ROSARIO RACO: TRA STORIA DEL PCI ITALIANO E DEL PCI LOCALE

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Lassessore-alla-cultura-Rita-Leli-il-sindaco-di-Aprilia-Rosario-Raco-il-grande-scultore-Emilio-Greco.-La-mostra-delle-opere-dello-scultore-nella-biblioteca-Giacomo-Manzu.

Il racconto di uno dei Sindaci che ha condiviso il percorso dei 40 anni de Il Giornale del Lazio

Sindaco nel 1994-95. Trasformò il Pci locale e lo traghettò nel Pds.

Un partito prevalentemente operaio lo trasformò in un partito della città e dei suoi cittadini

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Il direttore Bruno Jorillo e Rosario Raco

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di Riccardo Toffoli

 

Continua il nostro viaggio tra i sindaci di Aprilia che hanno condiviso 40 anni di percorso insieme al Giornale del Lazio. Lo scorso numero abbiamo intervistato Modestino De Marinis, il primo sindaco che ha visto nascere il nostro quindicinale. Su questo numero, ospitiamo invece Rosario Raco sindaco di Aprilia dal 1994 al 1995. Parlare di Rosario Raco significa parlare della storia del Partito Comunista non solo della città di Aprilia ma della storia del Pci nazionale.

LA GIOVENTU’ – Rosario Raco nasce da una famiglia agiata di una cittadina di Reggio Calabria, Cittanova. La stessa cittadina dell’attuale parroco Don Franco Marando. Era il 22 settembre 1939, era l’inizio della grande guerra scatenata da Hitler e Mussolini che insanguinò l’Europa e il mondo. La madre Rosina era figlia di un noto costruttore calabrese Girolamo Furfaro che nel 1925 ottenne all’Esposizione Universale di Roma la medaglia d’oro e la croce di gran premio per le opere che produceva nella sua fabbrica di mattonelle e lavori artistici in cemento armato. Alla fine dell’ottocento era andato a Boston, negli Stati Uniti di America, per studiare le novità costruttive necessarie alla sua attività in Calabria. Le nuove conoscenze gli hanno consentito la realizzazione delle opere che adornano i meravigliosi balconi nobiliari che ancora oggi sono un riferimento dello stile liberty italiano. La stessa palazzina costruita per la figlia Rosina è per questo inserita nel patrimonio del Fai.

Il papà di Rosario invece era figlio di un proprietario terriero con annesso allevamento di animali da stalla. Rosario è uno di sette figli. Il primogenito Natale nasce il 2 dicembre 1934, poi diventato direttore di Realtà Sovietica, prende il nome per ricordare il nonno paterno morto disgraziatamente alla fine degli anni quaranta per mano di un pastore di ovini che sceso da Seminara pascolava gli animali nella tenuta in mezzo all’agrumeto. All’invito del proprietario di portare gli animali fuori dalla tenuta, in quanto stavano devastando le coltivazioni, ha risposto con una pistola sparando al ventre. La morte è avvenuta per emorragia in quanto il primo ospedale in grado di intervenire era lontano oltre cinquanta chilometri.

“La casa di famiglia era sulle pendici dell’Aspromonte e il cortile interno era pieno di alberi da frutta di ogni tipo. Il clima del nostro territorio consentiva anche la crescita delle palme. Noi avevamo le palme a casa e mangiavamo i datteri. Sempre nel grande cortile interno avevamo un magazzino dove tenevamo tutte le riserve che i coloni con i carretti ci portavano dalla campagna ogni domenica. Mia madre era una donna eccezionale. Molto fedele al marito che l’ha sempre rispettata, mi ha trasmesso l’amore per i nostri simili e soprattutto per le persone più bisognose. E’ stata sempre piena di umanità. Aiutava tutti. Quando qualcuno bussava alla porta perché non aveva nulla per dar da mangiare ai propri figli, mia madre era sempre pronta ad offrirgli qualcosa della scorta di famiglia. Il nostro carattere e la stessa educazione sono il frutto dell’esempio dei nostri genitori”. Il padre all’epoca girava con una Topolino targata R.C. 4164, era uno dei pochi in Calabria, ma anche in Italia in possesso di un’automobile.

