MUSEO NAZIONALE ETRUSCO DI VILLA GIULIA

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ROMA 12 e 13 ottobre 2022 – FORUM IN MEMORIAE AURA CLASSICOCONTEMPORANEO

di  Giovanni Papi. Curatore e ideatore della Manifestazione

 

Nella meravigliosa e prestigiosa sede del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma, storica residenza rinascimentale suburbana di Papa Giulio III, dedicato alla civiltà Etrusca e Falisca, insieme alla villa Poniatowski dove sono conservati anche reperti dal Latium Vetus, in particolare quelli riferiti al tempio della “Mater Matuta” si è svolto, nell’ambito delle attività culturali di rilievo nazionale e internazionale, il Forum dal titolo CLASSICO CONTEMPORANEO proposto, ideato e curato da chi scrive, presidente dell’associazione Archeoclub di Aprilia e tenutosi il 12 e il 13 ottobre del 2022, nella sala della Fortuna. Alla manifestazione sono stati invitati direttori di musei, storici e critici d’arte, studiosi, architetti, archeologi, artisti. Il Forum ha avuto un grande successo e anche vari patrocini: il comune di Roma, assessorato alla cultura, il Centro Studi sulla Cultura e l’Immagine di Roma, il “Quasar Institute For Advanced Design”, l’ordine degli Architetti P.P.C. di Roma e Provincia, l’ordine degli Architetti P.P.C. di Latina e Provincia (giornate di studio valide per i crediti formativi) e il comune di Aprilia.

L’obiettivo dell’incontro, che affronta il vasto tema della Classicità e Contemporaneità, è quello di cogliere, in rapporto all’Antico e alla Storia, i vari volti e articolazioni del nostro Contemporaneo. Due intense giornate di incontri ricche di riflessioni, visioni, spunti, dialoghi, considerazioni, dibattiti, proiezioni, immagini, lectio, in presenza o in collegamento con interventi generosi e appassionati: idee e pensieri espressi sempre in modo partecipato, scaturiti da una vera esigenza di sostanziale confronto e dialogo su una tematica stringente, attuale e molto sentita. Giornate aperte dalle considerazioni del direttore del museo ETRU: Valentino Nizzo, dal presidente del Centro Studi Roma: Marcello Fagiolo e dal direttore scientifico del Quasar Institute: Benedetto Todaro. Molte le indicazioni, suggestioni e prefigurazioni espresse sull’argomento anche dai relatori e articolate in varie modalità a cominciare da Paolo Giulierini direttore del MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli: “il museo archeologico più importante al mondo” e non è un caso che il nuovo ministro fresco di nomina, in questi giorni, gli ha dedicato la sua prima visita ufficiale). Giulierini mente estremamente lucida, basta leggere il suo ultimo libro “Stupor Mundi”, dove pone in relazione gli avvenimenti del mondo antico con quello della nostra modernità, parla del “fenomeno del Contemporaneo” come componente già all’interno delle istituzioni museali storiche inevitabilmente intrecciata con il percorso di conoscenza di tutte le arti. Claudio Strinati, segretario generale dell’Accademia Nazionale di San Luca, fra i maggiori studiosi del Rinascimento e del Barocco dal pensiero raffinato ha commentato “che ciò che è contemporaneo ha in sé una scintilla di eternità”. Elena Pontiggia decisamente la più importante studiosa del Novecento, docente all’accademia di Brera e al Politecnico di Milano ha parlato di “classicismo eretico” dell’Europa a cavallo degli anni ’20 quando gli stessi artisti che avevano dato vita alle avanguardie storiche riflettono sulla loro storia: anche i futuristi avevano un passato. Franco Purini grande teorico dell’architettura, formatosi con Bruno Zevi e Ludovico Quaroni, ha sottolineato la nostra appartenenza alla tradizione dell’umanesimo e quindi: “il Contemporaneo non può che essere un neo-umanesimo”. Daniela de Angelis ci ha introdotto alla straordinaria attualità di Luigi Moretti, fra i più importanti architetti degli anni ’30, “influenzato dall’antico”. Giulio Paolucci, conservatore delle collezioni della fondazione Rovati di Milano, parla dell’archistar Mario Cucinella e del modo in cui ha coniugato insieme, nella recente apertura del nuovo museo: la collezione etrusca con opere di artisti contemporanei. Elena Silvana Saponaro direttrice del Museo di Altamura nella Puglia e del celeberrimo sito Unesco di Castel del Monte, mirabile sintesi estetica prerinascimentale dell’illuminato Federico II,  illustrando la parte storica e le iniziative rivolte al dialogo con la contemporaneità. Francesco Scoppola, erede della cultura di Cederna e il più importante architetto restauratore della capitale: Palazzo Altemps, la stessa villa Poniatowski, e altri innumerevoli edifici storici sono stati da lui restaurati, con una accentuata e mirabile sensibilità al “restauro del contesto storico urbano nel suo insieme.” E poi: Orazio Carpenzano, preside della Facoltà di Architettura della Sapienza con il suo “la tradizione dell’avvenire e della speranza”. Luca Ribichini, professore associato e presidente casa dell’architettura commissione cultura, è intervenuto con una riflessione sulla “sacralità” dell’architettura contemporanea. Andrea Bruciati, direttore di Villa Adriana e Villa d’Este… e via via nei tanti interventi e comunicazioni di tutti gli altri straordinari relatori e relatrici (proprio impossibile qui menzionarli tutti: trenta i personaggi e cultori che hanno partecipato) in un contesto culturale nazionale fino al nostro stesso territorio: con Luca Attenni referente per la cultura archeologica dei Castelli Romani: direttore del museo civico lanuvino e di Alatri; Alessandro Jaia docente di topografia antica ed esperto del territorio del Lazio costiero e Francesca Pompilio altra straordinaria studiosa che ha svolto, fra altre ricerche, un capillare lavoro nel territorio del nostro comune realizzando la “Carta Archeologica di Aprilia”. (Carta nemmeno nota, disgraziatamente, alla nostra amministrazione).

