SUI 706 ETTARI DELLE SALZARE SI ATTUA LA REGOLA DI “FIGLI E FIGLIASTRI”? APPELLO AL DOTT. AMATO DA PARTE DEI NOMADI ITALIANI

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Dott. Amato e il presidente del consiglio comunale di Ardea Francesco Giordani

L’articolo in calce è a firma del direttore responsabile de “Il Nuovo 7 Colli”, Dott.ssa Maria Corrao, che ci concede la pubblicazione del suo pezzo per meglio far capire quanto accade in quei 706 ettari “terra di nessuno”, terreno attualmente trasferito dall’Erario dello Stato al comune di Ardea dopo una lunga diatriba tra i proprietari quali i nobili Sforza Cesarini e l’erario dello Stato, diatriba ancora in via di definizione presso il tribunale. Negli ultimi giorni su quelle terre gli animi si sono ulteriormente riscaldati dopo l’emanazione della determina dirigenziale del settore urbanistica che permette di far eseguire lavori edili con l’autorizzazione a realizzare un sistema di smaltimento acque reflue a servizio di manufatti commerciali ed industriali abusivi, ma non a civili abitazioni di tanti nomadi di etnie diverse, oltre che a cittadini rutuli o di altre nazioni. Lavori edili eseguibili dunque pur non essendo stata evasa l’eventuale richiesta di condono. Fatto, questo, che per Legge non consentirebbe di rilasciare nessun permesso a realizzare opere edili a servizio di un manufatto abusivo, sia esso civile abitazione o commerciale o industriale, e soprattutto senza il possesso un atto di proprietà avallato da un notaio. L’argomento è stato affrontato anche durante il convegno tenutosi a Marino circa un mese fa, presieduto da S.E. il Capo della Procura della Repubblica presso il tribunale di Velletri Dott. Amato nel suo chiarissimo discorso alla lotta all’absuivismo edilizio.  I nomadi italiani di origine siciliana conosciuti come “caminanti di Noto” ed i rom di varie nazionalità, molti dei quali nati in Italia, si sentono discriminati in quanto loro hanno subìto abbattimenti di quanto realizzato su quelle “terre dello Stato”, a differenza di altri cittadini nelle stesse condizioni. Demolizioni fatte alla presenza di diverse televisioni private e pubbliche, in primis “Fuori dal coro”. Due pesi e due misure? Sembra proprio di si.  Una questione sulla quale gli stessi nomadi chiedono spiegazioni direttamente a S.E. al Procuratore Capo della Repubblica di Velletri, da sempre in prima linea contro l’abusivismo edilizio, in particolare contro gli abusi su terreni demaniali, perpetrati anche da figli di attuali consiglieri comunali o a loro facenti capo.

 Luigi Centore

Ardea, legalità ‘a giorni alterni’ alle Salzare: a chi le ruspe, a chi le autorizzazioni

Scritto daMaria Corrao

– Abusivi o no?– Il pasticcio di un Comune che non sa cosa fa– Attività commerciali “in regola” anche se abusive– Figli e figliastri: due metri di misura

Le Salzare, ad Ardea, tornano al centro dell’attenzione mediatica. L’area di 706 ettari sottoposta ai gravami dell’uso civico, trattandosi di zona demaniale, ancora una volta sembrerebbe avere residenti di serie A e di serie B. Dopo gli abbattimenti di 10 manufatti avvenuti lo scorso 29 maggio, alla presenza dell’esercito, del Prefetto di Roma Lamberto Giannini e del Procuratore Capo Giuseppe Amato, ecco che ora si trova invece il modo di “regolarizzare” dei servizi ad alcune attività commerciali, che potranno mettere un impianto di depurazione di acque reflue a servizio del “loro” edificio evitando l’inquinamento.

Abusivi o no?

Ma cerchiamo di capire cosa sta succedendo. A maggio, appunto, sono state abbattute, tra squilli di trombe, annunci e proclami, 10 abitazioni. All’interno ci vivevano famiglie di camminanti siciliani. Persone magari “fastidiose”, malviste dai residenti e non solo. Ma che avevano “acquistato” quelle case attraverso scritture private che non hanno valore legale da “rispettabilissimi” cittadini del posto. “Ardiesi doc”, gente che stava alla Rocca e dintorni da generazioni e generazioni. E che qui “tiene famiglia”. Diciamolo pure: alcuni di quelli che hanno venduto erano politici dell’epoca. Ovviamente il tutto è avvenuto senza poter mettere nulla in nessun registro ufficiale. Le case sono, o meglio quelle erano, abusive. Perché sui 706 ettari si poteva solo coltivare e al massimo costruire capanni per mettere gli attrezzi.