Quando scoppiò la guerra e gli aerei americani hanno deciso di bombardare le zone, dove non c’era nessuna postazione militare, le bombe arrivarono anche a Cittanova provocando la distruzione del 70% del paese e la morte di circa170 persone. I ricordi diventano ancora vivi. “Mi ricordo che nonno Girolamo ci consigliò di ripararci sotto le scale della nostra palazzina realizzati in cemento armato perché erano più resistenti. E così mia madre fece entrare in casa molta gente del quartiere che cercavano riparo dalle bombe americane” –dice Rosario.

Finita la guerra al referendum del 46 Rosina Furfaro votò Repubblica, mentre Rosario vedeva dalla strada principale della cittadina la prima sede del partito comunista. “Lo ricordo benissimo: era un Gesù risorto che teneva in mano la bandiera rossa. Questo era il simbolo della sezione di Cittanova del Pci”.

IL TRASFERIMENTO A ROMA – Nel 1959 la famiglia si trasferisce a Roma. Da una casa comoda di 14 vani, la famiglia si stringe in un appartamento nel quartiere di Quarto Miglio situato tra l’Appia Antica, l’Appia Pignatelli e l’Appia Nuova. “Papà già nel 1956 aveva rinnovato il vecchio parco macchine, infatti in treno si recò alla succursale della FIAT di viale Manzoni a Roma è comprò una macchina nuova la 600. La macchina a giugno del 1959 è stata utilizzata per portare parte della famiglia a Roma. Il primogenito Natale insieme a Girolamo viaggiò in treno ed io ho accompagnato i due autisti che con il camion trasferivano parte dei mobili che dovevano essere utilizzati nella nuova casa romana.  Non c’erano autostrade e la sola strada si snodava lungo la sinuosa costa calabrese. La statale 18 delle Calabrie, era fatta di alti e bassi e attraversava tutti i paesini. Abbiamo impiegato 20 ore per arrivare a Roma”-racconta Rosario. Qui c’erano più opportunità per il futuro dei figli. Natale era iscritto all’università e già faceva il giornalista in qualità di corrispondente dalla Calabria di grandi giornali nazionali: Il Giorno di Milano, Paese Sera e Momento Sera di Roma. Il secondo figlio Ninì era militare alla Cecchignola. E Rosario, con i figli più piccoli, dovevano completare gli studi. “Le scuole che frequentavamo in Calabria non erano come ora –continua- i professori avevano conseguito la laurea nel periodo della guerra ed avevano poca dimestichezza per didattica ed insegnamento. Non c’era niente. Si imparava molto più fuori che dentro le scuole”. A Roma Rosario si iscrive per la prima volta al Pci. Nel 1960 Raco inizia la politica attiva. Sono gli anni in cui si forma il governo Tambroni con i voti dell’Msi che ottiene di poter fare il congresso a Genova. Di fronte all’avversione della sinistra che organizza manifestazioni ovunque, la Polizia carica. “Noi ci chiamavamo i ragazzi delle magliette a strisce per via delle t-shirt che venivano dall’America e andavano di moda in Italia –ci racconta- andammo a manifestare a Porta San Paolo. I carabinieri a cavallo colpivano chiunque con le sciabole. Ingrao venne colpito alla testa e sanguinante andò alla Camera.  La vicenda provocò lo sdegno di tutta l’aula. Nelle altre città d’Italia ci sono stati decine di morti a Reggio Emilia, Eboli, Battipaglia, Licata. Il governo Tambroni cade e la Democrazia Cristiana apre al Partito Socialista Italiano. I giovani più attivi che avevano partecipato alla manifestazione di Porta San Paolo a Roma si sono organizzati in associazione denominata  Cab Luglio 1960. Insieme partecipavano a tutte le iniziative di carattere politico e culturale. Frequentavamo i cinema d’essai e i locali dove si esibivano artisti in seguito diventati famosi. Uno dei locali che frequentavamo era il Folk Studio nato nel 1960 in una cantina in Via Garibaldi 58, nel rione romano di Trastevere. In quel periodo e in questo locali mossero i primi passi Antonello Venditti, De Gregori Lucio Dalla, Loredana Bertè e la sorella Mia Martini, Califano e moltissimi altri. Nel 1962 si esibì nel locale anche uno sconosciuto Bob Dylan, di passaggio a Roma, nella sua prima esibizione italiana”.

