di Antonella Bonaffini
A volte, del tutto infondatamente ci convinciamo di ciò che non esiste. E’ una percezione soggettiva quella che muove ogni nostro convincimento, che non corrisponde però a ciò che è oggettivamente reale. Il nostro cervello interpreta in modo del tutto personale le informazioni che riceve, operando una distorsione che ci distacca da ciò che è veritiero, conferendo alla nostra mente impressioni che non sono reali. In questa opera, che ha come matrice il Simbolismo Vandelliano, vedremo come l’equilibrio risulta essere precario e sebbene sia visibile quel filo di congiunzione tutto appare in bilico, pronto ad essere confutato. Troppo spesso, diamo la parola al nostro inconscio mettendolo nella straordinaria condizione di poter elaborare, convincendoci di una cosa anziché di un’altra perché, soprattutto nei rapporti interpersonali, abbiamo la necessità di vedere le persone non per come sono ma per come noi avremo forse voluto che fossero. Non a caso l’artista in questa sua rappresentazione dipinge una ragnatela, un involucro costituito da fili microscopici che i ragni tessono allo scopo di intrappolare le proprie prede. Le percezioni soggettive hanno come preda il nostro stesso io che sembra, ed alla luce dei recenti accadimenti troppo spesso accade, voler elaborare una realtà che potrei qualificare in mille modi ma che a volte non risulta essere reale. La solitudine genera illusione, al pari della sofferenza che spesso ci mette nella condizione di cercar di vedere soltanto il lato migliore delle cose, regalandoci una realtà illusoria. La mancata percezione della veridicità fa si che la realtà sia fallata e che si concentrino energie su di essa al solo scopo di non elaborare. E viene da chiedersi perché si senta improvvisamente il bisogno di illudersi, prendendo le distanze da ciò che costantemente il mondo ci propina. Le risposte potrebbero essere tante, ma tra tutte, vincerebbe di certo la più semplice. I messaggi che in questo momento la società ci rimanda non sono semplicemente quelli che noi avremmo voluto ascoltare. In L’illusione della realtà Donald Hoffman ci costringe a ripensare a tutte le nostre certezze; a comprendere che i vantaggi adattativi sono molto più importanti per la nostra specie della verità; ma soprattutto, a riconoscere che ciò che chiamiamo realtà è soltanto la più sofisticata ed evoluta delle illusioni.
E c’è da chiedersi se in quella ragnatela, il nostro io troverà rifugio eternamente o se ricercherà la forza per potersi finalmente liberare.