Invece gli assegnatari dei terreni hanno edificato ville, negozi, attività commerciali, di tutto di più. Qualcuno, vedendo che non si sarebbe mai potuto regolarizzare, è riuscito a rifilare la “sòla”, vendendo. Altri hanno provato in tutti i modi a chiedere il condono, pagando le pratiche che giacciono in qualche meandro. Ma non se ne esce: quel terreno è demaniale. E la soluzione, almeno al momento, non c’è, malgrado i proclami e i tentativi fatti nel tempo dai vari sindaci. Quindi, come affermato anche dalle autorità intervenute quel 29 maggio, qui è tutto abusivo. E quelli sarebbero dovuti essere solo i primi abbattimenti. A cui, però, è seguito il nulla.

Il pasticcio di un Comune che non sa cosa fa

Le cose sono complicate dal fatto che ad Ardea non ci sono regole. E non c’è memoria né ordine. Parafrasando i modi di dire dei nonni, si potrebbe affermare che “la mano destra non sa cosa fa la mano sinistra”. Ed ecco che si scopre che, oltre alle decine e decine di richieste di sanatorie fatte inoltrare (con tanto di pagamenti per le pratiche), salta fuori che via dei Monti di Santa Lucia, nel bel mezzo dei 706 ettari dell’uso civico, nel 2004, grazie alla Delibera n° 63 del Commissario Straordinario, diventa strada comunale. Le sue previsioni sono rosee, ma restano sogni. Forse voleva agevolare il trasporto dei bus scolastici, non si sa. Come non si sa se tale delibera sia regolare o no: possibile che una deliberazione possa far diventare comunale una strada demaniale?

           Attività commerciali “in regola” anche se abusive

E torniamo alla novità. Qualche giorno fa sono arrivate delle autorizzazioni, che hanno visto interessare delle attività commerciali situate proprio nell’area demaniale, “allo scarico dei reflui in sub-irrigazione fabbricato“. Queste autorizzazioni sono state concesse dall’amministrazione guidata dal sindaco Cremonini a chi ha fatto richiesta, attraverso un tecnico abilitato, a patto di avere già presentato almeno una richiesta di condono edilizio, riferita alle leggi 47/85 e 724/ 94.

Una situazione paradossale, che porta a pensare a “figli e figliastri”. Se da un lato si abbattono le case, infatti, mandando via i “disperati” e negando ogni tipo di regolarizzazione, dall’altro si incentivano altri tipi di abusivi – magari legati a politici? – a restare, regolarizzando laddove gli abusi ci sono comunque. Due pesi e due misure? Misteri della fede… politica? Ai posteri l’ardua (o l’Ardea) sentenza.

            Figli e figliastri: due metri di misura

Nessuno chiede ovviamente che vengano chiuse attività e mandati a casa lavoratori. Ma perché usare due metri di misura diversi? Sul quell’enorme rettangolo di terra da decenni vige la più completa anarchia. Ognuno ha fatto quello che voleva, sicuro che tanto sarebbe rimasto impunito. Poi, all’improvviso, qualche abbattimento, che ha fatto sperare in un guizzo di legalità. Parola che forse ha fatto paura, perché si è stemperata nel silenzio nel corso dei mesi. E ora ecco che, in pratica, viene autorizzato l’abuso. Un po’ come il Commissario Straordinario che ha fatto diventare comunale via dei Monti di Santa Lucia con una deliberazione. O chi trasforma il marciapiede davanti casa in cortile privato, tanto anche se ci passano gli agenti della polizia locale o i carabinieri non dicono nulla, perché ad Ardea l’anormale diventa normale.

Ma ora chi è costretto a vivere nelle roulotte, senza veri servizi igienici, al freddo d’inverno e al caldo d’estate, un po’ “rosica”, nel leggere l’autorizzazione allo scarico. E pensa a due metri di misura. Stessa cosa la pensano quelli – pochi, perché anche qui c’era chi aveva acquistato con atto privato – che avevano comprato regolarmente la casa dal notaio anni fa: gli appartamenti del famigerato complesso poi denominato tristemente “Serpentone”. Credevano di aver preso una casa al mare, in un bel residence, senza sapere che c’era il vincolo. E si sono ritrovati con un cumulo di macerie, devastate già prima degli abbattimenti a causa delle occupazioni abusive. Ma questa è un’altra (brutta) storia.