E proprio all’inizio degli anni sessanta Rosario ha iniziato a fare politica attiva all’interno del Pci. La prima campagna è nel quartiere Quarto Miglio dove Raco entrò nella segreteria locale. “Le elezioni del 1963 furono un successo politico della nostra campagna –ci dice- portammo il Pci al 28% e abbiamo fatto dimezzare i voti all’Msi che all’epoca era il primo partito in questo quartiere di media borghesia. Il successo elettorale fece tanto rumore che venimmo invitati a Botteghe Oscure nel salone della direzione per festeggiare il successo del Partito. In quell’occasione i fratelli Raco sono stati presentati a Togliatti il quale fece i complimenti di persona tra abbracci e baci”.

GLI INIZI DELLA CARRIERA NEL PCI. DAL CAMBIO FERIE ALLA SEGRETERIA DI LONGO – Sono gli anni degli studi e delle letture quelli che accompagnano l’inizio della carriera all’interno del Pci. Era il 1965. Rosario Raco inizia con un cambio ferie alla vigilanza nella direzione nazionale del partito per poi entrare a pieno servizio della segreteria di Luigi Longo. “Furono anni in cui il partito assunse anche delle importanti decisioni nei confronti della Russia. Quando venne il segretario del partito comunista francese per incontrare Longo a seguito della morte di Che Guevara, lo accolsi con il berretto, la barba e la stelletta. Quando il segretario aprì la porta e mi trovò davanti, ebbe un grido di paura perché mi confuse per un castrista”. Nel 1968 è la primavera di Praga ma anche l’anno della brutale repressione russa. Longo aveva salutato con entusiasmo il nuovo corso in Cecoslovacchia e con grande determinazione espresse condanna all’invasione. “Nel 1968 ero in Calabria –dice Raco- arrivò una pattuglia dei Carabinieri che mi disse che dovevo tornare a Roma. Eravamo stati tutti convocati. Longo accusò il colpo e si ammalò. Gli sono sempre stato vicino e dormivo nell’abitazione accanto alla sua villa per essere sempre pronta in caso necessità urgenti e per accompagnarlo negli impegni istituzionali quotidiani”.

DA VICE RESPONSABILE DELL’UFFICIO EMIGRAZIONE AD INVIATO SPECIALE DELL’UNITA’ IN EUROPA ED IN BASILICATA – Nel 1969 un lungo viaggio tra Europa e Turchia spinse Rosario a pubblicare un articolo sull’Unità sulla condizione dei lavoratori italiani emigrati. Gli valse diverse colonne e la “promozione” a vice responsabile dell’Ufficio Emigrazione. Venne messo alla prova nel 1970 quando fu mandato in Germania per costituire le federazioni del Partito e successivamente nella Baviera  per convincere gli operai italiani a tornare in Italia e votare per il Pci nelle prime elezioni regionali della storia della repubblica. “Abbiamo fatto una campagna elettorale a tappeto –ci spiega- e anche quella volta capitò un fatto spiacevole. Avevamo riempito un treno e siamo stati costretti ad occupare anche i posti di prima classe. Qualche tedesco indispettito ha chiamato la polizia e due agenti si sono presentati al treno e rilevando che non avevano la forza per poter affrontare le tantissime persone si sono ritirati. Avevo avvertito i nostri connazionali di rimanere cauti, ma appena la polizia è sparita fu un tripudio di bandiere rosse dalla finestra e canti della Resistenza. Tanto bastò per far arrivare la Polizia in forze per far sgombrare il treno. L’operazione non riuscì in quanto avevo consigliato di dichiararsi disponibili al pagamento del supplemento di prima classe per il tratto del treno in territorio tedesco. La polizia effettuò una carica dimostrativa ma non ha potuto allontanare i nostri connazionali dalla prima classe. Appena sceso dal treno mi recai nel salone di ingresso della stazione alla ricerca di un telefono per potermi mettere in collegamento con la redazione dell’Unità di Milano. Il capo redattore mi passò gli stenografi che registrarono il mio articolo sull’avvenimento e sul comportamento delle autorità del posto. Il giorno successivo l’articolo è stato pubblicato con enorme risalto in prima pagina. Successivamente ho fatto una serie di incontri a Norimberga, Ulm ed altre cittadine dove c’era una forte presenza di lavoratori italiani per stimolarli a  rientrare per partecipare alle elezioni. Giovedì a tre giorni dal voto vengo chiamato dalla direzione del partito ed avvisato dell’arrivo a Roma di un treno dal Belgio organizzato dalla Democrazia Cristiana e dal Partito socialdemocratico. La richiesta è stata pressante: rientrare a Roma ed essere presente all’arrivo del convoglio. La mattina successiva all’alba parto da Monaco in direzione Roma ed arrivo alla stazione Termini alle ore 15 appena qualche minuto prima l’arrivo del treno. Lasciata la mia mini morriso parcheggiata davanti alla stazione Termini corro ai binari munito di megafono. Mi reco al binario di arrivo ed il treno era ancora in movimento al centro del marciapiede erano parcheggiati dei carrelli per i bagagli salto sopra ed incomincio ad arringare gli emigrati attorniato da un nutrito gruppo di poliziotti in divisa ed in borghese. Al mio appello da tutti i finestrini sono state sventolate bandiere rosse e nessuno degli emigranti diretti in Sardegna hanno preso il cestino del pranzo “generosamente offerto dai partiti di governo”.

