al centro di accoglienza a Cracovia e poi di tornare presto ad Aprilia”.