PERCHÉ AVETE DIMENTICATO I BAMBINI?

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“Mentre Il Buio Della Speranza Oscurava Il Mondo, Noi Ci Facevamo Largo Con La Luce Di Una Candela”

Chicco Desiderio Felice

di CINZIA DE ANGELIS

Quando tutto sarà finito, niente sarà come prima. I nostri bambini e ragazzi cambieranno profondamente il loro modo di stare al mondo. Si avvicineranno all’ altro cautamente. In modo prudente cercheranno un abbraccio. Si distanzieranno. L’altro sarà percepito come un pericolo. La paura farà da sottofondo al desiderio di appartenenza e di socialità. La spontaneità, pianta dalle radici robuste, presente nei ragazzi, sarà perduta? Impareranno a convivere con il sospetto? Le feste, gli incontri, le uscite in pizzeria… come saranno. E la scuola del futuro come sarà? Mascherine e tablet fino a quando?

Qualcuno pensa veramente ai bambini? Ai ragazzi? Seriamente intendo?
Non solo alla didattica, alle valutazioni, agli esami, a terminare il programma scolastico. Perché altrimenti stiamo sbagliando direzione. La scuola non è solo didattica. Giusto? La scuola è relazione, condivisione, socialità. È apprendimento alla vita. Su questo siamo tutti d’accordo?
I loro luoghi di crescita, Nidi, Scuole, Doposcuola, Ludoteche, Centri Educativi, Palestre, Oratori, Cinema e Teatri ci saranno ancora? O ci rimarranno solo arcobaleni appesi alle finestre? Piccoli bambini al centro solo nei discorsi di chi neanche li ha mai visti i bambini.
Molti di questi luoghi non ci saranno più. Piegati dalla furia di una economia che vede solo il profitto molti non ce la faranno a rialzarsi. E i piccoli saranno ancora una volta penalizzati. Una volta usciti dalle mura sicure al riparo dal mondo, ritorneranno nel proprio Nido, nella propria scuola? Dove saranno le loro maestre? I loro amici? I disegni belli? L’albero del cortile che hanno piantato in primavera? L’angolo morbido dove le storie diventavano vere? Qualcuno, davvero, ci sta pensando?
Davvero, intendo? Perché questo è pensare ai bambini.
Come diremo loro che non siamo stati neppure capaci di proteggere il loro Nido, il loro Centro Pedagogico, la loro scuola mentre li guarderemo negli occhi? Come possiamo asfaltare con la nostra indifferenza quei punti di riferimento, oasi di sicurezza che abbiamo costruito con il tempo e tutto l’amore possibile? Ci perdoneranno?

È inutile che le scienze sociali progrediscano se tutto rimane su un manuale per esperti.
È vero. Non stiamo sotto le bombe. E la nostra casa è al sicuro. Ma tutta la dimensione sociale, relazionale, psicologica è a rischio. NOI PEDAGOGISTI ED ESPERTI DEL SETTORE DOBBIAMO ESSERE INTERPELLATI. È TEMPO DI PORTARE LA PEDAGOGIA NELLE SCUOLE. NELLA POLITICA. Bisogna, sin da ora, sederci a un tavolo e pensarlo questo futuro che è domani. Con questa Pandemia, una cosa l’abbiamo capita mi auguro. È la competenza che ci sta salvando. Sono la serietà, l’etica, l’intelligenza le guide di cui abbiamo bisogno. Questo non vuol dire che non abbiamo necessità di calciatori, attori, cantanti, letterati e poeti, come ho letto tristemente, in tanti post. Abbiamo bisogno di loro. Mai come in questo momento hanno allontanato le nostre paure, alleggerito le nostre anime. Addolcito i nostri giorni.
L’aspetto ludico, il gioco è fondamentale. E la poesia, la cultura è cibo per il cuore e la mente. Abbiamo bisogno di tutti e dei migliori. Come nella favola, diventeremo tutti come colibrì instancabili che non si sottraggono al proprio dovere ma che partecipano alla cura della foresta in fiamme. Se questo è un punto Zero, un nuovo Rinascimento anche per l’infanzia, dove dovranno essere ripensati luoghi, attività, modi per stare insieme, che inizi allora nel modo giusto. È tempo di una Nuova pedagogia. Di un nuovo modello educativo. Altrimenti si rischia che i bisogni dei più piccoli verranno trascurati per troppo tempo. Proprio loro che in questo periodo costruiscono le mappe cognitive ed emotive per la vita. Loro menti assorbenti per eccellenza. Loro che hanno bisogno di sicurezza e di protezione, non li abbandoniamo. Chi si sta occupando dei bambini? Quelli piccoli, intendo. Qualcuno si sta preoccupando di loro? Gli educatori hanno dato prova di esserci in questo momento buio e malgrado le difficoltà, hanno trasmesso il loro affetto, la loro presenza attraverso baci, storie, hanno disegnato per loro, recitato poesie e filastrocche. Una didattica della vicinanza, che è arrivata ai loro cuori. Hanno superato incertezze, piccoli pudori e, nella spontaneità, quella vera, hanno portato il Nido alle famiglie, le quali, si sono ingegnate, adoperate, spese per mantenere vivo quel legame così forte costruito nel tempo. Una nuova alleanza educativa dono prezioso riservato ai pionieri. E poi?