Negli anni ’70 Rosario Raco viene, infine, inviato in Basilicata a supporto del partito locale. Il primo incarico è stato il potenziamento del partito nella zona dei Comuni ricadenti nel melfese. In poco tempo queste zone, dove sono nati grandi personaggi della cultura meridionale come Francesco Saverio Nitti di Melfi presidente del Consiglio, Giustino Fortunato di Rionero in Vulture, diventarono un laboratorio di iniziative per la rinascita del Mezzogiorno. Successivamente sono stato eletto nella segreteria della federazione di Potenza con l’incarico di organizzazione e sono stato anche eletto nella segreteria Regionale del Partito.

“La realtà sociale e politica e gli scenari di queste aree meridionali che mi ricordavano la mia Calabria mi sono rimaste talmente impresse che, nei miei incontri con Manuel Gasser, all’epoca uno dei più importanti critici d’arte del mondo e amico di Picasso, gli chiesi pressantemente di trovare lo spazio sulla rivista da lui diretta, il “DU” con redazione a Zurigo,  per poter portare questi problemi all’attenzione del mondo della cultura internazionale. Fui tanto insistente che ottenni un ottimo risultato. Una mattina mi fece una telefonata dicendomi che mi avrebbe inviato per un servizio fotografico il più grande fotografo del mondo il francese Henri Cartier-Bresson, fondatore dell’agenzia fotografica Magnum. Una mattina di metà settembre 1973 presi Cartier-Bresson all’aeroporto di Fiumicino e dopo il pranzo a casa con i miei partimmo insieme per la Basilicata. Nel viaggio di oltre quaranta giorni toccammo tutti i Comuni più rappresentativi. Abbiamo fatto servizi nella cittadina abbandonata Craco e nei Comuni dell’esilio di Carlo Levi Aliano ed Alianello. Il numero di luglio del 1974 del DU oltre alle fotografie di Henri Cartier-Bresson è corredato di un mio articolo che illustra le condizioni della Basilicata e del Mezzogiorno”.

DIRIGENTE DELLA FEDERAZIONE DEL PARTITO COMUNISTA A LATINA. – I danni dell’emigrazione furono studiati da Rosario attraverso pagine di letteratura e studi sociologici. “L’emigrazione ha un doppio effetto negativo sul sud –continua- il primo è che toglie i giovani più preparati ed intraprendenti dal paese. Il secondo è che i soldi che i giovani mandano al paese non vengono investiti per creare posti di lavoro e ricchezza al sud, ma vengono depositati nelle varie banche. Il sistema bancario colloca queste rimesse in zone dove rendono di più e pertanto li trasferisce al nord che continua la sua espansione sulla pelle delle popolazioni meridionali”.

