Permessi premi per Salvatore Parolisi: una giustizia che disconosce logica

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di Antonella Bonaffini

Ve lo presento. Lui è Salvatore Parolisi. In primo grado condannato all’ergastolo, in Appello a trent’anni, con la Cassazione che annulla quest’ultima sentenza, con il rinvio alla Corte di Appello di Perugia, che nonostante trentacinque coltellate, ritiene opportuno non riconoscere l’aggravante della crudeltà, tanto da ridurre la pena a venti anni, pena che sarà poi confermata anche in Cassazione. Lui è Salvatore Parolisi, marito di Melania Rea, una donna, una mamma, che il 18 aprile 2011 perde la vita tragicamente nel boschetto di Colle San Marco, dove insieme al marito Parolisi, aveva deciso di portare la sua piccola bambina. Parolisi, da tempo aveva un’amante Ludovica. Melania l’aveva scoperto e per ben due volte, aveva affrontato la donna. A Ludovica, Salvatore Parolisi aveva garantito che Melania sarebbe presto sparita dalla sua vita. Le feste Pasquali erano vicine e lui aveva promesso all’amante che l’avrebbe raggiunta per conoscere i suoi genitori, che nel frattempo, per accogliere il nuovo genero, avevano persino prenotato una camera di albergo ad Amalfi. Ma Parolisi, a Melania non aveva detto assolutamente nulla sulla fine del loro matriminio, né ai suoceri. Parolisi mente a Ludovica, mente a Melania, mente ai parenti e cade in un imbuto da cui non riesce più ad uscire. Sino a quel fatidico giorno. La bambina è in macchina e dorme. Lui porta la moglie verso il bosco, ha voglia di far l’ amore. Melania viene colta di spalle, pantaloni, collant e mutandine abbassate. Le prime coltellate le vengono infatti inflitte alla schiena, senza darle possibilità di fuga o di difesa. Lui con una freddezza disarmante dichiarerà di aver visto Melania allontanarsi nel bosco per fare la pipì, di averla cercata, perdendo poi le sue traccie. Ma ad inchiodarlo, sarà il dna ritrovato sui denti di Melania e sulle sue gengive, ad inchiodarlo sarà un anello di fidanzamento che molto probabilmente Melania gli aveva sbattuto in faccia durante una lite, ad inchiodarlo sarà la scelta macabra di ritornare sul cadavere, piantando una siringa in pieno petto e deturpando lo stesso con segni precisi. Vittoria la figlia di Melania Rea, adesso vive con i nonni. L’esercito a Salvatore Parolisi ha tolto i gradi, il tribunale la patria potestà. Lui, nonostante le traccie di Dna trovate nella bocca di Melania, nonostante le intercettazioni che hanno sempre deposto a suo sfavore e che lo qualificano come un perfetto bugiardo, si è sempre dichiarato innocente ma a questo punto la domanda nasce spontanea. Perché dare a Massimo Bossetti l’ergastolo per l’uccisione della piccola Yara,  basandosi sulla semplice prova del Dna, e non riconoscere neanche l’aggravante della crudeltà a Salvatore Parolisi, tanto da ridurre la sua pena a vent’anni? Vale così poco la vita di una donna che aveva avuto come unica colpa quella di amare il marito e volersi tenere la famiglia? Parolisi in carcere, studia giurisprudenza, per tentare di capire le dinamiche che hanno portato alla sua condanna ma Salvatore Parolisi è un uomo che mente sapendo di mentire e la notizia più vergognosa che mai avremmo voluto dover sentire, riguarda alcuni permessi premio, che dopo solo otto anni di carcere, gli verranno riconosciuti per buona condotta. Ma è andata bene credete, perché nel paese in cui viviamo ed in cui tutto sembra ormai esser diventato possibile, c’è da felicitarsi che non gli sia stata riconosciuta una medaglia al valore. Ma se davanti all’opinione pubblica Salvatore Parolisi potrà professarsi innocente, tra qualche anno, sarà vittima di una condanna che dubito gli farà mai trovare assoluzione, quella della sua unica figlia. Vittoria è cresciuta senza Melania, cibandosi di ricordi che, giorno dopo giorno, si faranno sempre più tenui e che la separeranno per sempre dal sorriso di sua madre ed un bambino può forse continuare ad aggrapparsi alla vita ma mai potrà dimenticare.