La nostra proposta, alla quale riflettiamo da tempo, nasce dalla constatazione dal fatto che in particolare in questi ultimi anni (2/3 decenni) esiste sempre più una maggiore apertura in tutto il territorio nazionale ad accogliere nei loro spazi, opere di artisti contemporanei e di collezioni d’arte contemporanea, da parte delle istituzioni museali, nei luoghi della cultura già storicizzati: sia in modo temporaneo che permanente. Così accade, in forme diverse, nelle dimore e giardini di ville prestigiose; nelle aree e parchi archeologici; nei centri storici e periferie; nei parchi naturalistici; lungo le strade dei pellegrini (vedi la via Francigena proposta dalla Regione Lazio) insomma un fiorire di iniziative e manifestazioni declinate sempre di più nella sfera dell’attualità e della contemporaneità.

Fu Spoleto ad accogliere per la prima volta nel suo centro storico, nel lontano1962, le “Sculture in piazza” di più di 50 artisti, provenienti da tutto il mondo. Questa prima esperienza di artisti contemporanei è rimasta celebre. Seguì il “Grande Cretto Nero” di Burri opera donata al Museo di Capodimonte, dopo aver ospitato una sua mostra nel 1978, e collocata tra Caravaggio e i caravaggeschi. Come non sottolineare le esperienze dell’estate romana, quelle più vicini a noi, dell’era di Renato Nicolini, dal 1977 e durate circa un decennio, dove il contemporaneo si riversava nel “meraviglioso urbano” del centro, delle periferie e nelle molteplici espressioni artistiche, modificando anche lo sguardo rivolto alla città e all’antico, alle aree archeologiche, ai monumenti del passato e a non seguitare più a “vedervi soltanto delle rovine”. E via via nelle tante e infinite iniziative e manifestazioni che hanno coinvolto e coinvolgono il territorio nazionale e le sue istituzioni: la collezione di arte contemporanea “Terrae Motus” nella Reggia di Caserta che segue in parte la collezione storica dei quadri degli appartamenti reali; quella di Lia e Marcello Rumma recentemente donata al Museo e Real Bosco di Capodimonte. Entrambe le collezioni sono degli artisti dell’Arte Povera. Ricordiamo le spettacolari “7000 Querce” di Beuys; il Grande Cretto di Gibellina di Burri per la sua magnificenza ambientale. L’esempio della Centrale Montemartini a Roma dove convive archeologia classica con archeologia industriale: da esposizione provvisoria a museo permanente. E ancora gli artisti ospiti in prestigiosi sedi: Hirst alla Galleria Borghese di Roma, Kiefer a Venezia nel Palazzo Ducale. Da poco si è aperto il nuovo Museo Etrusco a Milano, quello della fondazione Rovati di cui sopra, che ospita insieme una collezione di opere contemporanee. Innumerevoli e multiformi sono le iniziative di questo tipo: audaci, coraggiose, a volte necessarie a volte stridenti, che esprimono in modo velato o manifesto il desiderio di mettere in comunicazione il passato e il presente: “riannodare” la Storia e il Contemporaneo, la Natura e Cultura: con una maggiore attenzione agli eventi del presente ed ai timori per il futuro.