“I temi e le situazioni del Mezzogiorno sono state oggetto di varie rappresentazioni teatrali che insieme alla mia compagna di quel periodo Ludovica Modugno ed altri attori di livello nazionale abbiamo portato prima in Basilicata e poi in giro per l’Italia”-ci dice Rosario- Gli spettacoli teatrali sono stati poi portati nelle feste dell’Unità nel periodo in cui sono stato eletto nella segreteria della federazione di Latina. Nel 1974 ho organizzato la campagna elettorale per difendere la legge sul divorzio nella zona meridionale della provincia di Latina. E domenica 5 maggio, ad una settimana dal voto, nella piazza di Minturno-Scauri apro la manifestazione che sarà conclusa dal Presidente della Costituente senatore Umberto Terracini. Nell’estate del 1974 organizzo le grandi feste dell’Unità nei vari paesi del sud della provincia di Latina. Per le ottime conoscenze che avevo alla direzione del Partito ho potuto disporre di cantanti di livello nazionale Venditti, Nuova Compagnia di Canto Popolare, Lucio Dalla ecc.  Chiaramente oltre la parte canora nelle feste venivano inserite le serate dedicate al teatro. E così l’opera teatrale “Uomo Vendesi” costruita con i dibattiti nelle sezioni del Partito Comunista Lucano, è stata rappresentata a Fondi ed in molti comuni della zona meridionale della provincia di Latina. Nelle elezioni del 1978 per il rinnovo del Consiglio Comunale di Monte San Biagio la direzione di Latina mi chiede di costruire una lista e provare a conquistare almeno un consigliere comunale. E così, con la mia elezione, per la prima volta il partito ottiene un seggio dentro il comune di Monte San Biagio”.

AD APRILIA PER TRASFORMARE IL PCI LOCALE – Raco arriva ad Aprilia nel 1978 come responsabile economico delle attività produttive del Partito. Il 25 febbraio promuove una conferenza operaia e si occupa dell’apparato industriale di Aprilia e Cisterna. “Ad Aprilia il Pci era diviso –spiega Raco- c’erano da una parte Severin e Forcina, poi c’era un gruppo che faceva riferimento a Giacomo Stradaioli che era escluso dagli organismi dirigenti con il voto organizzato dai contestatori.  Il mio obiettivo era quello di far virare il Pci da posizioni troppo legati all’urbanistica e alla cementificazione della città con costruzione selvagge in ogni angolo del territorio, per orientarlo su posizioni più aderenti alle necessità della città, più umane e culturali. Insomma doveva essere un partito veramente del popolo. La mia presenza era orientata alle nuove generazioni rappresentate da Michele Del Prete segretario della sezione. Ricordo che la prima campagna elettorale con una divisione così dirompente, il PCI era dato perdente e ridimensionato. Abbiamo fatto di tutto, abbiamo parlato con le persone e ogni giorno distribuivamo oltre mille copie dell’Unità. Il risultato fu inatteso: abbiamo confermato tutti e 10 i consiglieri su 30. Con Mario Berghi, sindaco uscente, formavano la testa di lista ed abbiamo ottenuto un risultato di circa duemila voti a testa. Questo significava che la maggioranza uscente veniva riconfermata. Purtroppo Berghi rifiutò per motivi di salute e alla fine si aprirono lunghe e laceranti discussioni tra partiti”. Correva il 1980 e su richiamo della prefettura a settembre, dopo molti mesi dal voto, viene convocato il consiglio comunale. “Il consiglio comunale si riunì-prosegue Raco- e per evitare la costituzione di una maggioranza di centro destra, come capo gruppo, ho dato indicazione di votare Modestino De Marinis. Il risultato è stato di 15 voti a De Marinis e 15 voti a Vescovi.  “ Ho chiesto a De Marinis, eletto sindaco per anzianità, di accettare con riserva al fine di consultare le varie forze politiche, ma con molta determinazione De Marinis  si alzò in piedi e con quella moralità e onestà intellettuale che lo ha sempre contraddistinto, disse che non avrebbe mai accettato il voto del rappresentante dell’MSI. Dopo una settimana il Consiglio comunale è stato riconvocato ed i notabili della DC, che avevano nel frattempo convinto l’altro consigliere eletto nelle file del MSI Sandro Grasselli, hanno eletto sindaco Vescovi e composto la nuova giunta”.

La nuova chance per De Marinis venne offerta con le dimissioni di Vescovi nel dicembre 1982. Raco presidente della Confesercenti di Roma e del Lazio era impegnato nella costruzione del sindacato dei commercianti aderenti alla Confesercenti che aveva un programma innovato. E proprio in quel periodo ha incontrato il sindaco di Roma Ugo Vetere per proporre la pedonalizzazione del centro storico per salvarlo dal degrado dovuto al transito continuo di auto e mezzi di ogni genere. “Con l’esecutivo De Marinis ebbi il ruolo di vice sindaco con deleghe ai lavori pubblici e all’urbanistica. Mi sono messo subito in moto per arginare il fenomeno dell’abusivismo e regolare l’esistente con un piano particolareggiato di appena 12 nuclei. Nel contempo nelle opere pubbliche ho portato alla stipula del contratto per la metanizzazione dell’area centrale di Aprilia con i fondi stanziati dal governo. Quell’esperienza politica finì quando il partito socialista decise di fare una nuova maggioranza rompendo con motivazioni pretestuose, che nascondevano interessi puramente speculativi sull’urbanistica ed anche sulla nomina del direttore dei lavori per la metanizzazione della città”.