Ma perché di questi bimbi, quelli dei Nidi e della scuola dell’infanzia, per capirci, nessuno ne parla? Professionalmente, intendo. È arrivato il momento della serietà. Della ricostruzione. Della rinascita. Delle proposte concrete. È un momento in cui abbiamo bisogno di competenza. Ogni persona, nella vita, è chiamata ad attraversare un momento critico e ognuno lo affronta con i mezzi e gli strumenti che ha a disposizione. Il timore più grande è la paura di non scorgere la luce in questo buio che ci ingoia. Invece questo Non-Tempo, dilatato e lento, è un’opportunità che non possiamo lasciarci sfuggire. Una crisi che ci porta inesorabilmente verso la conoscenza di noi stessi, che richiama ai significati più nascosti, un viaggio lento e privilegiato per riflettere. Questa crisi è così diversa dalle altre! Ci chiede di stare fermi. E nello stare fermi di fare spazio. Buttare via quello che non serve e aprirsi alla vita. Una potatura dell’anima e germogli nuovi. Non ci viene chiesto di ri-costruire il mondo ingiusto di prima, di tornare a un’economia dello scarto, dove vince il furbo e il potente. Ci viene sollecitato un impegno diverso: un nuovo modo di considerare l’Umanità. Le professioni. Le persone. L’ambiente. Gli animali. Una crisi che dovrà attingere dalla filosofia, dalla storia, dalle scienze sociali e dalla parte migliore di noi per rigenerarsi. Se fosse questa la seconda possibilità che ci viene concessa? Un modo per rimescolare la vita e fare di questa grande disgrazia, un dono? E i bambini? Per dare voce ai bambini ci vuole qualcuno che conosca il loro mondo. Qualcuno ha pensato di interpellare i Pedagogisti e gli Educatori? Come i bambini, questa categoria, è scomparsa dal lessico politico. Sapete quante strutture dell’infanzia non ci saranno più, dopo la crisi? Sapete cosa rappresentano queste strutture per i bambini e le loro famiglie? No. Non sono parcheggi le scuole, i nidi. La parola nido riporta all’idea di intimità, di riparo, di vita.. E ora che una bufera l ‘ha buttato giù, cosa succederà? E adesso dove sono i bambini? E dopo? Quando i loro genitori torneranno al lavoro? Qualcuno sta pianificando tutto questo? O loro, perché piccoli e privi di voce, saranno gli ultimi a essere presi in considerazione? Se ami un bambino, il seme che c’è in lui, la sua bellezza infinita, quel senso di sacro che porta con sé. Perché nessuno ascolta i suoi bisogni? Per quanto tempo potrà essere rinchiuso in casa? Proteggerlo non significa soltanto metterlo dentro una campana di vetro, va bene in un momento di emergenza ma non può diventare la normalità.
Le famiglie hanno bisogno di una strada percorribile e i bambini di adulti che li mettano in sicurezza e che pensino al loro benessere. Sono tempi difficili ma anche momenti profondamente fertili. È tempo di nuotare controcorrente come i salmoni ma solo per tornare a casa. Ce la faremo? Si. Se ognuno farà la propria parte.