Tanti gli argomenti proposti nelle varie articolazioni dai relatori. Il dialogo con i mondi del passato; l’arte pubblica e la cultura urbana; l’architettura contemporanea; musei a cielo aperto; il rapporto con il nostro patrimonio storico e le sue istituzioni; paesaggi e territorio: valorizzazione, tutela e conservazione. Le tante ribalte artistiche, l’eredità del passato nel nostro essere contemporanei; l’Archeologia, l’Antropologia come origine di mondi e di civiltà. L’attenzione nell’ambiente, nell’ecologia, nella sostenibilità; le emergenze climatiche, sanitarie, energetiche, economiche, i conflitti; gli NFT, il metaverso. Sembra che la nostra recente era della società digitale, in particolare in questi ultimi due decenni, abbia creato la grande illusione di vivere in un eterno presente.

“Io sono la forza del passato. Solo nella tradizione è il mio amore. Vengo dai ruderi delle chiese, dalle pale d’altare, dai borghi abbandonati…” Questa sola frase di Pasolini, l’uomo più rivoluzionario dentro la tradizione che abbiamo avuto (aspetti che verranno ripresi in modo diverso da Renato Nicolini, entrambi legati/forgiati dalla cultura urbana, guardando al passato mentre plasmavano il presente) ci dà subito l’idea di coltivare insieme poeti classici e contemporanei procedendo ad una “infrazione del patrimonio tradizionale” e “distruggere l’altisonante antico” riappropriandosi di una propria classicità.

La compresenza dei tempi nei luoghi fisici e mentali. “Il tempo in sé non esiste. Il futuro non è ancora, il presente non è ma scorre irrimediabilmente via, scorrendo nel passato” osservava  sant’Agostino.

La sottile pelle della nostra civiltà è sempre stata riannodata: traumi, fratture, tragedie, guerre, catastrofi, non hanno reciso mai comunque quel filo (anche se a scomparsa) con i mondi di ieri, aprendo così a nuove direzioni, nuove libertà e utopie possibili. Il tema del rapporto con la Storia e il vissuto nel presente è sempre più centrale nella nostra vita, sempre più mutevole e aperto: dalla rivoluzione francese e industriale fino alla nostra era digitale e intermediale. Le avanguardie storiche dei primi decenni del Novecento sconvolsero il mondo e il mondo dell’arte non sarà più quello. “Diamoci in pasto all’ignoto”. L’eccesso, la provocazione, gli slogan, la rottura con la tradizione dei nostri Futuristi (pur coscienti del loro passato) con il pensiero rivolto alle dinamiche, alla velocità, alla simultaneità dell’era moderna e all’avvenire ispirarono e influenzarono tutte le generazioni successive. Il dialogo, ovviamente mai spento, con i mondi del passato e l’attualità sovrastante si nota nelle tante ribalte artistiche e la ricerca di quell’energia e di quello spirito di idealità, che hanno attraversato tutto il corpo dell’arte nei secoli, anche nel Novecento, riflesso e sublimato nella nostra cultura mediterranea e occidentale riaffiora a volte, a tratti tra bagliori e luminosità, nelle nuove scene del contemporaneo e ci sorprende, ci emoziona, nelle molteplici sperimentazioni “dell’assoluto presente”: inevitabilmente intrecciato e compenetrato con la storia e le nostre memorie.

