di Antonella Bonaffini
Ci sono alchimie difficili da spiegare ma che rendono dovuto l’atto di doversi necessariamente interrogare. Sono le complicità mentali, emotive e fragili, eppure rigorosamente cosi forti, quelle che ci stimoleranno sempre, portandoci in un mondo difficilmente comprensibile ma che, sorprendentemente, ci saprà spiegare. Il tempo porterà con sé ciò che è stato, quanto di effimero avrebbe potuto essere ma potenziera’ il sentire vero, certo, indissolubile, qualcosa che riuscirà a resistere al deleterio attimo e che difficilmente, si potrà confutare. Ciò che saprà resistere al tempo, e che da questo trarrà pace e beneficio, sarà il tesoro a cui ciascuno di noi, silenziosamente e consapevolmente, dovrà aspirare. Pensare con la stessa mente, un atto preziosissimo che al momento in cui sentiremo di poterci perdere, di certo ci farà ritrovare. Eppure, se ci guardiamo un attimo intorno, l’individualismo sembra ormai imperare.Tutti presi dal nostro ego, chiusi in un sapere che non ammette repliche, abbiamo abbandonato un atto semplicissimo. Quello di saper ascoltare. Non ci si lega più, semplicemente perché non ci si cerca più e non ci si cerca più perché probabilmente non si riesce a trovare il tempo per poterlo fare. In una società che propina ideali che sembrano infrangersi con ciò che eticamente sarebbe consigliabile, una società che guarda all’ involucro più che allo stesso contenuto, riconoscer delle affinità risulta esser impresa ardua. Eppure Vandelli, attraverso un simbolismo il cui messaggio arriva diretto, senza mediazioni, ci apre alla speranza. Un giorno non troppo lontano, guardando un nostro simile, troveremo la capacità empatica per poterlo magicamente riconoscere. Ed è in quel momento che, tra l’essere e l’apparire, finalmente e del tutto inaspettatamente, vedremo realizzarsi la giusta mediazione.