A colloquio con Bruno Bearzi presidente nazionale della Figisc (Federazione Italiana Gestori Impianti Stradali Carburanti)
Unica via d’uscita è l’accisa mobile altrimenti nelle prossime due settimane il prezzo della benzina potrebbe toccare i 2 euro e 50 a litro
di Riccardo Toffoli
Il prezzo del carburante è alle stelle. Perché? Abbiamo rivolto le molte domande che si stanno rivolgendo cittadini e lettori a Bruno Bearzi presidente nazionale della Figisc, Federazione Italiana Gestori Impianti Stradali Carburanti. Lui, friulano di origine, è stato tra l’altro il promotore di un comunicato stampa indirizzato al Governo con una proposta volta a calmierare il prezzo del carburante almeno fino ad aprile che, se non controllato, potrebbe arrivare a 2 euro e 50 al litro.
Presidente, perché se il prezzo del petrolio diminuisce, aumenta così tanto il costo della benzina? – “Semplicemente perché noi nelle nostre vetture non mettiamo il petrolio grezzo, il cui prezzo tra l’altro è destinato ad aumentare nei prossimi giorni. Nel costo della produzione del carburante, il costo del petrolio grezzo non è la componente principale. Il petrolio greggio va lavorato e rifinito diciamo così per molto semplificare. La valutazione va fatta sul lavoro finito. In questi giorni c’è stato un aumento dei costi generali del prodotto finito”.
Lei però nella nota parla anche di speculazione. Ci spieghi meglio. – “Certo. In questa fase, emerge un po’ di speculazione sul prezzo del carburante. E le spiego subito i motivi. Anche in questo caso vado a semplificare e a non usare termini tecnici per far capire il ragionamento. Sono stati bloccati i prodotti provenienti dalla Russia e quindi tutto questo carburante è fermo lì. Chi ha la possibilità di comprare, invece, preferisce mantenere nei depositi il carburante di modo che il prezzo salga. Il prezzo sale e quindi c’è un maggior guadagno. Questa è la parte di speculazione a cui stiamo assistendo in questi giorni”.
Secondo lei a che prezzo arriverà la benzina e soprattutto quando tornerà a scendere. – “Il prezzo della benzina continuerà ad aumentare nei prossimi giorni se non ci sarà un intervento nel merito. Con molta probabilità si arriverà a 2 euro e 50 al litro. Sarà un marzo molto nero. Ad aprile, invece, scenderà nuovamente. Questo calo è dato da due condizioni principalmente. La prima condizione è dovuta all’aumento della produzione proveniente dall’Opec. E poi ci sarà un calo dei consumi. Inizia la bella stagione, il riscaldamento sarà fortemente ridotto. Queste due condizioni fanno supporre che ad aprile, si potrebbe ritornare in una condizione più accettabile”.
Si vedono diverse fotografie provenienti da altri paesi, dove costo della benzina sembra notevolmente inferiore. È vero? Perché in Italia è così alto? “Tutte le notizie che danno indicazioni di costo eccessivamente inferiori al prezzo del carburante italiano sono fake news. Guardi io opero in Friuli. A due passi c’è la Slovenia che fa da sempre prezzi più competitivi e poi vediamo il perché. Anche adesso il prezzo del carburante in Slovenia è inferiore a quello italiano. Noi siamo un mercato diciamo libero ma risentiamo molto delle tasse. Stiamo parlando però, di cifre piuttosto basse. Posso dire che in Slovenia oggi la benzina sta di poco sopra i 2 euro a litro. Anche in Svizzera le cose sono simili. Ricordo che poco tempo fa venne sospesa la convezione per i lombardi proprio perché ormai il costo del carburante era pressoché lo stesso”.
Però lei sostiene che in Italia il 60% del costo della benzina va per tasse. È così?“Assolutamente così. Il 60% del prezzo della benzina è composto da Iva e accise”.
Quindi la vostra proposta al governo è quella di abbassare l’accisa e calmierare il prezzo del carburante? – “Partiamo dal presupposto che una legge in Italia già c’è. Ed è la legge finanziaria 2008. Questa norma introduceva l’accisa mobile o anticiclica. Venne applicata solo una volta, durante quell’occasione, e poi è rimasta nel cassetto. Essendoci un provvedimento legislativo, basterebbe solo un decreto congiunto del Ministero dello Sviluppo Economico e delle Finanze. Con questa soluzione, in sostanza e sempre per molto semplificare, il governo abbasserebbe temporaneamente l’accisa sul prezzo del carburante in rapporto inversamente proporzionale all’aumento del prezzo, di modo che il prezzo del carburante sia pressoché sempre lo stesso”.
Quanto impatterebbe questa manovra? – “Questa manovra potrebbe calmierare il prezzo del carburante, ad esempio la benzina potrebbe non andare oltre i 2 euro a litro. Questo però al di là del costo del carburante, ha un impatto grandissimo su tutto il mercato. Intanto perché appunto limiterebbe il fenomeno speculativo. Inoltre se il carburante non aumenta eccessivamente, i prezzi dei beni di prima necessità rimarrebbero più contenuti. Faccio presente che il trasporto è una componente consistente del prezzo del prodotto. Un’ultima analisi va al mercato del carburante. Se il carburante continua ad aumentare, sarà inevitabile la riduzione del consumo, con conseguente minor incasso delle accise. Mantenere, invece, un costo calmierato permetterebbe di lasciare più o meno inalterato il consumo e quindi sarebbero ridotti i contraccolpi sull’economia”.
È vero che sull’aumento del carburante i gestori degli impianti non guadagnano nulla? – “Assolutamente è così. I gestori dei distributori per intenderci, non guadagnano a percentuale. Hanno un incasso fisso che è di media 3,5 centesimi lordi a litro. Ed è sempre quello. Quindi il maggior costo del carburante è un forte danno per i gestori. Le bollette raddoppiano e triplicano, il guadagno è sempre lo stesso e, con i minori consumi, viene persino ridotto. Lei capisce che anche per noi, la situazione sta diventando insostenibile”.