DA MEDDI A RACO – Tutti ricordano come andò nel 1990. La Dc con Giuseppe Siragusa aveva 17 consiglieri su 40. Alla fine si lasciò soffiare il governo della città. “Il mercoledì dopo lo spoglio dei voti ho cercato di intessere rapporti con i vari partiti ormai fuori dagli interessi della democrazia cristiana. –ha raccontato Raco- E così ho avuto l’assenso dei repubblicani con Cerù, dei liberali con Emiliani e dei verdi con Iencinella. I sei consiglieri di questi partiti uniti ai sei del Partito Comunista Italiano portavano a dodici, che sommati ai nove socialisti diventavano ventuno. Forte di questo risultato ho chiamato subito De Marinis che era, in quel periodo segretario del PSI, e gli proposi la possibilità di costituire una nuova maggioranza di governo per arginare la tracotanza della Democrazia Cristiana. De Marinis inizialmente è stato titubante e poi mi lasciò dicendo che avrebbe fatto una consultazione con il suo partito e mi avrebbe richiamato. La sera di lunedì, della settimana successiva al voto amministrativo, Modestino De Marinis mi chiama al telefono e mi invita per il giorno successivo alle ore 8 a Cisterna presso la sede della ASL. Mi informa che ha avuto l’assenso del suo partito per la costituzione di una maggioranza che veda la D.C. e l’M.S.I. all’opposizione. Però c’era una condizione fondamentale il sindaco doveva essere Meddi. La mia risposta è stata molto precisa, le condizioni in cui è stato ridotto il P.C.I. dalle maggioranze che hanno governato Aprilia in questi anni non mi lasciano che una scelta: ob torto collo accetto l’indicazione di Meddi alla carica di sindaco. Così nacque nella travagliata seduta del 22 giugno 1990  la giunta con sindaco Luigi Meddi”.

“La mia carica –continua Raco- è stata di vice sindaco con le deleghe all’urbanistica e alle grandi opere pubbliche. Mi misi al lavoro ed orientai tutte le forze del settore urbanistico per bloccare le lobbies dei tecnici e del cemento che era la linfa dell’aggressione al territorio e del relativo abusivismo edilizio. Sul versante della qualità della vita diedi impulso alla realizzazione delle zone verdi. La prima area espropriata e presa in possesso dall’amministrazione è stata la “Manaresi” l’8 marzo 1991. Il 26 maggio con la squadra di tecnici incaricati dall’amministrazione entrammo nell’area verde di Aprilia nord, dove scorrazzavano animali da stalla e cavalli. Davanti all’ingresso dell’ex vivaio di Benito Tesei ho dovuto subire una aggressione che ha avuto una risonanza sugli organi di informazione. Poi ci siamo trasferiti nell’area a fianco alla scuola Grazia Deledda per prendere in possesso anche questa per poterla trasformare in zona verde.

Altro lavoro senza soste è stato quello della realizzazione di opere pubbliche che modificassero il comportamento delle passate amministrazioni che preferivano prendere in affitto locali degradati per utilizzarli come scuole. In quel periodo sono state programmate, finanziate tramite mutui, e poi realizzate moltissime scuole di Aprilia. Queste realizzazioni ci hanno permesso da una parte di togliere gli affitti e dall’altra di dare vere scuole agli insegnanti e agli studenti della nostra città.

Come assessore all’urbanistica e alle grandi opere, mi occupai dei parchi pubblici. Fu una grande stagione che consentì la realizzazione di aree verdi attrezzate che attualmente arredano il centro urbano, sottraendoli alla famelica speculazione edilizia. Portai avanti questa battaglia praticamente da solo e c’erano molti gufi appollaiati che aspettavano un passo falso”.