Molte sono le manifestazioni che abbiamo promosso e realizzato in questa direzione all’insegna del dialogo tra Antico e Moderno nel corso del tempo nel Lazio meridionale, nelle città storiche e in quelle degli anni trenta del Novecento: in particolare ad Aprilia citandone una sola per tutte come esempio emblematico l’evento: “LATIUM VETUS-CITTA’ DI FONDAZIONE” del 2000/2001, quindi più di venti anni fa, dove fummo i primi a mettere in relazione le preesistenze archeologiche del territorio antico con le nuove città di fondazione. E mille altre iniziative di ricerca storico artistica e culturale: dal mondo antico a quello moderno fino al nostro contemporaneo che abbiamo promosso e realizzato nel nostro contesto territoriale, vaste ricerche che necessitano ancora di “essere messe a sistema“. E’ indispensabile contribuire realmente, visto anche l’accelerazione dei cambiamenti del mondo presente, ad una maggiore formazione identitaria e di appartenenza per le generazioni che sono e per quelle che verranno: necessaria per le sfide che dovranno affrontare e a determinare e progettare la propria vita, lasciando aperta l’esperienza e la sperimentazione dell’esistenza. La nostra comunità, che ha avuto ad intermittenza un qualche bagliore e vivacità, ha cancellato da tempo completamente la ricerca, quindi risulta una comunità estinta, culturalmente deceduta, senza respiro, senza idee o rinnovate energie o utopie con buona pace del bene comune e dei programmi urbanistici: l’identità, il sentimento di appartenenza al luogo, di ciascun individuo alla propria civitas si è essiccato e va completamente reinventato. E nel trasalire l’ultimo respiro l’ultimo idiota degli ultimi imbecilli, l’ultimo degli ultimi ma il primo fra gli idioti, delirando, invece che prendere rassegnato l’olio santo, dichiara che il nostro povero spiazzo centrale è uguale alla piazza di Spagna romana. Questo in attesa del quarantennale della delibera di giunta del museo civico che ricade il prossimo anno 1983-2023  (dicasi quaranta anni uguale a due ventenni) che in spregio alla città e ai cittadini di numerose generazioni e della cultura tutta neanche gli amministratori degli ultimi vent’anni che sono stati gli stessi nelle stanze dei bottoni non hanno voluto risolvere, lasciando di fatto e simbolicamente, tutti i beni culturali i beni comuni alla deriva.

Nelle tante ricorrenze di questo periodo (molto citata quella del centenario della marcia su Roma che aprì ai totalitarismi) dedichiamo questa ultima manifestazione ospitata nella sede Nazionale del Museo Etrusco di Villa Giulia alla ricorrenza della città apriliana. L’evento ha avuto un grande consenso e notevole riscontro, sia per la particolarità del tema proposto sia per l’adesione di prestigiose istituzioni e la partecipazione di straordinari e encomiabili relatori. Tante le argomentazioni e riflessioni che si sono susseguite nel corso delle due giornate di studio del Forum Classico Contemporaneo, comunicazioni sentite e partecipate e di grande successo. Visto anche il comune sentire ci siamo prefissati l’obiettivo come associazione della pubblicazione degli atti: materiale prezioso nell’ambito dell’ampia tematica che riguarda la nostra identità storica, il presente che viviamo e la visione del futuro. Pubblicazione di interesse territoriale e nazionale che sicuramente il comune apriliano in questo caso può sostenere e premiare con altrettanto entusiasmo.

 Giovanni Papi  – presidente Archeoclub Aprilia