I tempi però erano cambiati. C’era stata tangentopoli e tante situazioni politiche nazionali che avevano azzerato i partiti della prima repubblica. Così nel 1994 si crearono le condizioni politiche per mettere fine ad un’esperienza che aveva fatto bene ma che nel tempo, con le troppe anime, avevano paralizzato la macchina amministrativa. Il gruppo della Dc si era diviso. 12 consiglieri erano disponibili ad avviare una nuova maggioranza. “La proposta è stata sottoposta a Meddi che doveva rimanere nella carica di sindaco, ma doveva sacrificare qualche assessore per far posto al gruppo DC. –dice Raco- La risposta è stata di diniego assoluto perché preferiva essere circondato dai suoi fedelissimi alleati”. Nacque la nuova giunta Raco che aprì le porte all’alleanza tra PDS e P.P.I.

Il Pci era diventato ormai la quercia del Pds. Con la successiva giunta presieduta dal sindaco Cosmi, Rosario Raco è prima presidente del Consiglio e poi nel secondo mandato vicesindaco e assessore alle finanze e alle grandi opere.

L’ESPERIENZA DI SINDACO – “Nel periodo in cui ho svolto il mandato di sindaco ho concentrato l’attenzione sul sistema scolastico ed ho accelerato la consegna delle scuole in ristrutturazione oppure in costruzione. A settembre del 1994 sono state regolarmente aperte la scuola Selciatella, la scuola Marconi, la scuola Media Matteotti, con il collaudo fatto qualche mese dopo l’apertura. Ma ho voluto con forza lasciare i locali fatiscenti della palazzina di via Buonarroti e trasferire gli alunni in una vera scuola. Inoltre con delibera di giunta ho costituito un comitato di esperti, che hanno operato gratuitamente, al fine di consentire all’amministrazione comunale di accedere ai fondi europei previsti dall’obiettivo 2B per le zone a declino industriale.

Questo lavoro ci ha consentito di ottenere oltre 80 miliardi di lire per opere di urbanizzazione nelle zone industriali. Per la prima volta fabbriche e capannoni vari costruiti dagli anni sessanta in poi hanno ottenuto fogne, acqua, luce marciapiedi, strade asfaltate. Con gli stessi fondi abbiamo realizzato la torre di carico dell’acqua di via Pietri a Campodicarne che può dare acqua ad una parte consistente del nostro territorio.

Altro problema affrontato e portato a soluzione in quel periodo è stato quello di tutti gli espropri effettuati dalle amministrazioni dagli anni settanta e mai saldati. Studiando le norme e rimanendo sempre con le antenne orientate all’approfondimento delle leggi dello stato abbiamo potuto utilizzare una finestra che consentiva di ottenere dalla Cassa Depositi e Prestiti l’80% del costo degli espropri. Pertanto oltre a quelli storici abbiamo messo nell’elenco anche le zone verdi del comune di Aprilia. E così la nostra città con poche risorse del proprio bilanci ha sanato molte questioni che si erano trascinate nel tempo. La politica finanziaria e quella della realizzazione delle opere pubbliche ha portato il patrimonio del comune di Aprilia da 105 miliardi di lire del 1993 a 157 miliardi del 2000. Ma la cosa che mi ha colpito di più, nel periodo in cui ho avuto incarichi nell’amministrazione comunale, è quella delle persone emarginate che sono state sempre allontanate e mai seguite con atteggiamento umano in grado di affrontare e risolvere i loro problemi.

Alcuni episodi li ho dovuti affrontare direttamente in condizione di emergenza. Nei primi giorni di settembre del 1994 verso le due il vigilante viene nella mia stanza e mi avverte che una ragazza si trovava sul cornicione e si voleva buttare giù. Evito di affrontare con lui una discussione sul suo ruolo e vado immediatamente sulla terrazza, mi avvicino al parapetto ed inizio a dialogare per convincerla di recedere dal suo proposito. Poi salta il parapetto e vado anch’io sul cornicione e continuo il dialogo sino a quando non sono riuscito a placarla ed afferrarla per un braccio portandola sulla terrazza. Dopo avergli dato un piccolo sostegno per il giorno ho invitato la giovane per qualsiasi cosa di rivolgersi agli uffici oppure direttamente a me. Gli ho detto di rivolgersi sempre a me per qualsiasi difficoltà economica. Ed episodi di interventi in stato di emergenza ce ne sono stati diversi e sempre affrontati con umanità e disponibilità”.